Le strade di Gela continuano ad essere invase dalla munnizza. Nelle periferie così nel centro storico. Il primo banco di prova per la nuova amministrazione è argomento su cui il Movimento cinque stelle ha sempre battagliato. E sui rifiuti si giocano gli oneri e le responsabilità che il voto gli ha consegnato. Ma la giunta capitanata da Domenico Messinese, oltre agli scontri interni, si ritrova senza il supporto del consiglio comunale. Altra falsa partenza, infatti, per il consiglio comunale, ancora bloccato ieri sera dall’ostruzionismo del centrosinistra.
Senza l’organo di indirizzo e di controllo, che è riuscito esclusivamente a decidere per un nuovo rinvio fissato all’11 di agosto, è alla squadra di Messinese e agli assessori che spettano le patate bollenti. Prima tra tutti quella dei rifiuti. «Gli ultimi provvedimenti tentano di dare una risposta immediata ad una situazione di emergenza», ha spiegato il primo cittadino in conferenza stampa. La città è sporca e la differenziata non funziona. Come già altre volte in passato, Messinese se la prende con la precedente amministrazione e con la Tekra, la società campana che gestisce il servizio di raccolta. Tanto che al recente tavolo di confronto che ha visto partecipare l’amministrazione, i vertici della ditta, dell’Asp, dell’Ato ambiente Cl2 e i sindacati, pare che siano volate parole grosse.
«La percentuale di raccolta differenziata è attorno al 34-35 per cento, non certo i dati trionfalistici che Fasulo vantava», afferma il sindaco. Con la Tekra la questione è chiara: «non è che devono fare il lavoro ordinario e poi chiederlo come straordinario. Da quando siamo in carica – continua Messinese – la Tekra non chiede servizi aggiuntivi. Intanto però servono misure importanti per risolvere quello che è prima di tutto un rischio per la salute, oltre che un pessimo biglietto di visita per eventuali turisti». Dopo il ritiro della delega all’assessore all’Ambiente cioè il ribelle Fabrizio Nardo, è stato lo stesso Messinese ad assumere la competenza. E il sindaco prova a tracciare nuove strategie. All’insegna del controllo e della repressione. «Verranno ripristinati mille cassonetti, soprattutto nei rioni periferici – annuncia – Poi ci saranno controlli a tappeto da parte della polizia municipale e delle guardie ecologiche, cioè ex agenti delle forze dell’ordine, volontari e gratuiti, che però potranno elargire multe, le massime possibili. Verrà anche nominato un nuovo Dec (direttore esecuzione dei contratti ndr) che vigilerà sull’operato della Tekra».
Il sindaco pentastellato non parla di campagne educative per il cittadino. Vero è che c’è da superare l’emergenza, ma i piani annunciati in conferenza stampa si spingono fino ad un nuovo bando (quello con la Tekra scade a gennaio). Nessun accenno poi neanche all’operato di Nardo in materia. E dire che l’assessore messo in panchina su Facebook si è più volte espresso sul tema. Nardo dice di aver passato le prime due settimane dell’insediamento a studiare una montagna di carte. E aveva individuato, a suo dire, come uscire dalla fase emergenziale: problemi causati da un passaggio troppo netto ed improvviso «dai cassonetti al porta a porta», senza «fase di transizione». Era «previsto anche un cronoprogramma delle soluzioni». Intanto dei mille cassonetti annunciati al momento neanche l’ombra. Quelli in ferro sarebbero stati rubati dall’autoparco comunale dove erano depositati. Gli altri, in plastica, risulterebbero incendiati. Non sorprende, in questo clima, la richiesta di una commissione d’inchiesta sull’emergenza rifiuti da parte del consigliere Emanuele Amato, del Movimento cinque stelle. Peccato che il consiglio comunale, al momento, abbia altro a cui pensare.
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