Inaugurata ieri mattina al museo archeologico regionale di Gela la mostra Il recupero della nave greca. «Sono più i giornalisti che i curiosi» mormora qualcuno. Probabilmente attirato più dalle istituzioni e dalle autorità presenti – dal soprintendente per i beni culturali di Caltanissetta Lorenzo Guzzardi al vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino – che dal contenuto in sé della mostra. Perchè della grande nave greca, un importantissimo reperto archeologico risalente al VI secolo a.C., sono visibili solo alcuni pezzi lignei non ancora assemblati ma comunque restaurati. Il resto, la maggior parte, rimane chiuso negli scatoloni dal 2014. Sarà possibile visionare anche alcuni oggetti appartenuti alla nave. Una storia emblematica di quel che potrebbe essere e invece rimane la Sicilia.
La grande nave, lunga 21 metri e alta 6, viene rinvenuta al largo di contrada Bulala nel lontano 1998. Nel 2003 iniziano le operazioni di recupero e nel 2008 il relitto viene portato in superficie. Dopo il recupero la nave viene spedita in Gran Bretagna per permetterne il restauro, per poi tornare in città nell’estate di due anni fa. Ma da quel momento rimane parcheggiata, in attesa che si realizzi il museo del mare che dovrebbe accoglierla. Il mese scorso alla troupe di La7 l’assessore Francesco Salinitro ha denunciato come da 15 anni si attende che si sblocchino i finanziamenti già previsti, per costruire una struttura adeguata che possa contenere il grande reperto.
Per adesso dunque bisognerà accontentarsi della mostra parziale della nave, che sarà possibile vedere fino al 20 marzo. Poi gli scatoloni avranno di nuovo la meglio. Il soprintendente Guzzardi, che ha fatto da guida all’interno del museo, ha spiegato che «la gara di appalto è durata un anno, ora abbiamo affidato i lavori e prevediamo che entro la fine del 2016 possano iniziare». Tempi previsti per la realizzazione: due anni. Il bando sarà affidato da Ennio Turco, direttore del museo di Gela e responsabile unico del procedimento. La struttura però verrà realizzata in due stralci. «Il primo lotto sarà funzionale alla costruzione della grande sala che accoglierà la nave – spiega Turco -. Attraverso i Por 2014-2020 invece abbiamo presentato il secondo lotto, quello che sarà l’anima del museo e che prevede anche un laboratorio in proprio di restaurazione. L’idea è di fare del bosco Littorio che conterrà il museo del mare un’unica area museale, compreso l’edificio della forestale che dovrebbe diventare a sua volta museo dello sbarco».
Predica fiducia il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa: «Meglio tardi che mai – osserva -. Speriamo in un futuro più accelerato rispetto al passato, anche perchè il riassemblaggio della nave sarà una fase importante. La lentezza della burocrazia siciliana deve essere superata dalla passione e dall’ottimismo». Nonché dal supporto esterno. Ad esempio la sala che accoglie le varie parti della nave greca è stata resa possibile dai soldi dell’Eni, un finanziamento previsto nel protocollo d’intesa del 6 novembre 2014. «Noi da soli non ce la possiamo fare – ammette Tusa – ci vuole il concorso dei privati. Così come non devono emigrare i nostri giovani non devono più emigrare i nostri beni culturali. Non perchè siamo contrari alle collaborazioni internazionali ma perchè non dobbiamo essere da meno».
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