Gela, al tavolo sulla riconversione manca la Regione Mistero sulla delibera sullo stato di crisi complessa

«Ad oggi la situazione dei lavoratori dell’indotto è questa: 600 sono le persone che attualmente lavorano all’interno della raffineria, 300 sono le persone coperte da ammortizzatori sociali e 150 sono le unità scoperte». Aveva provato a far chiarezza Ignazio Giudice, segretario generale della Cgil di Caltanissetta, all’indomani della visita del presidente della Regione Rosario Crocetta – era il 18 gennaio – nel corso della quale erano stati rassicurati i lavoratori sulla definizione dello stato di crisi complessa per l’area gelese. Una bella boccata d’ossigeno, avevano sospirato in molti. Facendo riferimento a ciò che è avvenuto, dopo anni di attesa, per il territorio di Termini Imerese. Invece al tavolo convocato ieri dal sindaco di Gela Angelo Fasulo, che aveva come scopo la verifica dello stato d’attuazione del protocollo di riconversione definito il 6 novembre, mancava proprio la Regione siciliana. Un’assenza inaspettata ed ingiustificata che non è passata inosservata. Soprattutto perché serve sbloccare al più presto, oltre alla dichiarazione di crisi complessa, anche la parte di ammortizzatori sociali che servirebbe a dar fiato ad un indotto che continua a rimanere in larga parte bloccato.

L’Eni ha reso note le attività che al momento vedono impegnate le aziende locali: il rifacimento dei centri oli di Enimed e la dismissione dell’area Sisaf. Ma non basta. «Pensiamo che la delibera della Regione ci sia – è il commento di Giudice – ma finora non l’abbiamo vista». Anche sul sito regionale non si trova nulla in tal senso. Tanto che nel comunicato congiunto di Cgil, ­Cisl­Uil si legge che «è importante che tutte le parti firmatarie abbiano accettato la proposta del sindacato confederale di inviare una lettera condivisa e congiunta alla presidenza della Regione per avere copia della delibera.»

Nel decreto legge numero 83 del 22 giugno 2012, intitolato non a caso «Misure urgenti per la crescita del Paese», si apprende che le «crisi industriali complesse sono quelle che riguardano specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale derivante da: una crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull’indotto; una grave crisi di uno specifico settore industriale con elevata specializzazione nel territorio». In una parola: Gela. Serve prima l’atto regionale e poi una legge del governo Renzi, così come stabilito dall’accordo firmato al ministero dello Sviluppo economico.

Anche i vertici Eni, seppur l’azienda stia rispettando il cronoprogramma fissato il 6 novembre, temono adesso rallentamenti nel rilascio delle autorizzazioni necessarie alle trivellazioni in mare.

Andrea Turco

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