Prima di stabilire se la realizzazione del gasdotto che da Gela dovrebbe arrivare a Malta sia sostenibile a livello ambientale, bisognerà fare esami non solo sullo stato geologico dei fondali ma anche dal punto di vista ecologico. Questo in sintesi il messaggio che, nei giorni scorsi, è partito dagli uffici regionali in direzione dell’isola dei cavalieri. Per meglio dire, si è trattato di una risposta: poco prima, infatti, dal governo guidato da Joseph Muscat era arrivata una nuova sollecitazione a trattare con urgenza i documenti prodotti per descrivere gli interventi che verranno fatti, a terra e a mare, con l’obiettivo di raccogliere i dati necessari a sviluppare il progetto. In ballo c’è la valutazione d’incidenza ambientale sui campionamenti che saranno effettuati da una nave che, in base a quanto dichiarato dall’agenzia maltese Energia e Acque, percorrerà la rotta offshore per poi inviare il materiale raccolto ai laboratori.
Fino a oggi il progetto, riconosciuto di interesse comunitario dall’Ue e che dovrebbe vedere la luce entro il 2026, ha registrato un percorso non poco accidentato. Se a fine 2018 il governo maltese, che punta a uscire dall’isolamento energetico, ha chiuso tre gare d’appalto per l’affidamento degli studi preliminari, qualche intoppo si è registrato nelle interlocuzioni con il ministero dell’Ambiente italiano e la Regione in merito ai nulla osta da ottenere prima di entrare in azione. Già l’anno scorso, il ministero aveva ribadito che senza le valutazioni ambientali sarebbe stato impossibile erogare i fondi messi a disposizione dall’Ue. Gli accordi prevedono che la Comunità europea partecipi al finanziamento dell’opera. Il costo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno ai quattrocento milioni di euro, dei quali quattro previsti per gli studi preliminari. Per potere usare i soldi è, però, necessario ottenere un parere positivo dalle autorità italiane.
A richiedere una particolare cura nella considerazione dell’impatto ambientale non è solo l’elevatissimo livello di industrializzazione già presente a Gela, ma anche il fatto che l’area, facendo parte della Rete Natura 2000, è vincolata alle normative europee in materia di biodiversità. A disciplinare i siti è la direttiva Habitat, che prevede la conservazione dell’integrità dei luoghi. Un obiettivo da raggiungere anche attraverso misure compensative di natura strettamente ambientale, e non, come molte volte accaduto in Italia in passato, di carattere sociale ed economico.
Ritornando a quanto accaduto nei giorni scorsi, la volontà della Regione sarebbe quella di venire incontro alle esigenze di celerità del governo maltese. Da Palermo sarebbe stato chiesto a La Valletta di presentare, entro un mese, un programma complessivo degli studi che verranno effettuati sui fondali, includendo le ricerche in campo ecologico così da conoscere le condizioni degli ecosistemi nelle aree antistanti Gela. L’intento sarebbe vincolare il governo maltese a un impegno preciso in cambio della disponibilità ad avviare gli studi, riguardanti perlopiù le indagini geologiche, in merito ai quali è stata già presentata la documentazione. Una proposta che pare sia stata accettata dal governo Muscat che si è detto pronto, come chiesto dalla Regione, a estendere la raccolta dati anche all’esterno dell’area di vincolo marina. Attività per la quale Malta potrebbe indire un’ulteriore gara d’appalto.
Le indiscrezioni arrivano a poche settimane dall’accordo tra l’Autorità di regolazione per Energia reti e ambiente italiana (Arera) e l’omologa maltese Rews. Le due agenzie hanno stabilito che a farsi carico dei costi d’investimento per il gasdotto sarà La Valletta, in virtù del fatto che il 90 per cento dei benefici saranno appannaggio del piccola nazione insulare. A occuparsi del progetto sarà la società Melita Transgas Ltd che ha come principale azionista la Petromal Ltd, società governativa che si occupa di importazione di carburanti e che gestisce la rete di distributori Enemed.
La scelta di Gela come punto di collegamento in Sicilia è stata fatta da Malta tra 13 possibili tracciati. In principio le opzioni andavano da Pozzallo, nel Ragusano, a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. La decisione è stata motivata anche dalla possibilità di collegare la nuova infrastruttura all’esistente gasdotto Greenstream che parte dalla Libia.
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