Che frutti ha dato Garanzia Giovani in Sicilia? Farsi domande sulle iniziative della politica a favore dell’occupazione, in una terra in cui quattro under 35 su dieci non hanno un impiego, potrebbe risultare stucchevole. Tuttavia, i recenti dati pubblicati dall’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), sugli incentivi promossi dal governo nazionale per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, consentono valutazioni diverse.
Non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma di contestualizzare le cifre in relazione a quanto fatto dalle altre regioni italiane. In tal senso, per esempio, si scopre che prendendo in considerazione i superbonus – lo speciale incentivo (da 3mila a 12mila euro, ndr) per le aziende che entro il 2016 trasformeranno i tirocini avviati entro lo scorso gennaio in contratti a tempo indeterminato – la Sicilia è la regione con più assunzioni: 1980 su un totale a livello nazionale di 7946. Cioè quasi il 25 per cento. Un risultato che, secondo l’esperto in politiche attive del lavoro e programmazione comunitaria Vito Rizzo, non deve essere trascurato. «È un dato importante che testimonia come qualcosa di concreto sia stato ottenuto – commenta -. Avere quasi duemila contratti a tempo indeterminato in più, in una regione dove trovare lavoro non è la cosa più semplice, è importante».
Chi, invece, dà una lettura diversa dei dati Isfol è Andrea Gattuso, della Cgil. «Non bisogna lasciarsi trasportare dall’entusiasmo, ma guardare ai numeri nel loro complesso – dichiara il sindacalista -. Parliamo di un programma che in Sicilia ha goduto di oltre duecento milioni di euro e che ha portato in due anni a creare neanche ottomila posti di lavoro. Siamo sicuri che il giudizio da dare sia positivo?»
Il riferimento di Gattuso va all’insieme dei bonus occupazionali dati alle imprese siciliane dall’avvio di Garanzia Giovani. Ai superbonus, infatti, vanno aggiunti i 5.964 incentivi stabiliti all’origine del programma – da 1.500 a seimila euro – per le assunzioni anche a tempo determinato. Ma il dato su cui forse conviene ragionare è quello riguardante il numero effettivo di stage attivati (poco meno di 47mila, ndr) nell’Isola e quanti tra essi, scaduti i canonici sei mesi, sono stati seguiti dalla firma di un contratto: così facendo la percentuale di assunzione rispetto ai tirocinanti è di circa il 16,9 per cento. Dato che scende al 6,4 per cento se si tiene conto del numero degli under 35 presi in carico dal programma (124.134 patti di servizio firmati, ndr), ovvero coloro che hanno effettuato i colloqui presso gli uffici per l’impiego dando la propria effettiva disponibilità a iniziare il percorso di apprendistato, ma che non sono riusciti a trovare un’azienda che li ospitasse.
«Sono numeri che, nonostante il periodo di crisi, il mercato riuscirebbe a produrre naturalmente senza interventi statali – continua Gattuso -. Per questo mi concentrerei più sulle condizioni con cui questi tirocini sono stati svolti». Condizioni non ritenute adeguate dal sindacalista. «Non si contano i casi di stage dietro i quali si nascondevano reali prestazioni lavorative, con turni nei giorni festivi o addirittura di notte». A ciò vanno poi aggiunti i ritardi nei pagamenti denunciati da tantissimi giovani, costretti a lavorare gratis per molti mesi. «La realtà purtroppo dice che Garanzia Giovani per molti si è trasformato in uno strumento di assistenzialismo per pochi mesi, sempre che si sia – conclude Gattuso – tra coloro che hanno avuto la fortuna di ricevere le indennità previste dal bando».
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