Garanzia giovani, la delusione di un catanese «Tanti colloqui, ma proposte di lavoro assurde»

Per molti giovani siciliani la speranza di trovare un lavoro è stata alimentata nei mesi scorsi da alcune iniziative istituzionali. Prima è stata avviato un progetto regionale, chiamato Piano giovani Sicilia. A partire dal maggio 2014 (e fino a dicembre 2015), l’offerta destinata agli under 30 in cerca di impiego è stata ampliata su scala nazionale col programma Garanzia giovani. Si tratta di un piano finanziato dall’Unione europea – rivolto agli Stati membri con un tasso di disoccupazione del 25 per cento – che punta a inserire i giovani nel mondo del lavoro o in un percorso di formazione che li aiuti a trovare successivamente un impiego. Agatino, giovane laureato catanese, 27 anni, ha contattato MeridioNews per raccontare la sua infruttuosa esperienza. «Quando a maggio ho inoltrato l’adesione per partecipare a Garanzia giovani ero molto ottimista – spiega -. Deluso da Piano giovani Sicilia, mi aspettavo più competenza, attenzione e possibilità di impiego, considerato che a promuovere questo progetto era l’Unione europea e non la Regione siciliana».

All’inizio, tutto per Agatino pareva andare secondo i tempi previsti «A luglio 2014 sono stato contattato dal centro per l’impiego di Catania, che ha preso in consegna la mia pratica. Ho sostenuto un colloquio conoscitivo, che loro chiamano profilazione. Ho dovuto fornire alcuni dati anagrafici e, per sommi capi, ho indicato le mie aspirazioni lavorative. Quindi sono stato congedato con l’assicurazione che presto sarei stato contattato per sostenere gli altri due colloqui previsti dal progetto». È invece passato parecchio tempo, «quasi otto mesi, tanto che avevo dimenticato persino la password per accedere al portale web del progetto». Al secondo colloquio «sono stato sottoposto a un test per valutare le mie competenze e stabilire l’ambito lavorativo che più era adatto a me». Con un particolare: «Avrei potuto compilare il test in meno di due ore e invece sono stato costretto a ritornare altre due volte. Quando ho espresso le mie perplessità, mi hanno informato che questa era la procedura prevista dalla legge», spiega il giovane.

Al termine del terzo incontro «ho compilato un foglio in cui ho indicato con maggiore precisione le mie ambizioni occupazionali e la mia disponibilità a lavorare anche fuori dalla Sicilia. Il responsabile a cui l’ho consegnato mi ha detto che, basandosi sui test e sulle informazioni che avevo fornito loro negli incontri avuti, avrei ricevuto delle offerte di lavoro mirate». E invece «sono un laureato in Scienze della comunicazione ma il primo lavoro che mi è stato offerto era riservato ai neodiplomati nel 2014. Il secondo richiedeva la padronanza della lingua russa, che non parlo né ai colloqui sostenuti ho mai detto di parlare».

L’impressione per Agatino, è che «queste offerte siano assurde, altro che personalizzate. Ma allora che senso ha fare quattro o cinque colloqui in cui indicare competenze e attitudini?». E quello di Agatino non sembra essere un caso isolato. «Alla mia ragazza non è arrivata nemmeno un’offerta. Lei ha sostenuto in tutto solo due colloqui, nonostante a me a Catania avessero detto che per legge dovevo farne tre solo per il test – continua il giovane – A una mia amica è stato proposto il servizio civile sebbene avesse passato il limite d’età previsto». Disavventure che potrebbero dissuadere un giovane a credere di trovare lavoro con questi progetti. «Continuerò a provarle tutte, quello che viene viene», conclude invece Agatino.

Marco Di Mauro

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