Una statua di gesso che si scioglie in acqua, senza danni per lambiente, agghindata di fiori. Raffigura un elefante rosa, la portano a spalla senza annacata, ma in mezzo alle danze. È la vara di Ganesh, il dio-elefante della religione induista che ieri, intorno alle 14, ha sfilato in processione davanti al liotru. «È la nostra festa di SantAgata», dicono orgogliosi: loro sono la comunità mauriziana, una cinquantina di persone in tutto, vivono quasi tutti a Catania da tanto tempo e sono partiti dal tempietto induista di via Verdi. Hanno colorato via Etnea cantando dentro i loro costumi, smaglianti sotto le ore più calde dellultimo giorno di agosto, quello in cui quest’anno cade il Ganesha Chaturthi, che celebra la nascita del figlio di Shiva e Parvati. E si sono diretti verso la spiaggia libera 1, dove hanno fatto una preghiera, prima di affidare al mare il busto biodegradabile.
La musica è fatta di canti, sonagli, battiti di mani e legnetti. Sono uomini, adolescenti, ma in prevalenza donne anziane. Ce nè una addetta allaspersione dellacqua benedetta e una che regge in mano uninsalatiera gialla. Contiene qualcosa di bianco, mescolato a foglie e petali rosa: sembrano coriandoli, ma «sono chicchi di riso e anche questo è stato benedetto», spiega sorridendo della nostra curiosità, come si trattasse della cosa più risaputa al mondo. Seeruttun, la nostra guida improvvisata, immortala tutto con la sua reflex: ha 48 anni, vive qui da 20 e invita a visitare la pagina dellassociazione culturale Shiv Shakti Catania.
Tutto è in regola per il dio Ganesh: la richiesta è stata depositata per tempo e il Comune ha autorizzato il corteo. La festa ha portato dallIndia a Catania il bramino Swami Ramchandas, lunico a comunicare in inglese. A ogni modo, Manish – ventunenne, ex alunno della scuola Carducci – ci tiene a informare che la festività più bella è quella di un altro dio. La processione nel frattempo si è lasciata l’Etna alle spalle ed è volata via da porta Uzeda, in direzione Playa. Manish deve correre a raggiungerla, ma ci invita a ottobre: un’altra divinità e un’altra festa, ma con «otto giorni di celebrazioni».
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