Gabbiani, da pescatori a predatori dei rifiuti «Tra venti anni i nostri tetti saranno invasi»

«Tra 20 anni i gabbiani avranno completamente invaso i nostri tetti». Non si tratta di una previsione apocalittica, sono le parole di Maurizio Sarà, professore di zoologia dell’università di Palermo, che in carriera si è anche occupato di studiare questi uccelli che da diversi anni stanno diventando sempre più numerosi a Palermo. Una presenza ingombrante sottolineata spesso dalle loro urla e dalla loro comparsa dove la città è più sporca. E una delle cause principali di questa rumorosa invasione è proprio l’immondizia. 

«Il gabbiano reale mediterraneo – spiega Sarà – è una specie di successo, di quelle cioè che si adattano più facilmente. Un po’ come succede con le volpi che si abituano alla presenza umana tanto da spingersi nelle vicinanze delle abitazioni a cercare cibo. Solo che le volpi sono più fotogeniche, il gabbiano è un tipo tosto». Si tratta di un processo che sta avvenendo anche in città come Roma e Venezia, dove «i gabbiani non trovano più risorse a mare e si spingono nei centri abitati dove hanno cibo in abbondanza grazie alla spazzatura. Sono ittiofagi, mangiano pesce, quindi non si creano particolari problemi a nutrirsi di carne. Mangiano anche dalle carcasse di animali che trovano per strada. A Bellolampo, infatti, ci sono migliaia di gabbiani».

E in questo il centro storico di Palermo offre terreno oltremodo fertile. «Viviamo in una città – continua lo zoologo – dove i turisti si fermano ad ammirare i monumenti del centro storico e subito dopo a fotografare i topi che scorrazzano per le strade. E questa zona offre ai gabbiani anche una miriade di posti sicuri in cui poter nidificare indisturbati. Alcune coppie hanno fatto il nido persino in dei grossi vasi sopra il teatro Bellini. E i piccoli crescono già come dei veri e propri gabbiani urbani, che hanno perso ogni contatto con il mare».

Un altro problema è legato all’aggressività dei gabbiani, particolarmente suscettibili durante la stagione dell’allevamento dei piccoli. «Se nidificano in un terrazzo è quasi come una sentenza di esproprio – dice Sarà – Non arrivano mai a usare con il becco per colpire, ma attaccano in picchiata e si aiutano fra loro. Vedere diversi gabbiani che urlano con fare minaccioso fa comunque paura. Per questo andrebbero fatte delle campagne informative per sapere come comportarsi in questi casi. Ma soprattutto servirebbe pulizia. Se il centro storico fosse pulito si risolverebbe almeno la metà del problema».

Intanto loro continuano a proliferare e a riprodursi. «I gabbiani urbani non hanno predatori – conclude il docente –  si riproducono molto più in fretta dei loro simili che vivono sul mare. Hanno più cibo. Usare un tetto per nidificare per loro sarebbe stato impossibile 50 anni fa, adesso molti gabbiani avrebbero problemi a fare il nido su una scogliera. Sono popolazioni che vanno gestite, controllate, per contenerne i fenomeni». 

Gabriele Ruggieri

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