Sicurezza. Potrebbe essere questa la parola che sintetizzerà il G7 di Taormina, in corso di svolgimento nella città ionica. Il termine viene citato nel documento che approvato in merito alla tematica terrorismo, ma dovrebbe riguardare anche in quello che concerne la gestione dei flussi migratori. Ovvero due dei nodi principali su cui si concentrava l’attenzione alla vigilia del summit e che riguardano più da vicino la Sicilia.
Sul fronte della lotta al terrorismo, i colloqui hanno portato a un documento che in 15 punti riassume l’impegno di Italia, Francia, Stati Uniti, Canada, Giappone, Gran Bretagna e Germania per arginare le violenze che, ormai da tempo, sono entrate nelle cronache dell’Occidente. Con l’ultimo attentato di Manchester, in cui sono morte decine di giovani. Ed è proprio a questa tragedia che si fa riferimento nel quarto punto della dichiarazione, in cui si sottolinea l’esigenza di «raddoppiare gli sforzi».
Tra i propositi concreti c’è quello di aumentare i controlli su internet, che «si è anche rivelato uno strumento potente a fini terroristici». L’obiettivo in tal senso è quello di stimolare i provider e le aziende che gestiscono i social network ad arginare la diffusione di contenuti che inneggiano al terrorismo. Nel documento si parla poi di foreign fighters – ovvero quelle persone che, cresciute in Europa, decidono di andare ad addestrarsi in Medio Oriente per poi fare ritorno nel Vecchio continente – con i capi di Stato che hanno promesso un «approccio collettivo» soprattutto nello scambio di informazioni. Discorso simile per quanto riguarda il supporto delle indagini sulle forme di finanziamento dei gruppi terroristici. Sostegno, infine, al potenziamento del passenger name record (Pnr) e dell’advance passenger information, ovvero la raccolta di informazioni sui passeggeri raccolti dalle compagnie aeree. La riflessione tocca anche i fattori che possono favorire la radicalizzazione, come la mancanza di inclusione sociale ed economica.
Sul fronte migrazioni, i confronti andrebbero verso un compromesso tra le istanze presentate dal governo italiano, rappresentato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e le richieste provenienti soprattutto da Donald Trump. Secondo fonti governative, infatti, i leader riconoscono «la necessità per i migranti di avere un sostegno il più possibile vicino ai loro Paesi d’origine, in modo da permettere loro di farvi ritorno e ricostruire le loro comunità», garantendo la protezione dei rifugiati e delle persone a rischio, ma anche il diritto degli Stati di «fare valere i controlli alle frontiere e fissare meccanismi di rimpatrio e riammissione.
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