Anziché sbloccare la vicenda Aps, la decisone del Cdm di impugnare la legge regionale sull’acqua ha reso il quadro ancora più complicato. Il presidente della Regione Rosario Crocetta sembra intenzionato a sfidare l’esecutivo ricorrendo alla Corte costituzionale. Un percorso che si preannuncia lungo e rischioso sotto il profilo economico. La legge regionale, infatti, contiene disposizioni incostituzionali, in contrasto anche con la normativa europea. Applicare la norma in attesa del pronunciamento della Consulta significherebbe spendere fondi comunitari con il pericolo concreto che, una volta bocciata la legge, queste risorse vengano restituite all’Europa. E mentre continua il braccio di ferro tra la Sicilia e Roma, a piangerne le conseguenze sono soprattutto i 202 dipendenti di Acque potabili siciliane, attualmente in regime di curatela fallimentare. In attesa che il nodo sulla legge si sciolga l’Amap che ha in gestione il servizio, dopo l’addio di numerosi comuni, potrebbe lasciare per strada un terzo dei dipendenti.
Tra le ipotesi allo studio un documento dell’Amap inviato alla curatela relativo al rinnovo di affitto del ramo di azienda, nel quale si annuncia l’intenzione di non utilizzare tutti i dipendenti se il numero dei Comuni dovesse essere inferiore a 52 (oggi 38). Il taglio (ne rimarrebbero 127) sarebbe proporzionale alla riduzione del numero dei comuni raggiunti oggi dal servizio idrico. «Una proposta inaccettabile – ha detto a MeridioNews Margherita Gambino, della segretaria provinciale Ugl – l’Amap è subentrata ad Aps ma sfortunatamente la legge regionale autorizza i comuni a gestire autonomamente il servizio idrico, in contrasto con la legge nazionale. Se Crocetta dovesse realmente sfidare il Cdm, il futuro dei lavoratori si farebbe ancora più cupo». Intanto, il tempo stringe perché il primo dicembre scade la proroga del contratto di affitto tra curatela e Amap e, senza alcun elemento nuovo, potrebbero scattare i licenziamenti. «L’unica che potrebbe intervenire facendo chiarezza è la Regione – ha chiarito – perché l’Amap, al momento, prosegue in quel percorso».
Parallelamente allo scontro tra l’Isola e Roma, infatti, un’altra partita vede impegnati l’Ars e il governo regionale. Se da un lato Crocetta sembra intenzionato ad affrontare i tempi del ricorso, almeno un anno, dall’altra parte c’è chi preme per chiudere la vicenda. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone sembrerebbe favorevole alla presentazione in Aula di un testo epurato dai rilievi mossi dal Cdm, ma non sarà facile. A dare tregua ai lavoratori, tuttavia, potrebbe bastare l’individuazione degli Ambiti territoriali ottimali: dopo la riforma delle Province, toccherà alle singole assemblee, formate dai sindaci dei comuni che ricadono nell’ambito, individuare il nuovo gestore del servizio. «A quel punto – ha sottolineato – l’Amap avrebbe la certezza di poter contar su un affidamento duraturo, ipotizzando investimenti a lungo termine e salvando i lavoratori». Ma anche su questo non c’è certezza: la proposta dell’assessore Contrafatto (9 Ambiti) si scontra con quella del M5S che ne vorrebbe un massimo di cinque. Il confronto è previsto per oggi in commissione Ambiente dove è atteso l’assessore ma i tempi si preannunciano lunghi. E mentre la politica continua a sfidarsi senza trovare soluzioni, gli unici a pagarne le conseguenze sono i lavoratori in un balletto infinito che dura da tre anni.
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