Furti di rame, villaggio Sant’Agata al buio «Pochi controlli, è terra di nessuno»

Non c’è stato il «pattugliamento notturno con segnalatori accesi» promesso dal sindaco, e nemmeno il ripristino della corrente. Al Villaggio Sant’Agata, dove domenica è stata manomessa una cabina Enel, si continua a stare al buio. «Certo, abbiamo ritardi nei pagamenti da parte del Comune, ma il problema non è la manutenzione, sono i furti: l’ultimo intervento lo abbiamo fatto giorno 8 al Villaggio Sant’Agata, ma non siamo ancora riusciti a ripristinare la situazione». A parlare l’ingegnere Gianluca Marletta, responsabile dell’associazione temporanea di imprese che, con a capo la Simei di Misterbianco, si occupa della manutenzione dell’illuminazione pubblica per conto del comune di Catania. L’appalto, ci dice l’ingegnere Marletta, è «in proroga fino al 30 aprile, e le continue emergenze nella zona sud di Catania hanno causato problemi nella gestione dell’appalto». L’ati quindi esegue i lavori e attende i pagamenti straordinari per gli interventi da parte del Comune. A fare le spese della situazione sono i cittadini, che in ampie zone di Librino sono al buio da mesi. Da domenica sera è toccato al Villaggio Sant’Agata.

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«Sono zone completamente incontrollate: ho fatto più di 52 denunce ai carabinieri di Librino in viale da Verrazzano» afferma l’ingegnere che se la prende con la mancanza di controllo del territorio. Secondo i carabinieri di Librino però i fermi per furto di rame non sono un avvenimento così frequente, anche se non ci danno dati precisi. Cosa che Marletta nega categoricamente: si tratta di una corsa continua alla sostituzione dei cavi. «A parte le denunce il 17 febbraio un uomo è stato fermato in flagranza di reato, e rilasciato il giorno dopo. Sono reati di piccola entità, un cavo di rame costa dai cento ai trecento euro per cento metri, ma il danno alla collettività è incalcolabile» afferma Marletta. Ogni intervento può venire a costare «anche 50 mila euro se i ladri causano un corto circuito. E i danni non sono nemmeno valutabili prima di un intervento, come nel caso dell’Asse attrezzato».

Le parole di Marletta fanno eco a quelle del nuovo procuratore etneo Giovanni Salvi, che ha promesso «maggiore rigore nei confronti dei ladri di rame», così come a quelle pronunciate pochi giorni fa dal sindaco Stancanelli che ha definito una «tela di Penelope» il continuo susseguirsi di riparazioni e furti. In un comunicato stampa del 7 marzo Stancanelli prometteva «un pattugliamento notturno coi segnalatori accesi di squadre della polizia municipale» per scongiurare i furti.  Ma al villaggio Sant’Agata di segnalatori, affermano gli abitanti, se ne sono visti ben pochi.

«Solo controlli saltuari nella notte, ogni ora. Purtroppo non si può fare di più vista l’esiguità dei mezzi» ci dicono dal comando della Polizia Municipale, anche perché, come afferma il comandante Alessandro Mangani «siamo stati particolarmente impegnati nell’affrontare l’emergenza meteo». Nel frattempo le strade del villaggio Sant’Agata sono completamente al buio, illuminate solo dalla luna. «Un’atmosfera veramente romantica» scherza una donna per strada, che sconsolata dice «la luce è il minore dei problemi, fino a poco fa mancava l’acqua». Dello stesso parere Giovanni Cannavò, consigliere del Pd nella decima municipalità, che ci accompagna a vedere la cabina dell’Enel. «Guardi, dentro questo portone c’è l’impianto dell’illuminazione pubblica, che hanno scassato. Mentre in questo piccolo c’è quello dell’illuminazione per le case, che non toccano per non fare arrabbiare le persone». Cannavò ha seguito i lavori degli operai Simei la mattina del 8 marzo, «durati ore» afferma. Per lui la situazione è ingestibile, tanto che propone di «lasciare il quartiere al buio, è inutile», ma «la cabina è liberamente accessibile da anni, se non controllano non c’è da stupirsi che queste cose accadano». La notte, la prova: accedere alla cabina Enel, illuminati solo dalla luna, non è per nulla complicato.

Leandro Perrotta

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