Sono tutti catanesi i 17 ladri seriali finiti in manette stanotte ad opera della polizia di Ragusa, nell’ambito dell’operazione denominata Strascico. Altri quattro sono ricercati. Hanno commesso furti a Ragusa, Messina, Enna, Siracusa, Caltanissetta e Catania per oltre un milione di euro, portando alla chiusura alcune aziende o riducendole sul lastrico.
I malviventi hanno, infatti, portato via camion, escavatori, gru, bobcat, ruspe e altro genere di attrezzature per lavori edili, ma anche pezzi di ricambio e perfino vino, prodotti caseari, salumi e indumenti. Le manette sono scattate ai polsi di 16 uomini e una donna, tutti pregiudicati per furto aggravato, danneggiamento, truffa, rapina, estorsione, ricettazione, droga e reati contro il patrimonio. La donna non avrebbe partecipato ai furti, ma si sarebbe occupata di rivendere la refurtiva e deve quindi rispondere solo di ricettazione.
Le manette sono scattate ai polsi di Daniele Aulino, 28 anni; Francesco Belpanno, 23 anni; Ciprian Binghiac, rumeno di 33 anni; Gaetano, Giovanni e Pietro Fisichella, rispettivamente di 62, 67 e 58 anni; Gianluca Gobbi, 45 anni; Salvatore Litrico, 53 anni; Vincenzo Saia, 58 anni; Agatino Strano, 28 anni; Stefano Vitale, 43 anni e Rosario Torrisi, 42 anni. Tutti sono finiti dietro le sbarre, tranne la donna, Giuseppa Indelicato, 45 anni, che gestisce un’azienda di rottamazione metalli nel quartiere Zia Lisa a Catania ed ha ricevuto materiale rubato. Le ordinanze di custodia cautelare sono state notificate in carcere, su disposizione della Procura della Repubblica di Ragusa.
Le indagini della squadra mobile di Ragusa, in collaborazione con quelle di Enna e Catania, sono iniziate dopo un gravissimo furto, bottino di 500mila euro, commesso la notte del 29 novembre 2016 a Comiso ai danni di un’impresa edile. Una delle auto di proprietà di uno degli indagati, utilizzata per commettere il furto, fu trovata poco dopo; successivamente gli investigatori si concentrarono sulle immagini di videosorveglianza di Comiso e, alla fine di dicembre, avendo già diversi elementi interessanti, furono chieste alla Procura della Repubblica di Ragusa le autorizzazioni per procedere con le intercettazioni telefoniche.
Il gruppo, quasi tutte le sere, pianificava i sopralluoghi presso le aziende prese di mira, quindi colpiva. L’operazione è stata ribattezzata Strascico in quanto gli indagati al telefono parlavano in modo criptico: le battute di pesca erano i colpi o gli appuntamenti, il denaro era il pesce. Il modus operandi era sempre lo stesso: agivano di notte e nei giorni feriali, perché il sabato e la domenica venivano dedicati alla famiglia. Si incontravano a Catania, in piazza Caduti del Mare, che era diventato il loro quartier generale, e da lì partivano in auto per recarsi sui luoghi scelti per i furti. Tutto sarebbe stato pianificato nei minimi particolari, e se qualcosa non li convinceva desistevano dal piano criminale. Dopo il colpo, la refurtiva veniva subito smistata grazie ai ricettatori.
Lungo il curriculum dei componenti del gruppo. Le forze dell’ordine hanno documentato anche aspre liti perché erano forti i timori di tradimenti. Queste frizioni hanno reso ancora più difficile l’indagine, poiché gli indagati cambiavano spesso «barca», ovvero squadra con la quale commettere i reati. Il gruppo, in pratica, si costituiva di volta in volta, cambiando parte dei «pescatori».
L’indagine si è conclusa nel maggio 2017, quando le prove raccolte sono state ritenute sufficienti e l’autorità giudiziaria ha chiesto la misura cautelare per 20 tipologie di reato contro il patrimonio consumati su tutto il territorio siciliano. Reati che hanno messo in ginocchio e fatto fallire innumerevoli aziende. Questa notte il blitz, condotto in sinergia dagli uomini della squadra mobile di Ragusa, Enna e Catania, della polizia scientifica, dei reparti Prevenzione crimine e delle unità cinofile di Catania e Palermo: 120 i poliziotti che hanno fatto irruzione nelle abitazioni dei 17 destinatari del provvedimento di cattura. Dopo un’accurata perquisizione, parte degli arrestati è stata condotta negli uffici della squadra mobile di Catania ed il resto in quelli di Ragusa, poi sono stati trasferiti negli istituti di pena di Piazza Lanza, a Catania, e di Contrada Pendente, a Ragusa.
Parte della refurtiva, nel tempo, è stata recuperata: si tratta di 15mila euro rubati in un ingrosso negozio di abbigliamento in provincia di Catania, di un’autobotte rubata a Messina carica di 20mila litri di vino, di rubinetteria proveniente dal furto ai danni di un’azienda che si occupa della distribuzione dell’acqua nella provincia di Caltanissetta e di un escavatore.
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