Regionali: Bartolo con Fava, ma non da assessore «Potevo stare col Pd, credo nel progetto di Claudio»

«Io sono grato a Pietro Bartolo perché mette a disposizione la sua esperienza dentro una cornice non elettorale. Designarlo assessore? Abbiamo letto di tutto, mi pare che a casa di Musumeci siano già in overbooking, ci sono più assessori designati che assessorati. Noi presenteremo mercoledì prossimo la prima tranche di assessori, non vi anticipo nulla. Con Bartolo condividiamo la sintonia di trovarci dalla stessa parte, la sua non è una vicenda di carità, ma di solidarietà e civiltà. Se li mettessimo dentro i perimetri stretti di una campagna elettorale sbaglieremmo, Bartolo non è con noi perché designato assessore, è con noi a prescindere». È un endorsement puro quello di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa simbolo dell’accoglienza di un’intera comunità, al candidato alla presidenza della Regione Claudio Fava.

Anche Bartolo ricalca le parole di Fava, a proposito di un ruolo politico in una ipotetica giunta di sinistra: «Condivido le idee e il programma di Claudio – dice -, ma continuerò a fare il medico, continuerò a portare la mia testimonianza. Non sono qua perché mi sono state fatte promesse, non voglio niente. Potevo stare col Pd, con la destra, un po’ di contatti vi assicuro che ci sono stati. Ho scelto il partito più piccolo, perché credo nel progetto e nell’onestà di Claudio Fava».

Al tavolo dei relatori, oltre Fava e Bartolo, Massimo D’Alema, in Sicilia per sostenere la campagna elettorale del vicepresidente dell’Antimafia nazionale. «Nelle parole di Bartolo – ha sottolineato D’Alema – non troviamo soltanto la testimonianza di quello che è accaduto a Lampedusa. Riusciamo anche ad immaginare cosa significa per una piccola struttura sanitaria reggere l’impatto con l’emergenza prolungata e drammatica che Lampedusa ha vissuto. Ma riusciamo a vedere anche cosa abbia significato dal punto di vista umano assistere e raccogliere le esperienze di chi arriva. Sostanzialmente il blocco in Libia di migranti, rifugiati, richiedenti asilo si configura come un respingimento proibito dalla legge italiana. Se il Consiglio d’Europa chiede spiegazioni, lo fa a ragion veduta e devo dire che si fa fatica a condividere le parole del ministro Minniti».

«Lampedusa – sottolinea ancora Bartolo – ha accolto e curato più di 300mila persone. Purtroppo molte non hanno mai visto Lampedusa. Forse sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche al mondo. Oggi sono qui perché condivido le scelte di Claudio, persona di indubbia moralità. Credo che possa dare una svolta a questi temi, a una Sicilia che non ha avuto quello che avrebbe meritato. Non per niente ci chiamiamo la culla della cultura del Mediterraneo, non possiamo girarci dall’altra parte, mettere muri e fili spinati, dobbiamo distinguerci. E abbiamo bisogno di politiche d’integrazione che siano compatibili con le nostre esigenze, abbiamo bisogno di un’integrazione più umana».

Bartolo ammette di avere fatto «un po’ fatica, mi suggerivano di tenermi fuori, io ho deciso di essere accanto a Claudio perché credo nella buona politica. In 26 anni l’Italia ha fatto cose buone in tema di accoglienza, non ha mai messo muri, ma da un mese e mezzo non arrivano più i nostri migranti. Forse perché qualcuno ha pensato bene di fare accordi con la Libia, per cui questa gente viene fermata dall’altra parte, non so che fine fanno. Intanto, dal fronte della Tunisia, arrivano persone in autonomia, che non sono né rifugiati, né migranti economici. Non dico che siano tutti di disturbo, ma qualcuno lo è. I migranti economici invece hanno diritto a sopravvivere. Da questa parte del Mediterraneo ci sono i campi profughi, in Libia i campi di concentramento».

Dai migranti al quadro politico in Sicilia, D’Alema, a domanda dei cronisti, risponde sottolineando come questa campagna elettorale sia «particolarmente inconsistente. In questa campagna elettorale il vero argine alle destre e ai populismo è Claudio Fava e la vera candidatura di disturbo è quella del centrosinistra. Malgrado tutto il circo Barnum che gli hanno messo intorno, non mi pare che riesca a prendere quota come autentico protagonista di questo confronto. Forse il governo nazionale avrebbe dovuto fare meno gite elettorali in Sicilia e adottare qualche provvedimento in più per lo sviluppo del Mezzogiorno».

Miriam Di Peri

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