Quasi tutto il personale del Comune di Furci Siculo avrebbe avuto l’abitudine di allontanarsi dal lavoro arbitrariamente. Su 85 dipendenti in forza al palazzo comunale del centro ionico, 65 sono stati ripresi in flagranza dagli agenti del commissariato di Taormina, chiamati dalla stessa amministrazione per porre fine a questa consuetudine illegale. Anche perché proprio l’amministrazione comunale aveva provato con controlli interni e varie comunicazioni a tutto il personale a far rispettare l’orario di lavoro previsto dalle circolari. Ma i dipendenti avrebbero continuato a far finta di nulla.
Gli agenti del commissariato di Taormina, diretti dal vice questore aggiunto Enzo Coccoli, hanno immortalato attraverso le telecamere posizionate all’interno del municipio dipendenti che tornavano in ufficio con in mano la busta della spesa. Altri dipendenti sono stati ripresi carichi di badge che strisciavano per conto di altri colleghi. Per il dirigente della polizia anche l’abbigliamento con cui alcuni andavano a lavoro, ciabatte e pantaloncini, «non è consono a un ufficio pubblico e – ha aggiunto – la dice lunga sulla reale intenzione del lavoratore stesso di permanere all’interno del municipio».
I poliziotti hanno anche documentato che in alcuni casi l’assenza ingiustificata sarebbe stata registrata come assenza per servizio esterno, apponendo un codice specifico sulla macchinetta che registra le presenze. Tra i casi limite documentati dagli investigatori, anche «un dipendente indagato che in un periodo di osservazione di 26 giorni lavorativi si sarebbe assentato per 25 giorni. E tenete ben presente – ha sottolineato Coccoli – che le indagini sono state fatte in un solo mese, da giugno a luglio 2015». Ai singoli dipendenti vengono contestate assenze che in certi casi sfiorerebbero le 150 ore.
Capitolo a parte quello della pausa caffè: è previsto un tempo massimo da recuperare di dieci minuti. Alcuni dipendenti sarebbero riusciti ad accumulare sino a 20 ore di pausa caffè, mai recuperata, sempre in un solo mese. La polizia alla fine delle indagini ha portato un faldone in Procura che ha spinto la gip di Messina, Monica Marino, ad accogliere la richiesta del sostituto procuratore Roberto Conte di applicare a 16 degli indagati l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il criterio scelto dalla Procura, come spiegato da Coccoli, è stato quello di applicare la misura cautelare a quanti hanno commesso sia il reato di frode dello Stato che quello di falsa attestazione della presenza mediante frode informatica. O per chi sono state documentate più di 15 ore di assenze ingiustificate. Se riconosciuti colpevoli, con le nuove disposizioni di legge, i dipendenti rischiano fino al licenziamento.
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