Furbetti Piedimonte, parla la ministra Dadone «Rigore verso chi prende in giro la collettività»

Il caso furbetti a Piedimonte Etneo «esige ancora una volta rigore e severità nei confronti di chi vive alle spalle della Pubblica amministrazione e prende in giro la collettività intera». Un tweet della ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone porta l’inchiesta che ha investito il piccolo Comune alle falde dell’Etna nel vivo del dibattito politico nazionale. L’esponente del Movimento 5 stelle sintetizza così le contromisure che le istituzioni devono adottare in questi casi: «Punire i colpevoli e valorizzare i meritevoli: due azioni da condurre sempre in parallelo». 

In mattinata erano stati i carabinieri e la procura di Catania a diffondere nuovi elementi sull’inchiesta svoltasi nel 2015, culminata in 48 avvisi di conclusione indagini che ipotizzano il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Più della metà dei dipendenti dell’ente – qui l’elenco completo – sono accusati di aver strisciato il badge di colleghi assenti e di essersi assentati per «dedicarsi alle attività più disparate, dal fare la spesa, distribuire quotidiani, al curare i propri interessi nelle loro abitazioni private o nelle seconde case di campagna», si legge negli atti. Circostanze anticipate su MeridioNews nei giorni scorsi. 

Il dettaglio che più ha fatto discutere, nelle ultime ore, è l’ipotesi che fossero anche alcuni figli dei dipendenti, minorenni presenti negli uffici del Comune, a timbrare il cartellino per i propri familiari. «Appare oltremodo significativo, ai fini della comprensione dell’elevata percezione d’impunità da parte degli indagati – osservano i magistrati catanesi – il fatto che siano stati talvolta utilizzati anche dei minorenni per la vidimazione dei badge, commessa, addirittura, in una occasione, alla presenza di una ispettrice della polizia municipale».

Il sindaco Ignazio Puglisi ha commentato la notizia su Facebook ribadendo che «il Comune di Piedimonte Etneo si costituirà parte civile nell’eventuale processo». «Eventuale – ha sottolineato – perché a oggi nessun rinvio a giudizio è stato disposto e, fino a prova contraria, vige il principio della presunzione di innocenza». A rispondere alla ministra, invece, chi l’aveva preceduta al governo, ovvero Giulia Bongiorno: «Nel Catanese badge strisciati anche da ragazzini – ha scritto sempre su Twitter – ora il nuovo ministro spieghi perché ha svuotato la legge contro l’assenteismo». La leghista aveva promosso il cosiddetto Decreto concretezza, divenuto legge in estate: tra le misure anti-furbetti previste la «verifica biometrica» per contrastare l’assenteismo. Ovvero impronte digitali o lettura dell’iride.

Francesco Vasta

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