Fuoricircuito: La Carrozza d’Oro

“alla fine del secondo atto, quando Colombina esce di scena, c’è una tradizione che sembra voi abbiate dimenticato. I commedianti si inchinano.”

La proiezione dell’unica copia in pellicola di questo colossal (chissà se all’epoca avrebbero usato questi termini!?) cade in una serata fredda di dicembre. A presentarlo è uno dei produttori in persona: Francesco Alliata; ed è già chiaro come la serata sarà una delle migliori.

Alliata inizia col racconto dei retroscena che hanno accompagnato la lavorazione del film, togliendo subito il fiato a tutta la platea. Parla per più di mezz’ora lasciando la sensazione rassicurante di sentire nostro nonno raccontarci le cose che faceva quand’era giovane. Parla di come la regia passò da Visconti a Renoir, del perchè venne scelta la Magnani, di macchine da presa “in technicolor” che impiegarono tre giorni per arrivare in aereo da Hollywood, del (fallito) tentativo di girare gli esterni in Sicilia e dei sotterfugi della produzione per far fronte alle ingenti spese che il progetto stava richiedendo.

Insomma racconta tutto nei minimi dettagli e ci riporta indietro con la memoria agli anni migliori del cinema italiano (ed europeo). Infine aggiunge pure una nota di tristezza quando menziona le tante pellicole che giacciono piene di polvere nei magazzini di qualche cineteca, e che non verranno mai restaurate.

Quando il film comincia, si ha già la sensazione di averlo visto. La trama è semplice: nel XVIII secolo, una compagnia di commedianti italiani sbarca in un non precisato paesino del centro america per fare un po’ di soldi mettendo in scena le maschere della commedia dell’arte italiana. Tutto ciò attirerà subito gli interessi del matador e del vicerè della regione, soprattutto nei confronti della prima attrice (la Magnani, appunto). Tra scenette comiche, gelosie e azzuffate, salta fuori il conflitto personaggio-persona dell’attrice che costruisce attorno a sé un contorto triangolo d’amanti, il tutto anche a causa della “Carrozza d’oro” promessale dal più ricco dei tre. Il finale lascia l’amaro in bocca ma mette la pace tra tutti e porta l’attrice a capire che è giusto “recitare una parte” solo quando si hanno i piedi sopra un palcoscenico.

Insomma un’altra grande serata per questa rassegna che non smette di emozionare.

Marco Firrincieli

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