Politica

Ars, il funzionario indagato e gli imprenditori che «si sono meritati un condizionamento delle gare»

«Chi vi credete di essere? Cominciate con il piede sbagliato». Il passo falso per il dipendente dell’Assemblea regionale siciliana Giuseppe Mirici Cappa – da ieri indagato per tentata induzione indebita a dare o promettere utilità – sarebbe stato quello compiuto dal titolare della società cooperativa Abathia che, nel 2019, si è aggiudicata il servizio di ristorazione-bar all’interno di Palazzo dei Normanni. L’imprenditore avrebbe rifiutato, secondo le accuse, l’insistente suggerimento ad affidarsi a suoi fornitori di fiducia per il pane, il caffè e altri prodotti da parte del responsabile della sicurezza, della protezione e della prevenzione nell’ufficio tecnico dell’Ars che, al primo giorno di lavoro, lo avrebbe convocato nel suo ufficio per discuterne. Stando a quanto lo stesso titolare della ditta ha denunciato e a quanto emerso anche dalle intercettazioni, a quel punto sarebbero cominciate delle «angherie» da parte di Mirici Cappa che sarebbe entrato nel bar «con fare arrogante», avrebbe rimproverato i dipendenti in diverse occasioni e avrebbe anche criticato i prodotti offerti dal servizio di ristorazione, specie quelli per cui lui stesso avrebbe offerto i fornitori.

«Voi non avete capito che qua dentro per ogni cosa dovete parlare con lui», si sarebbero sentiti dire i dipendenti da un uomo con il quale Mirici Cappa si sarebbe accompagnato al bar. Scaramucce anche per la collocazione di una lampada moschicida e rimproveri per il numero eccessivo di persone nel locale che non avrebbe permesso il distanziamento sociale in epoca Covid. Salvo poi essersi presentato lui con un gruppo numeroso. Occasione in cui, secondo quanto denunciato dall’imprenditore, avrebbe sostenuto che «per me le regole non valgono». Dopo un periodo di sopportazione, il culmine arriva in seguito a una lite che l’imprenditore avrebbe avuto con un addetto alla potatura nel parcheggio. Da un gruppo di persone tra cui Mirici Cappe l’uomo avrebbe sentito pronunciare la frase: «Con tutta la macchina gli diamo fuoco». Parole che, però, non è stato in grado di attribuire a un soggetto preciso.

Nelle carte dell’inchiesta emerge anche che da dipendente dell’Ars, Mirici Cappa si sarebbe posto come «referente da blandire per ottenere l’aggiudicazione di appalti e prestazioni dell’ufficio tecnico dell’Ars» nei confronti delle ditte interessate che, se non compiacenti, avrebbero potuto correre il rischio di essere escluse dagli affidamenti. Così sarebbe riuscito a ottenere o a farsi promettere assunzioni, materiali di arredo e lavori di manutenzione, ristrutturazione, riparazione, pulizia e trasloco per le proprie abitazioni. Il tutto gratis. O, per meglio dire, secondo una «consolidata e tacita forma di do ut des», si legge nell’ordinanza. In cambio, infatti, avrebbe garantito di occuparsi degli esiti di alcune gare d’appalto a cui sarebbero stati interessati gli imprenditori che, in molti casi, sono stati reticenti con gli inquirenti. «Ora vediamo, domani abbiamo una riunione», dice Mirici Cappa parlando al telefono, senza sapere di essere intercettato, con un imprenditore che ha con lui una confidenza tale da chiamarlo «Peppino» e che ha appena consegnato degli elementi di arredo. «Scrivanie? Quando vuoi tu…Ci penso io personalmente. Vuoi pure le poltroncine? Ti faccio avere anche una mensola, non c’è problema», afferma l’imprenditore che quando è stato interrogato ha ammesso di avere agito «per il timore di ritorsioni e la preoccupazione di perdere futuri lavori con l’Ars». In effetti, però, il giudice ha ricostruito che tra il funzionario e l’imprenditore non ci sarebbe stata nessuna sottomissione ma un «rapporto su un piano di parità»: regalie in cambio dell’interessamento per le procedure. Tanto che dalle intercettazioni sono emerse anche sollecitazioni dell’imprenditore verso Mirici Cappa per due gare.

Ad altri titolari, amministratori e gestori di imprese affidatarie di commesse di vario genere da parte dell’Ars sarebbero arrivate richieste dell’indagato che, almeno in parte, sarebbero state soddisfatte. Nello specifico, Mirici Cappa avrebbe sollecitato l’amministratore della ditta affidataria del servizio di vigilanza di Palazzo dei Normanni ad assumere soggetti da lui segnalati. Una richiesta di fronte alla quale l’amministratore avrebbe mostrato ampia disponibilità, soddisfacendola almeno in parte. E poi da diversi imprenditori avrebbe ottenuto lavori e servizi gratuiti per le sue abitazioni, compreso il trasloco da Palermo a Campofelice di Roccella (nel Palermitano). Il tutto senza sborsare un euro. In alcuni casi, i soldi non sarebbero nemmeno stati richiesti al funzionario pubblico a cui sarebbero arrivate, invece, sollecitazioni per occuparsi di gare a cui gli imprenditori sarebbero stati interessati. «Ci ha mandato tutto l’assessore, lunedì avrai tutto sbloccato», assicura Mirici Cappa mentre discute con un imprenditore di questioni relative alle trazzere. E parlando con un collega di un imprenditore che aveva svolto per lui dei servizi a titolo gratuito, avrebbe chiosato: «Si è meritato un condizionamento».

Marta Silvestre

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