Frosinone-Palermo, la fiducia di Arcoleo «Questa squadra può ancora salvarsi»

«Faccio un grande in bocca al lupo ai giocatori, alla società, a Zamparini e a Ballardini affinché la squadra si possa salvare e mantenere la categoria». Alzi la mano chi non ricorda il Palermo dei picciotti, una squadra di giovani (quasi allo sbaraglio) che disputò uno straordinario campionato di serie B classificandosi settimo in classifica. Alla guida di quella squadra era Ignazio Arcoleo, palermitano doc, che era già stato protagonista con la maglia rosanero, da giocatore, negli anni ’60 e ’70, fino alla soglia degli anni ’80. Adesso il Palermo è invischiato nella lotta per non retrocedere e adesso quella contro il Frosinone sa proprio di ultima spiaggia. «Ho giocato tantissime partite delicate come questa – spiega Arcoleo a MeridioNews –, sia da giocatore sia vivendole da allenatore. La squadra deve scendere in campo con la consapevolezza di essere più forte dell’avversario e con la convinzione di potercela fare. In campo, questa consapevolezza si deve poi sfruttare per leggere i momenti chiave della partita».

«Deve essere una gara giocata con una soglia dell’attenzione altissima – prosegue l’ex tecnico rosa, che in carriera ha allenato anche i ciociari –, così come penso farà il Frosinone. Questo è un campionato in cui, se fai la fase difensiva senza sbavature, puoi fare risultato in qualsiasi campo della serie A, come ci ha dimostrato il Carpi a Milano». Arcoleo non ha dubbi su come i siciliani dovranno impostare il match, ricordando ai rosa che dovranno tenersi pronti per approfittare di ogni concessione da parte degli avversari: «Il Palermo deve avere una fase di non possesso eccezionale, in modo da sfruttare le occasioni che capiteranno nel corso del match. Il Frosinone dovrà sbilanciarsi e il Palermo dovrà approfittarne. Si tratta proprio di una partita a scacchi».

Arcoleo conosce bene l’ambiente frusinate, avendo guidato la squadra laziale in C2, nel 2002: «Mi hanno chiamato da Frosinone in quanto ex e ho avvertito che l’ambiente è un po’ nervoso. Loro si sentono un po’ vittime del fatto che, nella scorsa gara, l’arbitro ha espulso due giocatori. Tra loro mancherà una colonna della difesa come Ajeti e questo nervosismo successivo alla gara col Chievo potrebbe essere favorevole al Palermo». La corsa salvezza, però, non comprende soltanto rosanero e gialloblu, come ricorda lo stesso tecnico: «In questo momento, la classifica parla chiaro: il Carpi ha tre punti di vantaggio sul Palermo e ha una migliore differenza reti. Questo però non vuol dire niente, ci sono ancora a disposizione dodici punti e si salverà chi avrà la forza mentale di fare una piccola striscia di risultati migliore degli avversari».

L’ultima gara giocata dal Palermo è stata quella a porte chiuse contro l’Atalanta, terminata 2-2, un risultato che complica ulteriormente la corsa salvezza dei rosa: «Penso che con l’Atalanta purtroppo la soglia dell’attenzione non sia stata elevatissima. Il Palermo è incappato in due errori che sono costati cari, così come è capitato agli avversari». A questo proposito, Arcoleo parla della tattica da sfruttare in funzione dell’avversario e dei giocatori che dovranno sfoderare una grandissima prestazione per fare bottino pieno in una gara che definire importante è già riduttivo: «Ripeto, in situazioni del genere è fondamentale non commettere errori nella fase di non possesso, questa è l’unica condizione necessaria per poter colpire gli avversari quando ne commetteranno. Poi bisogna disputare una partita perfetta, in cui tutti devono dare il massimo e devono giocare da otto in pagella. La tattica, inoltre, deve essere rispettata nei minimi particolari e nei minimi dettagli».

Per quanto riguarda la stagione poco esaltante del Palermo, Arcoleo non vuole sentire parlare di responsabili, ma dà la colpa alla componente fortuna, paragonando il campionato italiano a un tavolo da gioco: «Non esiste un unico responsabile per questa stagione. Purtroppo – spiega – sono annate che possono capitare a chiunque, pensiamo al Verona che l’ha vissuta ancora più brutta. Non serve a nulla cercare dei colpevoli quando sai che sono cose possibili nel mondo del calcio. Al tavolo da gioco, ad esempio, un giocatore può vincere una marea di soldi e un altro perdere altrettanto: cosa c’è di giusto e di sbagliato nell’uno e nell’altro? Si tratta solo di fortuna». Nel frattempo il Palermo deve fare i conti anche con alcune magagne societarie: già diverso tempo fa, infatti, il presidente Maurizio Zamparini aveva espresso la volontà di vendere e lasciare il calcio. «Non saprei da cosa dipende tutto questo. Uno che ama il calcio come Zamparini è difficile da trovare: a lui piace investire nel calcio, forse nei momenti di sconforto gli viene voglia di dire qualcosa che sta al di fuori dal suo vero sentimento. Secondo me – conclude Arcoleo – è un personaggio che non lascerà mai il mondo del calcio».

Luca Di Noto

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