«Siamo convinti che se collaboriamo possiamo fare di più»: questa la premessa del FreakNet, “laboratorio autogestito di informatica libera” nato a Catania quindici anni fa e primo in Italia. Le parole d’ordine all’interno del gruppo? Collaborazione, condivisione, contaminazione.
Invitati all’incontro “Innovazione Radicale, punk-capitalismo e Rete” degli Stati Generali sull’innovazione di Catania, Alex D’Elia aka Acme e Nino Giudice aka Nignux, spiegano a Step1 la loro visione della tecnologia e dell’innovazione, fatta di pragmaticità, progetti concreti, risparmio di risorse e sostenibilità: «vogliamo dimostrare che insieme si può fare innovazione e che i nuovi strumenti si possono usare in modo costruttivo per tirare fuori il meglio, nonostante a tal proposito le istituzioni non siano affatto lungimiranti». Sulla tavola rotonda dicono: «Ben vengano queste iniziative, ma quello che conta sono i fatti».
Acme, Nignux, parlateci un po’ di voi. Cos’è FreakNet?
Acme: «E’ un’associazione culturale nata a Catania circa 15 anni fa come MediaLab: un laboratorio autogestito di informatica libera. È nato in un centro sociale (l’Auro, ndr.) perché allora era l’unica forma per poterlo realizzare, soprattutto a livello di spazi, ed è nato con le proprie forze: l’hardware che veniva utilizzato nel laboratorio era quasi sempre donato, regalato, trovato o riciclato. Il riciclo ha sempre fatto parte della politica del FreakNet, soprattutto il recupero di hardware storico: vecchi computer che sono stati recuperati, aggiustati e rimessi in funzione».
Nignux: «Al momento questo hardware sta a Palazzolo Acreide, dov’è immagazzinato».
Cosa c’è a Palazzolo Acreide?
Nignux: «C’è la costola diretta del FreakNet, il Poetry Hacklab, che al momento è l’unico posto in cui possiamo tenere l’hardware storico».
Acme: «Si tratta di un hacklab alternativo. Catania ad un certo punto è diventata stretta, non avevamo le strutture per con tinuare il medialab. Asbesto (Gabriele Zaverio, il presidente del FreakNet, ndr) si è trasferito a Palazzolo e lì, insieme ad altri membri, ha creato un piccolo laboratorio che si occupava di progettazione. La sede è nata in una ex sede di Greenpeace. Successivamente è diventato l’hacklab del FreakNet più attivo nel territorio, che ha accolto molti giovani, provenienti da tutta Italia. Abbiamo creato anche la prima webradio in Italia, Radio Cybernet».
Nignux: «Il FreakNet è composto da tantissime persone, è una sinergia tra tante realtà che si esprimono anche in forme diverse. Un esempio è la fondazione Dyne.org che è nata a Vienna, fondata da un altro esponente del FreakNet, Jaromil. Poi si è spostato in Olanda, dove è diventato a tutti gli effetti un’associazione che si è interessata di software libero. Anche Dyne raccoglie una serie di persone: programmatori, ma anche artisti che si occupano di vari progetti».
Poetry Hacklab. Che significa?
Acme: «Deriva dalla ricerca di poesia nel mondo informatico».
Nignux: «Per l’hacker la programmazione è come un’arte, quindi accostabile alla poesia. A tal proposito vorrei sottolineare che l’hacker non è il pirata informatico, me è colui che mette le mani dentro la tecnologia, che ha un’approccio critico a 360 gradi, senza vincoli».
Quali sono i prossimi progetti del FreakNet?
Acme: «Innanzitutto la realizzazione di un museo dell’informatica funzionante. Un luogo dove possano essere esposte le macchine dell’hardware storico. Un museo non passivo, ma attivo in cui si possa interagire con le macchine».
Nignux: «Il museo dovrebbe essere composto da una parte espositiva, ma anche da una dedicata agli appassionati che potrebbero utilizzare le macchine e usufruire così di un luogo che sia un laboratorio completo: dallo sviluppo del software all’utilizzo di dispositivi a basso costo per realizzare di reti senza fili di alta qualità…».
Acme: «L’idea è di avere una struttura che permetta tutto ciò. Noi vorremmo realizzarlo da tempo, qui in Sicilia. Stiamo cercando le strutture. Uno studente di architettura di Siracusa ha sviluppato un progetto come tesi universitaria: si tratta di un edificio a Palazzolo Acreide che ci piacerebbe recuperare. Vorremmo ricostruirlo in maniera sostenibile con fonti rinnovabili, materiali riciclabili».
Altri progetti futuri?
Acme: «Oltre al museo, vorremmo realizzare un’accademia, alternativa alla normale università, dove si parta dall’informatica ma in cui ci sia spazio anche per altro, come l’arte ad esempio. Un’ambiente variegato, dove poter mettere insieme più aspetti della cultura, dove dare libero sfogo alle iniziative, ed essere anche un po’ un catalizzatore per non fare scappare i giovani che potrebbero trovare un interesse nell’avvicinarsi con un altro approccio alla tecnologia e non solo».
Nignux: «E con un’approccio fisico, diretto, pragmatico, non solo teorico. Insomma, metterci le mani dentro».
Con quali mezzi vorreste relizzare tutto questo?
Acme: «In parte con i nostri mezzi, ma stiamo cercando dei fondi. Avere un progetto già sviluppato dà la possibiltà di accedere a fondi locali o europei. Abbiamo anche ricevuto delle donazioni di hardware. Molta gente, in giro per l’Europa, sta aspettando una sede per portarci le loro macchine per il museo. Stiamo raccogliendo tanto materiale ma non abbiamo più spazi. Per andare avanti ci servono le strutture».
A proposito di tecnologia, siete stati invitati al terzo incontro degli Stati generali, la tavola rotonda “Catania città innovativa”. Qual è il contributo del FreakNet? Cosa volete volete portare di vostro e di innovativo?
Nignux: «Vogliamo portare la nostra esperienza. Dimostrare che si possono fare formazione e innovazione anche in altri modi. È invitato anche Andrea Lo Pumo (membro del Freaknet e ideatore del progetto Netsukuku), che è un esempio lampante di come anche in realtà depresse come la Sicilia possono venir fuori belle esperienze, grazie ad un humus culturale che nonostante le difficoltà si mantiene vivo. Ricordiamo che FreakNet è il primo hacklab nato in Italia, e anche il più duraturo, che non si è mai fermato. Vogliamo dimostrare che insieme si può fare innovazione e che i nuovi strumenti si possono usare in modo costruttivo per tirare fuori il meglio, nonostante non ci sia da parte delle istituzioni questa lungimiranza».
Alla luce delle vostre esperienze e dal vostro modo di vedere l’innovazione, quali aspettative nutrite nei confronti di questo incontro, o di altri incontri simili? Credete siano davvero costruttivi? Se ne potrebbero organizzare di più?
Acme: «Secondo me servono punti d’incontro e di coesione per la città. Non credo negli incontri come vetrina. Ci vorrebbe, invece, un modo di organizzare delle attività reali, anche ludiche, all’interno della città, basta che siano propositivi. Devo dire che non ho tantissima fiducia in generale nelle tavole rotonde: dipende con che scopo vengono realizzate. Cercheremo anche di sfruttare l’occasione per conoscere gente, trovare interessati ad investire nei nostri progetti. Cerchiamo gente con voglia di fare».
Qual è, secondo voi, l’attuale situazione della città di Catania? Credete sia realmente aperta all’innovazione?
Nignux: «Penso che in questo momento Catania dovrebbe pensare a prima a riassestarsi (ride). Ben vengano queste iniziative, poi quello che contano sono i fatti. Noi si è sempre provato a cercare delle risposte dalle istituzioni, ma fino ad ora ne sono arrivate praticamente nessuna. Ma noi siamo ottimisti. Vogliamo realizzare qui in Sicilia, nonostante le lentezze burocratiche, le pessime pratiche politiche e amministrative che ci sono, e non è un ottimismo idealista, ma pragmatico. Facciamo nonostante tutto, perchè ci crediamo e cerchiamo in qualsiasi modo le vie per riuscire a fare».
Concludiamo con una chicca. Sappiamo che state lavorando ad un nuovo progetto, Mangrovia. Di cosa si tratta?
Acme: «Mentre Dyne e FreakNet sono associazioni, Mangrovia è un’azienda. E’ nata sull’humus del FreakNet e da una mia esperienza lavorativa in Austria, con l’obiettivo di portare avanti nuove tecnologie facendo un business pulito e sostenibile che utilizzi open source, e ad un giusto prezzo. Le tecnologie di oggi ci permettono di portare innovazione anche a costi contenuti senza sprecare le risorse. Un altro scopo di Mangrovia e di concentrarsi sulla ricerca e lo sviluppo sostenibile».
Nignux: «Una delle applicazioni principali di Mangrovia sono le reti mesh senza fili, totalmente orizzontali. È una tecnologia che permette di avere altissime prestazioni dal punto di vista di efficenza della rete ad un costo molto sostenibile. Un concetto totalmente opposto al monopolio di un’unica rete, come è di fatto in Italia».
Acme: «È un progetto parallelo, ma non è il FreakNet: sono due cose diverse».
Nignux: «È importante distinguere la sfera del comunitario dalla componete più inserita nel contesto economico. Freaknet è prima di tutto un cosmo del sociale, della condivisone e della partecipazione».
Acme: «Mangrovia è un’azienza, ma sicuramente fa della condivisione della conoscenza un aspetto fondamentale. Siamo convinti che se collaboriamo possiamo fare di più».
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