PER IL DIRIGENTE DEL PD, STORICO ESPONENTE DELLA SINISTRA SICILIANA, LA DIREZIONE REGIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO DELL’ISOLA HA INDICATO UNA VIA PRECISA CHE IL PRESIDENTE DELLA REGIONE NON POTRA’ IGNORARE. DURO IL GIUDIZIO SU GIUSEPPE LUPO
Ogni tanto – i nostri lettori ormai lo sanno – ci facciamo una chiacchierata con Franco Piro, figura storia della sinistra siciliana, oggi dirigente del PD dell’Isola.
L’occasione ci viene offerta dalla direzione regionale del PD siciliano convocata ieri a Palermo.
Partiamo subito con quello che, ieri, nel tardo pomeriggio si poteva leggere nella rete. E cioè che quello raggiunto ieri tra il PD e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il PD siciliano è il solito copione che consentirà al governatore dell’Isola di continuare a fare il pesce dentro il barile…
“Io non credo che le cose stiano in questi termini – ci dice Piro -. Poi, certo, ognuno può pensare quello che vuole. A mio avviso, questa volta, su quanto è stato detto e stabilito ieri, c’è la garanzia della segreteria nazionale. Non mi pare un fatto secondario”.
Ci sta dicendo che nel PD siciliano non ci sono più divisioni?
“Sto dicendo che, fino ad oggi, Crocetta ha ballato sulle divisioni del Partito Democratico siciliano. Ma ora non potrà più continuare con questo gioco”.
Noi invece siamo convinti che, una volta che l’Ars approverà la terza manovra finanziaria, Crocetta tornerà a fare quello che ha fatto da quando si è insediato…
“Non la vedo così. Per tanti motivi. Intanto il passaggio a Sala d’Ercole non mi sembra semplice. Anzi. Ricordo che la contabilità pubblica è anche il regno del falso. Una cosa, letta in un modo, sembra portare a certe conseguenze. ma se letta in un altro modo cambia tutto. Il caso del Bilancio della Regione sta tutto in questa doppia interpretazione. Il Bilancio regionale sta in piedi attraverso il gioco dei residui attivi e dei residui passivi. Ma è un gioco pericoloso. Perché alla fine, la verità emerge: e la verità è che le entrate regionali di parte corrente non coprono più da un pezzo la spesa corrente. In questo scenario approvare la terza manovra finanziaria è già difficile. Per il Governo e per l’Ars. Se poi da parte di qualcuno c’è un retro-pensiero…”.
Torniamo al PD siciliano. Partiamo dal tentativo, di qualche mese fa, di ‘silurare’ il segretario regionale del Partito, Fausto Raciti.
“Il discorso è piuttosto semplice: Davide Faraone e Giuseppe Lupo hanno escluso i cuperliani dal Governo. E hanno cercato di mettere all’angolo il segretario Raciti”.
La manovra è riuscita solo a metà, nel senso che si sono messi d’accordo con il senatore Giuseppe Lumia e con Crocetta per entrare nel Governo…
“Hanno provato a dimostrare che gli organismi di Partito non contano. E che contano solo i capicorrente. Vecchia politica. Raciti è rimasto saldo al proprio posto. Poi sono arrivate le elezioni europee. E ieri la direzione regionale che, ripeto, ha fatto finalmente chiarezza”.
Cioè?
“Nella direzione regionale del Partito di ieri sono emersi tre punti fermi. Primo: la riconferma del segretario Raciti. Secondo: la direzione ha dato mandato al segretario regionale del nostro Partito di discutere il profilo politico e programmatico del Governo regionale. E quindi di individuare le cose da fare. Terzo: la copertura della segreteria nazionale”.
Quindi se il presidente Crocetta continuerà a ‘babbiare’ sarà un problema della segreteria nazionale.
“Praticamente sì”.
E secondo lei questo basterà a imprimere una svolta?
“Guardi, se lei mi chiede se ho dei dubbi, non ho motivo di nascondermi: considerati questi venti mesi di Governo, mantengo i miei dubbi. Anche se mi auguro di sbagliarmi”.
Insomma lei pensa che la segreteria nazionale possa convincere Lumia, Faraone e Crocetta a…
“Intanto ai tre io aggiungerei anche l’ara che fa capo a Giuseppe Lupo, che in queste vicende è stata determinante. Lupo ha detto una cosa e poi si è andato a prendere l’assessorato scavalcando il Partito. Il personaggio è questo: anche quando era segretario regionale non sapevi mai dove andava a parare: diceva una cosa, ne pensava un’altra e ne faceva un’altra ancora…”.
In realtà ci sarebbero anche altri interessi forti dietro l’attuale Governo regionale…
“Se allude a Confindustria Sicilia, non possiamo non registrare dei tentativi, da parte dei dirigenti di questa organizzazione, di rompere con gli schemi del passato. Più volte, da Confindustria Sicilia, sono partiti inviti al Governo Crocetta per imprimere una svolta”.
Questo l’abbiamo notato anche noi. Poi, però, la svolta del Governo non si materializza e loro restano comunque in Giunta…
“La questione l’ho posta più volte, se non ricordo male anche in un’intervista al vostro giornale. E si riassume nel constatare un’organizzazione imprenditoriale, titolare di interessi rappresentativi, che partecipa non solo alla gestione del Governo regionale con un proprio assessore in Giunta, ma anche alla gestione del sottogoverno: penso all’Irfis e all’Irsap”.
Si può governare e sotto-governare poi chiedere una svolta, come se la svolta fosse ‘terza’ anche rispetto ai loro atteggiamenti?
“Mi auguro che anche Confindustria Sicilia contribuisca a imprimere una svolta al Governo Crocetta. Per fugare, quanto meno, il dubbio dell’ambiguità”.
Parliamo dell’accordo finanziario siglato a Roma dal Governo Crocetta. Qualcuno ha detto che il governatore ha svenduto l’Autonomia siciliana per un piatto di lenticchie…
“Intanto non siamo in presenza di una novità. L’accordo sull’articolo 37 dello Statuto, siglato dall’ex assessore all’Economia, Luca Bianchi, non mi sembra meno grave di quello firmato qualche giorno fa a Roma da Crocetta. L’accordo sull’articolo 37 ha affermato un principio, molto discutibile, secondo il quale trova tale articolo applicazione in cambio di nuove funzioni da assegnare alla Regione. Dico di più: da quello che osservo e intuisco, ho l’impressione che tale accordo potrebbe essere già operativo”.
Ci stanno rifilando nuove funzioni?
“La mia è solo un’ipotesi. In ogni caso, si passa sopra a principi e valori statutari. Se la Regione siciliana ritiene che siano stati lesi i principi dello Statuto ha il diritto-dovere di difenderli davanti alla Corte Costituzionale. Ora mi chiedo e chiedo: come si fa a rinunciare a contenziosi che, in alcuni casi, si sono risolti positivamente?”.
Ovvero?
“Faccio riferimento all’imposta sul bollo degli atti giudiziari. Lo Stato si era preso tutto l’incremento. La Corte Costituzionale, circa due mesi addietro, ha detto che una parte va alla Regione siciliana. Il problema, lo ripeto, non è il fatto in sé – in questo caso la Riserva – ma il principio”.
La Riserva sarebbe l’incremento delle imposte che, in parte, va destinato alla Regione siciliana?
“Per l’appunto. E ho un dubbio”.
Cioè?
“Il mio dubbio si riassume in una domanda: la rinuncia a questa Riserva vale per il 2014 o stiamo rinunciando anche al futuro?”.
Insomma, lei teme che, grazie all’accordo siglato al Roma dal Governo Crocetta, la Regione abbia rinunciato alle Riserve future?
“La mia è solo una domanda”.
Ma perché Crocetta ha firmato quest’accordo-capestro?
“L’emergenza. Ha provato a salvare il Bilancio della Regione incamerando 500 milioni di euro circa e un allargamento del ‘Patto di stabilità’ di altri 500 milioni di euro”.
Non ci sembra un grande risultato, considerato quello a cui abbiamo rinunciato.
“Non è un grande risultato. Crocetta ha scelto l’uovo oggi invece della gallina domani”.
Crocetta rinuncia ai contenziosi con lo Stato: pagano i cittadini Siciliani/ Il documento ufficiale
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