Interpreta il ruolo di Jack Lombardozzi, agente del reparto specializzato nella cattura dei latitanti. È l’attore catanese Francesco Giuffrida, in onda in prima serata su Rai 1 dal 12 settembre con la serie tv Catturandi – Nel nome del padre. Il giovane artista, conosciuto dal grande pubblico per aver interpretato la popolare fiction Carabinieri, ritrova il piccolo schermo dopo aver preso parte a pellicole che portano la firma di registi del calibro di Gianni Amelio, Marco Tullio Giordana e James Ivory. Il suo esordio da giovanissimo è stato come protagonista del film Così Ridevano diretto da Gianni Amelio, pellicola premiata con il Leone d’oro al Festival di Venezia nel 1998. Ha poi interpretato un cammeo ne I cento passi di Marco Tullio Giordana e vanta una candidatura ai Nastri D’argento come migliore attore protagonista per l’interpretazione nel film Prime luci dell’alba diretto da Lucio Gaudino. Adesso torna a parlare di mafia, nei panni di Giacomo Lombardozzi, componente della sezione Catturandi.
Dopo un periodo di assenza dal piccolo schermo, torni in tv con Catturandi per la regia di Fabrizio Costa. Che sensazione hai provato nel tornare e che esperienza è stata girare Catturandi?
«Le sensazioni sono state bellissime, lavorare con attori come Alessio Boni, Leo Gullotta e Anita Caprioli ti trasmette molto. Arrivare al grande pubblico è certamente una soddisfazione, vivo questo lavoro come un privilegio. È stata un’esperienza entusiasmante. Ad esempio abbiamo avuto la possibilità di conoscere i veri agenti della Catturandi, siamo entrati nei loro uffici e abbiamo visto come lavorano, la dedizione, la passione, ma soprattutto il sacrificio che impiegano. A volte possono passare anche anni di pedinamenti per arrestare i latitanti».
Ci puoi svelare qualcosa in più sul tuo personaggio?
«Jack Lombardozzi è un poliziotto dal profilo umano molto tenero, con molti anni di esperienza alle spalle e molto amico di Palma (Anita Caprioli). È un agente che crede nella sua professione e nel lavoro di squadra. Il gruppo è tutto, e questo non vale solo per la fiction, ma anche per la squadra nella realtà».
Catturandi porta in tv da un punto di vista diverso il tema della lotta dello Stato alla mafia. In cosa questa fiction è innovativa?
«Il punto di vista è quello della Catturandi, squadra specializzata nell’arresto dei latitanti. Tutto si svolge da questa prospettiva, da dentro si guarda a fuori. L’idea è di mostrare al pubblico un film che racconti la mafia da un’altra prospettiva. Personalmente credo siano molto curati i dettagli, i particolari, la fotografia. A mio modo di vedere è una fiction sincera, verosimile direi».
Portare in televisione la lotta alla mafia può essere un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica?
«Non so se questo telefilm abbia questa pretesa. Senza dubbio al contrario di altri film sulla mafia si focalizza sulla squadra. Qui gli eroi sono i poliziotti, che fanno sacrifici perché credono in quello che fanno. A differenza di quanto avvenuto in altri contesti televisivi, qui non si idealizzano i mafiosi».
Nel cast troviamo un altro siciliano come te, parliamo di Leo Gullotta?
«Quando ho saputo che avrei recitato con Leo Gullotta è stata un’emozione indescrivibile. Il mio film preferito è Nuovo cinema paradiso. Lui è un vero maestro, aver avuto la possibilità di incontrarlo e fare parte dello stesso film è stato un sogno, ma devo dire che tutta la squadra ha recitato con molta dedizione e passione».
Parliamo della Sicilia e di Catania, qual è il rapporto che c’è tra questa terra e il cinema?
«Io vivo a Roma per lavoro, ma Catania è una città bellissima che si presta per ogni set cinematografico, così come del resto tutta la Sicilia fino all’ultimo paesino più sperduto. È un set naturale, e negli ultimi anni grazie alla Sicilia film commission e al lavoro di registi molto attenti, l’Isola sarà sempre più utilizzata per le riprese dei film».
Progetti futuri?
«Attualmente sono impegnato con la Nazionale attori, da anni ci occupiamo di organizzare partite a scopo benefico. Ciò che mi rende felice è svolgere questa professione, entrare ogni volta in un personaggio diverso, non solo un lavoro, ma un grande privilegio».
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