IL CAVALIERE HA CAMBIATO STRATEGIA POLITICA: NIENTE PIU’ PARTITO ORGANIZZATO DALL’ALTO. AL CONTRARIO, UNA FORMAZIONE RADICATA NELLA SOCIETA’. CON PICCOLE ‘CELLULE CHE RICORDANO TANTO IL PCI DI TOGLIATTI VERSIONE ANNI ’40 E ANNI ’50. TANTI “CENTRI DI ASCOLTO” NEL TERRITORIO, PRONTI A RACCOGLIERE LE ISTANZE DAL BASSO. E A FUNZIONARE COME I CAF. E I CANDIDATI? LE SORPRESE ARRIVERANNO ALLE POLITICHE. PER STRASBURGO IL TRIDENTE DOVREBBE ESSERE RAPPRESENTATO DA IACOLINO, POGLIESE E AVANTI. CON L’INCOGNITA DI MICCICHE
Le ultime indiscrezioni raccontano di oltre mille e 300 circoli “Forza Silvio” già costituiti in tutta la Sicilia. Dietro c’è un lavoro certosino, che va avanti da mesi. Una rete di migliaia di migliaia di persone che lavora in silenzio per costituire quella che sarà la vera ‘anima’ di Forza Italia: una formazione politica che punta a radicarsi dal basso.
Rispetto al 1993, quando Berlusconi si accingeva a dare vita a Forza Italia, la filosofia e la prassi, oggi, sono completamente mutate. Diciamo che sono state capovolte. Tra il 1993 e il 1994 il Cavaliere – che si poneva in alternativa secca al Pds di Achille Occhetto – puntava tutto su una borghesia illuminata, o presunta tale, fatta dal fior fiore della classe dirigente dell’Italia di quegli anni.
Forza Italia versione 1994 fu un’operazione di vertice: o meglio, un’operazione di vertice che puntava ad arrivare alle classi popolari con l’uso sapiente del ‘carisma’ di Berlusconi e dei media. Allora il personale politico veniva selezionato tra le classi medio alte (più alte che medie, in verità). O su alcune ‘famiglie’ democristiane e socialiste.
Oggi, come proveremo a raccontare, il Cavaliere ha cambiato tutto. E mentre Casini e Alfano discettano del Partito popolare europeo, il Cavaliere, lavorando sodo, il Ppe lo sta creando per davvero.
Noi raccontiamo, anche se per grandi linee, quanto sta avvenendo in Sicilia. Ma il discorso della nostra Isola può benissimo essere esteso a tutto il Paese.
La novità – rispetto al 1994 – è che Forza Italia non punta più soltanto sulla borghesia: punta a radicarsi tra le classi popolari. Il radicamento e la linea politica non vanno più dall’alto vero il basso, ma dal basso verso l’alto. I circoli “Forza Silvio” servono proprio a questo: a radicare la nuova versione di Forza Italia nel territorio. Con l’occhio rivolto ai ceti popolari.
Ogni club deve essere composto da un minimo di 25 soggetti. Coinvolgendo tutte le estrazioni sociali. In Sicilia, come già accennato, se ne contano oltre mille e 300. E sono ancora in crescita. Noi abbiamo avuto modo di ascoltare alcuni dei protagonisti di questi circoli, per lo più giovani, ma anche meno giovani. Il denominatore comune che abbiamo trovato in tutti è una grande passione e una grande voglia di lavorare.
Quello che diremo adesso potrà sembrare strano, considerato che Berlusconi, da quando è entrato in politica, non ha fato altro che parlare male dei comunisti. Ma adesso – sembra incredibile! – il Cavaliere e i suoi collaboratori, nel radicare la nuova Forza Italia nel territorio, avrebbero scelto un modello che sembra molto simile a quello del Pci di Palmiro Togliatti degli anni ’40 e ’50 del secolo passato: una formazione politica presente nel territorio, soprattutto nelle aree popolari. Dove i circoli si presentano come “Centri di ascolto”, pronti a raccogliere le istanze che arrivano dal basso per trasferirle, a cascata, nei Comuni, nelle Province, alla Regione e al Parlamento nazionale.
L’obiettivo finale dovrebbe essere quello di una politica pronta a sbracciarsi sul territorio. Certo, il sistema mediatico è sempre pronto a supportare i grandi temi politici. Ma la novità è che i Circoli non solo dovrebbero restare, ma dovrebbero diventare centri operativi: non solo centri di ascolto, ma anche centri in grado di offrire servizi ai cittadini sul modello dei Caf potenziati. Con l’occhio rivolto alle nuove povertà che un’Unione europea sempre più ottusa e sempre più avara sta regalando al nostro Paese.
Che affetti avrà questa nuova organizzazione di Forza Italia sulle dinamiche del Partito? I primi riscontri si avranno quando sarà il momento di delineare le candidature per le elezioni politiche, che non si annunciano lontane. Su questo punto il Cavaliere vuole le mani libere: liste bloccate per potere mandare a Roma chi ha lavorato nel territorio con l’impegno di mantenere un legame stretto con lo stesso territorio.
Non si dovrebbero avere, invece, se non solo parzialmente, mutamenti radicali nelle elezioni europee. Anche se non dovrebbero mancare alcune novità. Sotto questo profilo, il ‘divorzio’ con Angelino Alfano e i suoi agevola il rinnovamento di Forza Italia in Sicilia, perché apre la strada a non poche novità.
Si parla tanto di candidati di Forza Italia alle elezioni europee. Scontata appare la ricandidatura di Salvatore Iacolino, europarlamentare uscente. Un’altra candidatura ‘pesante’ potrebbe essere quella di Salvo Pogliese, attuale vice presidente dell’Ars, molto forte nella Sicilia orientale, soprattutto nel Catanese.
Un terzo candidato date per certo è Giovanni Avanti, ex presidente della Provincia regionale di Palermo, esponente di punta del Cantiere Popolare-Pid di Saverio Romano (il Cantiere Popolare, è noto, non ha mai abbandonato Berlusconi, soprattutto nei momenti di di difficoltà).
Questi, grosso modo, dovrebbero essere i candidati più accreditati. Con possibili incognite. In lista, infatti, ci sarà anche uno o più esponenti della Sardegna (ricordiamo che, alle elezioni europee Sicilia e Sardegna danno vita ad un unico collegio). E ci dovrebbero essere anche le donne (il 30 per cento).
Insomma non è da escludere che, alla fine, possano andare in lista le attuali parlamentari regionali Barnardette Grasso e Luisa Lantieri. Così come non è da escludere che uno o due posti in lista possano essere riservati ai protagonisti dei Circoli, che avrebbero così la possibilità di cominciare a ‘pesare’ la propria forza.
Così come non è da escludere che, alla fine, il cavaliere chieda alla Sicilia e alla sardegna di fare spazio a Gianfranco Miccichè, oggi fuori da tutto.
Le previsioni, infine. Che dipenderanno in parte dal risultato elettorale di Forza Italia e, in parte, dal risultato dell’Udc e del Nuovo centrodestra democratico di Alfano. Queste due formazioni politiche – ovvero l’Udc di Casini e gli alfaniani – sono destinati, o forse ‘condannati’, a stare insieme. Alle europee e alle elezioni politiche nazionali.
La strada, per Casini e Alfano, anche alle europee, si annuncia tutta in salita. Il leader dell’Udc ha praticamente sbagliato tutto alleandosi con Mario Monti. Vero è che Scelta Civica è destinata a scomparire. Ma non è detto che i voti di un Monti ormai scomparso dall’immaginario degli italiani (che di lui ricordano soltanto le tasse, a cominciare dall’Imu, e gli esodati) vadano in caduta libera verso l’Udc o verso Alfano.
Visti dalla Sicilia, l’Udc e Alfano non sono messi male. Ma questi due Partiti dovrebbero prendere il 4 per cento a livello nazionale. E qui diventa tutto difficile. L’Udc è in discesa. Forse – ma gli dovrebbe andare veramente bene – potrebbe strappare un 2 per cento. L’altro 2 per cento dovrebbe arrivare da Alfano: cosa, questa, a nostro avviso molto difficile, visto che il Nuovo centrodestra è stato ormai ‘marchiato’ come il Partito dei traditori di Berlusconi: e con questo viatico non dovrebbero fare molta strada.
Perché questa disamina? Semplice: perché se Udc e Alfano, alle europee, affonderanno (cosa non improbabile), Forza Italia prenderebbe in Sicilia due seggi. Se, invece, Casini e il Nuovo centrodestra raggiungeranno il 4 per cento, Forza Italia da una parte e Casini e Alfano dall’altra parte si dividerebbero un seggio a testa.
Se casini e Alfano ce la faranno, la Sicilia, per questi due Partiti, dovrebbe riconfermare senza problemi l’uscente Giovanni La Via. Ma la partita di Casini e Alfano non è siciliana: è nazionale. Ed è una partita difficile.
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