Fortè, si apre lo spiraglio della cassa integrazione I tre commissari tentano di salvare i supermercati

La crisi di Meridi, gruppo appartenente al patron del Calcio Catania Antonino Pulvirenti, continua. La società fa capo a Forté, catena di supermercati che oggi conta 467 dipendenti in tutta la Sicilia a rischio disoccupazione. Tuttavia, da oggi per i lavoratori potrebbe esserci una boccata di ossigeno. Stamattina, infatti, nei locali catanesi della presidenza della Regione, è stata avviata la procedura per la cassa integrazione. Al tavolo erano presenti Simone Manfredi e Luciano Fausti, delegato anche per Elio Blasio: questi sono i tre commissari che dal 9 gennaio guidano l’azienda, precisamente da quando il tribunale fallimentare di Catania ha accolto la richiesta di amministrazione straordinaria formulata dallo stesso Pulvirenti. Insieme ai funzionari mandati dal tribunale c’erano anche la direttrice dell’ufficio provinciale del Lavoro Salvatrice Rizzo e le sigle sindacali confederali Filcams Cgil, UilTucs, Fisacat Cisl con le altre sigle Usi, Sinalp, Adil e Fast Consal.

«Siamo soddisfatti per l’accordo che è stato raggiunto – afferma Davide Foti di Cgil -. Abbiamo prodotto una richiesta che adesso dovrà essere convalidata Ministero del Lavoro e poi verrà sottoscritta dall’Inps». Passaggi per cui potrebbero passare dai 30 ai 60 giorni, per un sostegno economico di cui beneficeranno tutti i 467 dipendenti secondo il principio di fungibilità delle mansioni. L’ammortizzatore sociale avrà durata almeno di un anno, parallelamente alla durata della carica dei commissari. Un risultato «importante» lo definisce pure Rosario Vizzini, sindacalista di Usi. «Noi ci stiamo occupando da mesi della vicenda e continuiamo a essere dalla parte dei lavoratori. Molti supermercati continuano a rimanere aperti ma incassano la media di otto euro al giorno – prosegue -. Ai dipendenti viene detto che con quei soldi devono pagare la luce: con la cassa integrazione direi che ora possono anche chiudere questi punti vendita, non costringendo i lavoratori a stare in supermercati semideserti». 

Da quanto sostiene lo stesso sindacalista, oltre ai supermercati non forniti di merce, attualmente circa il 30 per cento dei punti vendita sarebbero chiusi per sfratto. Questa è la fotografia che immortala anche alcune cause che hanno portato alla crisi di Meridi: ai lavoratori che richiedono spettanze e rimborsi maturati negli ultimi anni si aggiungono anche le richieste dei fornitori e dei locatori, che reclamano i pagamenti delle somme arretrate.

Ora, tutto passa nelle mani degli amministratori straordinari. I quali, durante l’incontro, hanno illustrato i motivi che hanno portato alla situazione attuale: contrazione dei consumi e crisi finanziaria del gruppo di appartenenza sarebbero le cause maggiori. Secondo i commissari, la società che avrebbe fatto fatica a «riadattare la propria situazione aziendale al mutato scenario di mercato, con la conseguenza che gli elevati costi hanno eroso ulteriormente le marginalità», come riportato dal verbale redatto durante l’incontro. 

Intanto, sempre lo stesso terzetto di commissari, sta portando avanti i contatti con i fornitori nel tentativo di rifornire e fare ripartire i punti vendita. Dopo aver definito lo stato di salute dell’azienda, i commissari porteranno avanti dei contatti con altri gruppi del settore: in questo senso rimane in piedi la trattativa con Apulia, colosso della grande distribuzione. Tutti questi passaggi saranno importanti per il destino della società di Pulvirenti, che adesso attende l’udienza del 12 maggio in cui i giudici valuteranno la possibilità di decretare il fallimento della società.

Carmelo Lombardo

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