Tre mazzolini di fiori e una piantina, qualche lumino spento a causa del vento e due piccoli cartelloni con scritte grandi e colorate. È tutto poggiato su una panchina, la stessa sulla quale venerdì scorso è stato trovato morto un quarantenne senza fissa dimora di origine africana. A ricordare l’uomo, ieri pomeriggio, è stata la Palermo degli attivisti e della gente comune rimasta colpita dalla notizia. «Non siamo qui per un motivo politico, siamo qui per ricordare una vita che è andata via in silenzio in questa città». A prendere la parola è Pietro Milazzo, uno dei primissimi attivisti a interessarsi alla vicenda. «Quest’uomo è stata una vittima della povertà estrema», ha detto rivolgendosi alle persone presenti, circa una ventina.
Alcuni attivisti, Milazzo compreso, hanno formato su Facebook un gruppo intitolato Speranza 200, un numero che allude a tutti i senzatetto presenti per le strade di Palermo, secondo quanto appurato da un recente censimento. «Un numero impressionante – ha commentato l’attivista – Gente che rischia sino alle estreme conseguenze. Solo l’anno scorso ne sono morti un paio. Noi vogliamo semplicemente che non accada più. L’unico modo per ottenere questo risultato è far sentire la forza delle nostre opinioni contro questo abominio. Nel 2016 non si può morire perché non si è trovata una soluzione accettabile per chi vive per strada».
Secondo i volontari, una valida soluzione per contrastare il fenomeno potrebbe essere quella di chiedere l’assegnazione degli immobili di proprietà del Comune e dei beni confiscati alla mafia: «Vogliamo che queste strutture diventino sede di un centro di prima accoglienza e di riparo, dove i senza fissa dimora, qualora volessero, potrebbero trovare attenzioni e cure, un deposito per i propri oggetti o semplicemente un posto in cui potersi lavare. Insomma – continua Milazzo – un luogo che renda umana questa condizione di povertà». Non sono mancati, nel pomeriggio di ieri, anche i riferimenti alla scarsa attenzione rivolta alla vicenda da parte dei media locali: «Trovo scandaloso che nessuno si sia occupato pubblicamente di questa vicenda. Capisco che faceva poca audience, ma non ci sono morti meno importanti di altri».
Non basta, dunque, la sola assistenza fornita dalle associazioni di volontariato e dagli angeli della notte, che provvedono a distribuire cibo o coperta fra i senzatetto. «Non si assiste alla povertà, ma la si combatte. Non si può arrivare a pensare che sia normale che si possa vivere così, non è accettabile, non è giusto da nessun punto di vista – prosegue imperterrito Milazzo – È per queste ragioni che oggi ci siamo ritrovati qui, non solo in ricordo di questo essere umano che non c’è più». Qualcuno tra la folla si chiede dove sia finito il corpo e se potrà essere restituito alla famiglia, soprattutto alla luce delle condizioni in cui viveva qui in Italia. «Non ci sono mai esseri umani illegali, non ci sono esseri umani clandestini – ha concluso l’attivista – Ognuno deve essere rispettato in quanto essere umano: è questo che dobbiamo rivendicare, oggi anche per lui».
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