Formazione: sullo scandalo degli ‘stipendi d’oro’ serve un’operazione-verità

DATI E CIFRE CHE NON CONVINCONO TUTTI. ALL’APPELLO MANCA IL MONITORAGGIO SULLE RETRIBUZIONI ANNUE PERCEPITE NELLA FILIERA DEI SERVIZI FORMATIVI E TRA GLI IDONEI DEL PROGETTO PROMETEO

Lo scandalo degli stipendi d’oro nella Formazione professionale fa notizia, ma contribuisce a sfasciare completamente la credibilità di un settore che c’ha messo del suo per farsi triturare.

Cosa c’è dietro veramente questa pratica che non può neanche definirsi anomala di stipendi corposi erogati ad un gruppetto di fortunati? Come mai soltanto adesso è stata diramata la notizia?

La notizia è incompleta, perché gli ‘stipendi d’oro’ rilevati afferiscono solamente alle filiera degli Interventi formativi e dell’obbligo formativo. Mancano all’appello gli eventuali casi di stipendi esorbitanti di lavoratori impegnati negli ex Sportelli multifunzionali, già impiegati nel progetto Spartacus ed in atto in attesa di essere richiamati dal Ciapi in servizio. C

osì come mancano i dati relativi alla platea dei lavoratori degli enti a vario titolo de finanziati ed in attesa di essere impiegati nel progetto Prometeo. Solo mettendo insieme tutti i dati si potrà avere una reale concretezza sul fenomeno.

Cominciamo col dire che i dati sugli ‘stipendi d’oro’ emergono da quanto dichiarato da ciascun ente di formazione all’Amministrazione regionale. E secondo il quadro emerso sarebbero 24 i fruitori di stipendi annui oltre i settanta mila euro.

Secondo quanto risulta negli uffici del dipartimento regionale Formazione professionale, gli enti formativi che hanno tra i propri dipendenti percettori di cifre così elevate, rispetto alle tabelle economiche riportate per livello e impegno orario nel contratto collettivo di lavoro della Formazione professionale, sono:

Engim Sicilia con 11 addetti,

Eos-Ente obiettivo sociale con 3 adetti,

Enfap regionale con un’unità,

Enfaga Palermo con 1 unità,

il Cipaat con due addetti,

Associazione Carpan con 1 dipendente,

Esiea con 1 addetto come l’associazione Euro, Iripa Sicilia, Accademia Palladium e la società consortile Trec.

Engim Sicilia, in particolare, ha già, anche attraverso il nostro giornale, presentato una smentita e chiesto che vengano aggiustati i dati, perché pare che vi siano errori nell’elaborazione delle cifre, dichiarando senza dubbi che non ci sono casi in Sicilia, tra i propri dipendenti, di ‘stipendi d’oro’.

Se altri enti tra quelli citati avessero lo stesso tipo di certezza possono chiarire la posizione anche attraverso il nostro giornale.

Emerge una considerazione da questa vicenda: se ci sono enti formativi che hanno applicato un contratto di lavoro diverso da quello della Formazione professionale, che possa giustificare le cifre elevate negli stipendi di alcuni lavoratori, si troverebbero nella complicata situazione di aver dichiarato il rispetto del contratto di categoria che nei fatti però non sarebbe stato attuato.

Quale la conseguenza? La revoca dell’accreditamento? È questo un caso di definanziamento da parte dell’Amministrazione regionale?

Anche questo passaggio non sarebbe chiaro. Potrebbe anche darsi che molti enti abbiano deciso di elargire cifre elevate a propri dipendenti con profili funzionali di responsabilità nella certezza che questo potesse essere consentito dall’unità di costo standard che ha regolato l’attività e la contabilità nell’Avviso 20/2011. E se questi emolumenti così elevati coincidessero con dipendenti-legali rappresentanti o componenti del consiglio di amministrazione dello stesso ente? Cosa succederebbe in tal caso? Quali decisioni l’Amministrazione sarebbe disposta ad assumere?

La chiarezza in questo caso è d’obbligo sull’intera partita a maggior ragione che il settore si ritrova a dover gestire una platea di esuberi che mal digerirebbero la presenza nel settore di colleghi che percepiscono cifre due, in certi casi tre volte superiori ad un direttore generale di nono livello, come previsto dal contratto di lavoro del settore.

Una brutta storia che in un momento drammatico, quale quello che vive il settore della formazione professionale in Sicilia con stipendi in arretrato fino a oltre due anni, può alimentare il senso di odio che non porterebbe da nessuna parte.

Serve chiarezza, la stessa che l’assessore regionale alla formazione professionale, Nelli Scilabra e la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale al ramo, dovrebbero fare senza indugi.

Giuseppe Messina

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