FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA. I LAVORATORI DELLENTE DI FORMAZIONE CATANESE POTRANNO TIRARE UN RESPIRO DI SOLLIEVO. LA STRADA PER GIUNGERE ALLA NORMALIZZAZIONE E’ ANCORA LUNGA. A FINE LUGLIO SI FARA’ IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Alla fine il dipartimento di donna Rosa Corsello ha dovuto cedere. Dopo leclatante protesta di Giuseppe Raddusa, tornato a Palermo dopo unaltra settimana di silenzio da parte del dipartimento regionale Formazione professionale in merito ai mandati di pagamento attesi da mesi dallAram IeFp Catania, ente di appartenenza del lavoratore, si registra una prima schiarita. Ieri si sono ‘materializzati’ alcuni mandati di pagamento in favore dellAram IeFp Catania, relativi alle attività corsuali erogate in favore dei minori in obbligo scolastico, dellanno formativo 2012/2013.
Soddisfatto Raddusa:
Dopo aver constatato che i mandati di pagamento relativo ai primi anni dellOif relativi al periodo formativo 2012/2013 erano già usciti dalla ragioneria centrale presso lassessorato alla Formazione professionale ho deciso di rientrare a Catania sospendendo la protesta.
Finalmente è stata mantenuta questa volta la parola – aggiunge il lavoratore -. Lavvocato Lucio Guarino ha mantenuto la promessa fattami intervenendo presso la ragioneria per sbloccare gli ordinativi di spesa; mandati di pagamento che dovrebbero arrivare nelle ‘casse’ dellente nei prossimi giorni garantendoci alcune mensilità.
Ringrazio tutti coloro, colleghi e sindacati – conclude Raddusa – che mi hanno sostenuto in questa battaglia che non è stata solamente personale ma di tutti gli operatori del settore della formazione professionale.
Resta alta lattenzione sui pagamenti degli stipendi ai lavoratori del settore. Vedremo se entro la fine di luglio il dipartimento Formazione professionale riuscirà a recuperare due anni di ritardi erogando gran parte degli acconti e saldi maturati dagli enti formativi. Sarà utile verificare che la montagna di denaro che affluirà nelle ‘casse’ degli enti formativi in Sicilia finirà ai lavoratori.
Nota a margine
Questo dimostra che i lavoratori del settore della Formazione hanno un solo modo per vedere riconosciuti i propri diritti: scendere per strada come ha fatto Raddusa e protestare. Tutto il resto non serve a nulla.
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