Formazione? Serve a partiti e sindacati

A seguire il dibattito che si è sviluppato a seguito dell’annuncio che la Formazione professionale in Sicilia ha abbandonato le regole locali per adottare quelle europee si può con qualche approssimazione per largo difetto, che si tratta di una ‘rivoluzione’. Una rivoluzione di chiacchiere, perché la sostanza politica del ruolo e dei meccanismi nonché delle finalità non cambia nulla; anzi si rafforza il sistema degli affari e delle convenienze private dei centri operativi (nel nostro caso “formativi” di sempre).

Intanto il numero degli enti accreditati rimasti: sono circa 200 e quindi c’è spazio per assicurarne almeno un paio ciascuno ai 90 deputati dell’Assemblea regionale siciliana. Non è certo un caso se, sui già citati 90 parlamentari, uno solo ha sparato contro la spartizione dei corsi: Pino Apprendi, del Pd. Tutti gli altri hanno osservato e continuano ad osservare un religioso silenzio. Poi ci sono i sindacati, tranne la Cgil che si è da tempo chiamata fuori da quest’ambito, nonché qualche ente ecclesiale. Mancano le scuole professionali pubbliche, le uniche che posseggono tutti i requisiti strumentali e didattici per svolgere con competenza istituzionale e professionalità questo compito: e infatti il governo ‘rivoluzionario’ del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e dell’assessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino, le ha lasciate fuori.

L’avviso 20 ha messo in evidenza che la maggior parte dei corsi finanziati sono in provincia di Messina. E ti pareva! Con l’assessore al ramo messinese – parliamo del già citato Centorrino – legato in modo assai solidale con i maggiorenti di quella provincia, poteva essere altrimenti? Il seguente campionario ne è la dimostrazione più esplicita. Alcuni enti più rappresentativi della selezione “qualitativa” che è stata operata attraverso la scrematura operata tra gli enti accreditati: il Lumen di Messina, molto vicino all’onorevole Francantonio Genovese, ex segretario del Partito democratico, corsi di formazione finanziati per un milione di euro; sempre a Messina l’Aram finanziato per 3,2 milioni di euro; ancora a Messina l’Ancol finanziato per 2,7 milioni di euro, anche in questo caso l’ente è vicino ad un pezzo grosso, il sindaco della città dello Stretto la cui moglie, Daniela D’Urso, è una dirigente dell’ente formativo.

Poi vi sono enti di altre province, vedi Palermo, dove L’Efal è stato assegnatario di 6,6 milioni di euro; l’ente fa riferimento all’architetto Giuseppe Liga, attualmente alle prese con questioni giudiziarie in quanto professionista vicino a Salvatore Lo Piccolo. Ma non manca neppure qualche ente molto vicino al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è il caso della Server srl, finanziata con 886 mila euro, il cui amministratore è Biagio Semilia curatore dell’immagine del Presidente. L’elenco potrebbe continuare a lungo, magari lo faremo in altra occasione e ci fermiamo a questo campionario.

A proposito del dibattito cui accennavamo prima, ci interessa registrare le posizioni espresse da alcuni dirigenti sindacali, le cui dichiarazioni esprimono tutto il contenuto politico economico che contraddistingue l’arretratezza produttiva dell’economia siciliana. Barone (Uil): “Siamo riusciti a tutelare migliaia di lavoratori della formazione professionale” a proposito della loro inclusione fra i cassintegrati straordinari. Come se l’azione sindacale avesse ottenuto in attività uno stabilimento industriale e difeso l’apparato produttivo siciliano. Maurizio Bernava (Cisl): “La rivoluzione avverrà quando il governo avrà provveduto al pagamento degli arretrati dovuti”. Come se la produttività del sistema economico regionale dipendesse dal pagamento delle some dovute ai ‘formatori’. Dalla Cgil non è venuto alcun commento perché, come abbiamo detto in precedenza, quell’organizzazione sindacale dalla questione è fuori da tempo.

Sull’argomento non intendiamo intrattenerci oltre, ne abbiamo accennato per dovere di cronaca, ma sul costume politico e sugli intrecci di affari e di clientele non aggiungiamo nulla di nuovo rispetto ad un costume che in Sicilia possiamo dire fa tradizione e soffermarvisi serve solo ad indicare a chi non ha altre prospettive che la strada per l’inserimento sociale passa attraverso il percorso clientelare.

Vorremmo concludere con un auspicio: speriamo che presto l’assessore all’Economia, l’assessore alle Attività produttive e l’assessore alle Attività Agricole e della Pesca nonché l’assessore alle Infrastrutture, unitamente al presidente, ci annuncino un piano di interventi nel campo delle produzioni industriali delle tecnologie d’avanguardia accompagnati da accordi internazionali sulla loro collocazione in quei mercati. Infine, accordi di joint venture per proiettare nei mercati internazionali le innovazioni tecnologiche realizzate in Sicilia.

 

Riccardo Gueci

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