Formazione: se le società si ‘mangiano’ gli Enti senza finalità di lucro

Sale la tensione nel settore della formazione professionale. Le recenti condanne della Procura della Corte dei Conti confermano i dubbi sulla gestione e, in generale, sulla riforma del settore. C’e’ aria pesante intorno alla gestione del sistema formativo, con riferimento agli anni che vanno dal 2007 al 2011.

La riforma del settore formativo siciliano ha prodotto scompensi e preoccupanti concentrazioni di interessi solo per pochi. Diversi i punti critici che sembrerebbero avallare l’ipotesi di un sistema di potere finalizzato al mero guadagno. Realizzare, cioè, attraverso l’offerta formativa erogata profitti e ricavi, tipici di attività economica di natura prettamente commerciale. Come nel caso dell’Avviso 20/2011. E non è solo questa la strozzatura. (a sinistra, la riforma della formazione professionale voluta dal passato Governo regionale: metafoda – foto tratta da nbaitalianews.it)

Particolare attenzione sembrerebbe concentrarsi sul riconoscimento dell’integrazione di finanziamento concessa negli anni presi a riferimento. Il paradosso è che proprio la passata gestione politica e Ludovico Albert, in atto ancora dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, hanno messo in discussione l’integrazione finanziaria erogata agli Enti formativi prima che ne parlasse la Corte dei Conti. Proprio nei giorni scorsi l’ex assessore Mario Centorrino è stato destinatario della prima condanna erariale per mano della Procura della Corte dei Conti.

Qualche precisazione proviamo a farla. Intanto l’integrazione al finanziamento decretato è prevista dalla legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e successive modifiche ed integrazioni. Nulla di strano ad applicare una previsione normativa.

Cosa diversa è inventarsi un meccanismo di tavoli tecnici trilaterali per decidere chi può beneficiare e chi invece deve restare a bocca asciutta. I tavoli trilaterali sono serviti per convocare tutti gli Enti operanti nella legge 24/76 per conoscere, ancor prima della conclusione delle rendicontazioni finali, le partite dare e avere nei riguardi dell’amministrazione attiva. Un lavoro finalizzato a comprendere le cause delle maggiori somme richieste da ciascun Ente formativo rispetto al finanziamento decretato ed approvato in seno al Piano regionale dell’offerta formativa (Prof).

La cosa che ha appassionato diverse istituzioni è che a beneficiare dell’integrazione al finanziamento non vi sono tutti i soggetti di cui al Prof, ma una parte di questi, almeno 150 Enti formativi. E la cosa più stucchevole è che l’integrazione è andata anche a favore di diversi Enti formativi, operanti con risorse del Prof con la forma giuridica di società e non Ente o associazione senza finalità di lucro come previsto dalla legge regionale 24/76. Una vera e propria illegittima prassi.

Ma anche sul versante dei lavoratori si è prodotta una discriminazione: la disparità di trattamento tra lavoratori beneficiari del riconoscimento degli adeguamenti contrattuali ed altri invece che nulla hanno incassato. Si è svilito così lo spirito della legge regionale 24/76.

E’ il caso, per esempio, degli Enti formativi di ispirazione Acli, come l’Enaip di Ragusa e di Agrigento. Rosario Cavallo, responsabile del Ente ragusano ha subito danni dal mancato riconoscimento dell’integrazione al finanziamento per gli anni 2008, 2009 e 2012. “Si trattava – precisa Cavallo – della maggiore somma per gli adeguamenti contrattuali del personale dipendente assunto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2008. Le tredicesime mensilità relative agli anni 2009, 2010 e 2011 sono ancora oggi attese dai dipendenti”.

Stessa situazione ad Agrigento dove il responsabile, Nicola Perricone, ha chiesto e non ottenuto l’integrazione. Risultato? Come ha dichiarato lo stesso interessato al nostro giornale “l’integrazione negata ha prodotto la mancata corresponsione delle tredicesime mensilità al personale per gli anni 2008, 2009, 2010”. Una discriminazione bella e buona tra Enti.

E poi le società potevano ricevere finanziamenti per attività formative? Il contenuto della legge regionale 24/76 è chiaro ed incontrovertibile, sono fuori le società dal finanziamento regionale per attività corsuale. Eppure…

E poi la fideiussione. Se un Ente formativo è di proprietà di un grosso gruppo societario che nella vita fa attività d’impresa, l’emissione della fideiussione è cosa fatta. Il patrimonio societario, costituito da attività diverse da quella formativa, è sufficiente alla copertura della polizza. Ma un piccolo Ente quale quello del sistema Acli, per esempio, come potrà stipulare apposita polizza fideiussoria non possedendo alcun adeguato patrimonio societario?

La riforma della formazione professionale nasce quindi per alimentare gruppi societari in grado di sopportare qualsiasi ritardo dell’amministrazione regionale ed ottenere cospicui utili. La presenza di Enti operanti senza finalità di lucro, nel rispetto dello spirito della legge regionale 24/76, ad oggi in vigore, che faranno? Subiranno la macelleria sociale in capo ai lavoratori e dovranno svendere l’Ente? Forse che la non rendicontazione per il 2010 sia legata ad un complessivo progetto di concentrazione societaria nel sistema formativo regionale? E quanto è costata finora la squadra di rendicontatori esterni reclutati da Albert?

Sono i soliti, diversi interrogativi che meriterebbero chiarimenti al riguardo. La verità è che più si scava a fondo e maggiori sono le magagne. E per cavarcela con i versi di Alessandro Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”. Si tratta di un verso della celebre poesia ‘Il 5 maggio’, scritta in onore di Napoleone nel 1821, in occasione della morte. Mai come nelle recenti vicende della formazione professionale un richiamo storico possa calzare in maniera così efficace. Infatti, nel verso 31-32 dell’ode c’è la frase “ai posteri l’ardua sentenza”, il cui significato è che su determinati argomenti, oggi troppo controversi, toccherà ai posteri pronunciarsi.

 

Giuseppe Messina

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