Formazione professionale: scatta la diffida e messa in mora, il Governo con le spalle al muro?

MENO DI 90 GIORNI E SCATTERA’ LA CLASS ACTION NEL SETTORE DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE. SAREBBE AL PRIMA VOLTA E QUINDI UN RECORD. DA ASCRIVERE AL PRESIDENTE CROCETTA ED ALLA SUA GIUNTA ‘TECNICA’. UN PRIMATO POCO INVIDIABILE CHE LA DICE LUNGA SUL MANCATO RISPETTO DELLE LEGGI DI SETTORE

Piomba come un macigno sul settore della formazione professionale la diffida nei confronti del Governo regionale. Ed è una diffida di quelle che fanno male.
Nei giorni scorsi, è stato notificato, infatti, dal coordinamento regionale siciliano del Movimento di difesa del cittadino, l’atto extragiudiziale di diffida e messa in mora sul ripristino del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) nei riguardi del presidente della Regione, Rosario Crocetta, dell’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, dell’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra e della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del lavoro e ad interim della Formazione professionale.
Lo avevamo più volte anticipato in nostri precedenti articoli ed adesso è arrivata la batosta nei riguardi dell’esecutivo regionale. La citata associazione di tutela dei consumatori, su segnalazione di diversi aderenti, tutti lavoratori della Formazione professionale ha, infatti, avviato il procedimento, in applicazione di quanto previsto dall’articolo 3 del decreto legislativo n.198 del 20 dicembre 2009, volto a sanare l’omissione, reiterata per tre anni consecutivi, dell’adozione in Sicilia del Prof, previo parere espresso dalla Commissione regionale per l’Impiego.
Secondo quanto previsto dal richiamato decreto legislativo n.198, la Regione siciliana entro 90 giorni dovrà effettuare gli interventi utili alla soddisfazione delle richieste avanzate attraverso l’atto di diffida e segnatamente elaborare e avviare il Prof 2014. Trascorso infruttuosamente il citato termine, in applicazione dell’articolo 140 bis del Codice del consumo, il Movimento di difesa del cittadino potrà presentare l’azione collettiva risarcitoria.
È l’articolo 2, comma 446 della Legge 24 dicembre 2007, n. 244, innovando il testo del Codice del consumo con l’introduzione proprio dell’articolo 142 bis, ad introdurre lo strumento collettivo di difesa che dispone “I diritti individuali omogenei dei consumatori e degli utenti di cui al comma 2 nonchè gli interessi collettivi sono tutelabili anche attraverso l’azione di classe (Class action)”.
L’azione intentata dal Movimento di difesa del cittadino mira, chiaramente, al ripristino della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 che disciplina il servizio pubblico della formazione professionale indirizzata a minori, giovani under 35, lavoratori disoccupati, soggetti diversamente abili e lavoratori in servizio. La diffida mira anche al ripristino dell’articolo 4 della legge n.24/76 e 5 della legge n.845 del 21 dicembre 1978 che destina il finanziamento, tra gli altri, ai cosiddetti “enti strumentali”. Enti cioè giuridicamente riconosciuti, o associazioni che abbiano per fine, senza scopo di lucro, la formazione professionale e avere svolto attività qualificata nel settore da almeno tre anni, possedendo capacità tecniche e adeguate strutture formative. Escludendo dal finanziamento delle attività formative imprese in forma individuale ed associata e non aggravando illegittimamente il bilancio regionale con migliaia di assunzioni a carico di un ente totalmente controllato dalla Regione siciliana in violazione della legge regionale n.25 del 29 dicembre 2008.
Le figure di sistema, come progettisti, orientatori e valutatori, necessari per la programmazione, il monitoraggio e l’orientamento delle attività formative, sarebbero restituite così all’organizzazione interna degli enti formativi. Soggetti, quest’ultimi, legittimati a svolgere le attività, attesa l’attuale loro illegittima destinazione a non meglio individuate altre attività presso l’ente regionale Ciapi di Priolo. Con la diffida già notificata, come dicevamo, l’associazione dei consumatore mira a far cessare la triennale omissione negli adempimenti connessi all’attuazione di norme costituzionali, nazionali e regionali tutt’ora in vigore.
Norme, secondo quanto richiamato nell’atto di diffida, disattese dal Governo regionale mediante un coacervo di illegittimi e contraddittori atti amministrativi lesivi dei diritti degli utenti. Condotta omissiva dell’amministrazione regionale che si è verificata anche quest’anno con l’adozione del decreto dirigenziale n.5021 del 6 novembre 2013 che ha omesso, non adottando il Piano annuale dell’offerta formativa, che va approvato entro il 30 novembre di ogni anno, come previsto dalla legge regionale n.15 del 5 novembre 2004, di garantire il servizio nei confronti di tutti coloro che ne sono legittimi destinatari, non rispettando i procedimenti di legge per rendere il servizio pubblico.
La diffida mira anche a interrompere la prassi amministrativa di trasferire illegittimamente i lavoratori,titolari di contratti a tempo indeterminato, dagli enti di appartenenza al Ciapi di Priolo, attraverso la trasformazione del contratto in determinato e in aperta violazione del blocco delle assunzioni presso enti regionali come indicato nell’articolo 1, comma 10 della legge regionale n.25/2008.
Lo stesso “piano straordinario di intervento a favore dell’occupabilità (Piano giovani)”, riservato esclusivamente alla fascia di età tra i 18 ed i 35 anni, è stato adottato con il citato decreto dirigenziale n.5021 in violazione dell’obbligo di rendere un servizio, costituzionalmente garantito, alle già richiamate fasce di destinatari.
L’atto di diffida, propedeutico alla Class action, nel caso di reiterata omissione nei 90 giorni stabiliti dal decreto legislativo n.198/2009, mette a nudo la debolezza del governo Crocetta, incapace di garantire il rispetto delle leggi nel settore della Formazione professionale. Salta agli occhi il vero intento del governatore della Sicilia di buttare fuori gli enti formativi dal settore, precarizzare i lavoratori e centralizzare nelle mani di un solo soggetto la gestione di risorse, ore formative e personale.
La Class action rallenterà la rapida scalata dell’esecutivo verso lo svuotamento del sistema formativo regionale?

p.s.

A chiarimento, precisiamo che la diffida mira al ripristino della legge regionale in vigore. Nell’azione di classe amministrativa, a cui fa riferimento l’articolo, non si intende procedere per il risarcimento di alcun danno ma semplicemente per l’ottenimento di un servizio.

Giuseppe Messina

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