SI AVVICINA IL COMPLEANNO, LA PRIMA CANDELINA PER LESECUTIVO CROCETTA, MA VISTI I RISULTATI NEGATIVIPOCO O NIENTE CI SARA DA FESTEGGIARE.
Resta ancorata nelle sabbie mobili della politica siciliana il progetto di riforma del settore della formazione professionale. Dopo mesi di corrente alternata nelle relazioni sindacali, il Governo regionale ritenta un nuovo approccio di dialogo con le organizzazioni sindacali e le associazioni degli Enti formativi. Le parti sociali non hanno mai fatto mancare lapporto e la disponibilità allesecutivo del presidente Rosario Crocetta.
Il problema è un altro, il Governo ha sempre balbettato, pronto a firmare qualsiasi accordo istituzionale e restio a dare seguito ai contenuti delle intese trilaterali. Dalle parole della Scilabra, per esempio, in merito al calendario di scadenze promosso nei giorni scorsi, sembrerebbe emergere la solita melina a cui il Governo regionale del presidente Rosario Crocetta ci ha abituato. Stesso atteggiamento tenuto nei mesi scorsi, allungare i tempi per limpossibilità di fornire risposte definitive e risolutive.
Anche la programmazione dellennesimo percorso a tappe, con le tre scadenze scelte per i tavoli tematici, assomiglia molto allapproccio adottato sin dallinsediamento che ha portato sinora a chiacchierare su tutto senza procedere alla determinazione di provvedimenti amministrativi vincolanti, da sottoporre al vaglio dellAula di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano. Intanto, si avvicina il primo anno di vita dellesecutivo Crocetta ed il bilancio è catastrofico per il settore della Formazione professionale, irriconoscibile e smembrato nella sua missione, quella di sostenere una formazione di qualità per contrastare la disoccupazione giovanile che ha assunto livelli insostenibili, un giovane su due al Sud e in Sicilia è disoccupato o in cerca di prima occupazione.
Un dramma sociale che sembra passare inosservato sotto gli occhi di un Governo attento più ad esercitare il ruolo di sceriffo che a trovare soluzioni per arginare lemorragia di cervelli che sempre più emigrano altrove. E che dire dei circa dieci mila occupati nel settore della formazione professionale che lesecutivo del presidente Crocetta vorrebbe trasformare in precari a vita? Eppure, sin dallinsediamento, il governatore della Sicilia dichiarò che mai avrebbe licenziato un solo lavoratori della Formazione professionale. oggi si registra invece quella macelleria sociale che il Governo della rivoluzione avrebbe dovuto contrastare e rimuovere. Un bilancio fallimentare che conferma le lacune degli assessori tecnici e lasfissia di certa politica vicina al presidente Crocetta che mantiene il potere di condizionamento sulle scelte del settore.
Questo giornale non ha mai risparmiato critiche sulloperato del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, della sua giunta e degli assessori Nelli Scilabra ed Ester Bonafede, questultima con delega al Lavoro. La logica dello scaricabarile, che appare emergere dallinerzia dellesecutivo, non ha mai pagato, il Governo ha il dovere di riformare il settore ed il Parlamento siciliano di approvare una legge di riforma. Lassenza di una opposizione vera allAssemblea regionale siciliana ha creato il vuoto istituzionale.
Non una sola proposta di legge parlamentare è stata depositata allArs sul riordino del settore della Formazione professionale. Con le norme amministrative non si atterra da nessuna parte, e lesperienza fallimentare del governo precedente di Raffaelle Lombardo ne è la dimostrazione. Ad oggi si registra ancora il vuoto decisionale, il mancato avvio del processo di riforma del settore, della programmazione dei fondi comunitari relativi al periodo 2014/2020, dellaccelerazione della spesa, dei percorsi di rendicontazione e certificazione della spesa a valere sul Fondo sociale europeo.
Un sistema formativo, quindi, imbalsamato, mortificato. Lo ripetiamo, quello individuato dallaassessore Scilabra nel settore della Formazione professionale è un percorso a tappe per colmare i ritardi nel percorso di riforma o lennesimo bluff? Decidere per non decidere o cosa? Lassessore Scilabra, ha riaperto il confronto con le parti sociali fissando per il 21, 25 e 28 ottobre tavoli tematici per affrontare le diverse criticità. Lincontro del 21 sarà dedicato al segmento dellobbligo scolastico (Oif). Per il 25 il confronto è dirottato sul tema del ricollocamento del personale licenziato, sugli esuberi ed eccedenze. Il 28 si discuterà di esodo incentivato dal sistema formativo.
Lassessore Scilabra sembra aver deciso di riprendere il cammino del dialogo e della concertazione. Stupisce la decisione di tracciare un percorso a tappe con i sindacati e le associazioni degli enti formativi perché in contro tendenza rispetto alla volontà, più volte esternata dal presidente Crocetta dalle pagine dei quotidiani. Proprio il governatore, nei giorni scorsi, ha ripetutamente dichiarato via gli enti formativi dalla formazione professionale. Una scelta che appare maturare, quindi, in un clima di disaccordo con il presidente Crocetta.
Un controsenso o cosa? Non sarà che la strategia è sempre la stessa, agire di facciata per accontentare i sindacati tanto poi nulla si decide? Sara forse che con i tavoli tematici si sposterebbe lattenzione temporaneamente sul confronto in attesa che dalle inchieste della magistratura, arrivino nei prossimi giorni altri provvedimenti, magari dalle Procure della Repubblica di Palermo, Trapani e Caltanissetta, come anticipato dai giornali nei giorni scorsi? Scrollarsi la responsabilità di cambiare la rotta di marcia nel settore è ammettere il fallimento dellazione politica nel settore della Formazione professionale.
Lo ripetiamo, aspettare che sia la magistratura a colmare le lacune dellesecutivo regionale in termini di riforma del settore è quanto mai sbagliato. Ognuno faccia il proprio mestiere, alle forze dellordine ed alla magistratura inquirente spetta il compito di scovare malfattori, ladri, truffatori che si annidano nelle dinamiche del settore formativo. Loro non centrano nulla con il compito istituzionale di dare un futuro alla Formazione professionale che resta strumento strategico per la crescita culturale della società siciliana.
La logica dello scaricabarile, che appare emergere dallinerzia dellesecutivo, non ha mai pagato, il Governo ha il dovere di riformare il settore ed il Parlamento siciliano di approvare una legge di riforma. È trascorso il primo ano e non si riscontra uno stralcio di disegno di legge. Lassenza di una opposizione vera allArs ha amplificato un certo disinteresse delle istituzioni sul futuro del settore e dei dieci mila lavoratori.
Non una sola proposta di legge parlamentare è stata depositata allArs sul riordino del settore della Formazione professionale. E poi a chi giova il massacro mediatico del settore? Solamente il 2 per cento degli enti accreditati alla Regione siciliana è stato trascinato dalle inchieste giudiziarie, eppure lopinione pubblica è stata raggiunta da messaggi fuorvianti e pericolosi. Strumentalizzazione o cosa? I tanti enti formativi puliti e virtuosi perché accostarli al sistema mafioso?
Cosa centrano i circa dieci mila lavoratori del settore e le loro famiglie con la mafia? Non è un prezzo, forse, altissimo che lavoratori e enti virtuosi non meritano? Se il 2 per cento degli enti o parte, come ha affermato qualcuno nei giorni scorsi, opera in un settore che parrebbe rispondere allo schema mafioso, accusa tutta da accertare e verificare con riscontri e prove inconfutabili, perché tirare dentro anche il rimanente 98 per cento? Quale fine, obiettivo, risultato interessa raggiungere con il fango gettato sul sistema formativo? A chi interessa ? Si parla e si chiacchiera ma la seconda annualità dellAvviso n.20/2011 non ha ancora visto la luce ed i pagamenti in favore dei lavoratori sono fermi al palo, come le rendicontazioni finali. Perché su questi argomenti non si registra la stessa attenzione di certa parte dellinformazione? Il fallimento del governo regionale sulla Formazione professionale, che più volte abbiamo annunciato in nostri precedenti articoli, sembra concretizzarsi allo scoccare della fine del mese di ottobre, allorquando saranno dodici i mesi trascorsi.
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