Formazione professionale: IFP, dopo l’incontro di ieri un disegno di legge governativo per le emergenze?

IL GOVERNO REGIONALE BRANCOLA NEL BUIO. AL TAVOLO TEMATICO SULLA FILIERA DELL’ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (OIF) NESSUNA RISPOSTA DEFINITIVA SULLA SOLUZIONE DELLE EMERGENZE. ANCORA UNA VOLTA L’ESECUTIVO DECIDE DI NON DECIDERE.

Pronta una proposta di legge per regolamentare la filiera dell’Istruzione e Formazione professionale (Oif). Ad annunciarlo l’assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale, Nelli Scilabra nel corso dell’incontro di ieri con le parti sociali.

La prima delle tre tappe indicate con l’accordo dello scorso 17 ottobre, le altre due sono previste per il 25 e 28 ottobre, si è conclusa in perfetto stile crocettiano. Ancora una volta, infatti, il Governo regionale ha deciso di non decidere. Il tavolo tematico sull’Istruzione e Formazione professionale (Oif) avrebbe dovuto dare risposte immediate e soluzioni alle criticità del presente.

La scadenza dell’Avviso 19/2011 relativo ai secondi e terzi anni non ha un’alternativa, l’avvio del primo anno di attività dei percorsi di alternanza istruzione e formazione professionale diretti ai minori in obbligo scolastico, il reperimento delle risorse necessarie a finanziare le attività su base triennale, l’individuazione di criteri per l’assegnazione dei corsi e del personale di quegli enti formativi sottoposti a revoca dell’accreditamento.

Tutte emergenze senza una risposta. Anzi, l’assessore Scilabra ha pensato bene di rinviare ogni decisione all’incontro fissato per il prossimo 28 ottobre. Non è conducente rispondere alle emergenze con l’annuncio di un disegno di legge sul riordino del segmento del sistema regionale di offerta formativa.

Lo sforzo di produrre una proposta di legge è interessante, per carità, ma non esaustivo nella soluzione delle criticità che abbisognano di risposte immediate e percorribili.

L’idea di organizzare la filiera dell’IFp come un’azione complementare all’istruzione pubblica è tema interessante e meritevole di attenzione.

Le organizzazioni sindacali presenti al tavolo tematico, ognuno con le proprie posizioni, hanno tracciato un possibile percorso realizzabile per restituire qualità ed efficacia all’offerta formativa sul territorio.

Non vi è dubbio che quello dell’Ifp (Oif) è il segmento del sistema formativo regionale più sensibile perché destinato ai minori in obbligo scolastico. Ed allora l’offerta formativa dovrebbe differenziarsi sul territorio garantendo alle famiglie una doppia opzione di scelta per i propri figli.

Pensare, quindi, ad una rete scolastica regionale composta dagli istituti scolastici pubblici ed in alternativa dagli enti formativi. Enti, questi ultimi, in grado di erogare una formazione specialistica e diretta ai minori in obbligo. Questo significa che gli enti di formazione dovrebbero rispondere almeno a due requisiti essenziali, l’accreditamento e il possesso di esperienza maturata sin dalla sperimentazione del 2007.

Per riorganizzare la filiera dell’IFp è necessario partire dalla mappatura degli enti formativi presenti su base provinciale e da una sotto mappatura legata all’offerta dei percorsi didattici e delle qualifiche.

Sulle emergenze, un aspetto è stato trattato e rinviato al 28 ottobre perché sollevato da una precisa componente sindacale presente al tavolo. Si tratta di quei corsi di formazione da avviare o già avviati e non conclusi da enti formativi sottoposti alla revoca dell’accreditamento. Allievi e lavoratori che oggi sono in attesa di conoscere il loro futuro, dato che il Governo regionale non ha ancora fornito risposte adeguate a garantire la continuità nell’erogazione dell’offerta formativa ai minori in obbligo scolastico.

La questione è semplice, serve una decisione su come assegnare i corsi di enti come Ial Sicilia, Iraps, Anfe Catania, Ancol (previa verifica del mantenimento del requisito di obbligo scolastico) oggi revocati. Contrastare i licenziamenti significa decidere e in fretta. I ritardi della pubblica amministrazione regionale, per esempio, producono l’effetto opposto, e cioè il licenziamento. E questo accade allorquando gli uffici pubblici ritardano o non autorizzano, attraverso l’emissione di apposito decreto di assegnazione, i corsi e gli allievi degli enti revocati ad altri soggetti presenti sul territorio ed in possesso dei requisiti e dei laboratori specialistici.

Il Governo regionale, ieri, ha perso l’ennesima occasione per trovare soluzioni definitive al termine di una riunione con le parti sociali. Anche questa volta si è giocato al rialzo e rinviato le decisioni che famiglie, minori e lavoratori si attendevano. L’ennesimo bluff?

Francamente non pare, secondo autorevoli osservatori, emergerebbe la conferma, invece, di un preciso disegno politico volto a sfiancare sindacati ed enti per spingerli verso la chiusura del sistema formativo regionale con conseguenze immaginabili, precariato e macelleria sociale.

Secondo il pensiero di autorevoli esponenti sindacali la previsione avanzata dal ragionamento volta allo smembramento del settore sarebbe errata a tendenziosa, convinti come sono che tutto ciò che propina l’assessore o il rappresentante dello staff, chiamato di volta in volta a sostituire il giovane esponente di governo, sia la strada maestra.

L’assessore Scilabra, ricordano attenti osservatori, ha apposto la propria firma all’accordo del 3 giugno scorso sulla riorganizzazione delle filiere del sistema formativo con i sindacati autonomi, gli stessi che da qualche tempo non convoca più. È sacrosanto chiedersi perché senza sollevare gli scudi reali?

Non sempre ciò che luccica è oro recita un vecchio detto e questo i lavoratori, oramai diffidenti su tutto e tutti lo sanno bene. A volte basterebbe vagliare con maggiore attenzione ciò che accade intorno e trarre dalle sfumature le giuste dritte per concentrare gli sforzi verso la direzione del bene comune. E questo per qualsiasi sindacalista dovrebbe significare difendere la continuità lavorativa e la salvaguardia non solo del proprio posto di lavoro ma anche di quello degli iscritti e più in generale dei lavoratori attivi.

Giuseppe Messina

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