Formazione: perché non si attivano i contratti di solidarietà?

da Fabrizio Russo
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Non si ferma la macelleria sociale ai danni dei lavoratori della formazione professionale. Il Governo Lombardo li ha assurti a vittime sacrificali di un finto rinnovamento che devastato la vita di questi lavoratori e delle loro famiglie mantenendo inalterato, invece, il sistema di potere che ha sperperato milioni di euro di risorse ai danni del contribuente siciliano.

Per farla breve, i lavoratori sono stati licenziati, mentre gli Enti formativi dei politici siciliani ancora lì a sperperare soldi pubblici. La solita ipocrisia Italica all’ennesimo scandalo del politico ladrone finge d’indignarsi, ma nessuno riesce a spiegarci ed spiegarsi come mai nessuno invece s’indigna sulla enorme massa di risorse pubbliche che sono state destinate alla formazione professionale siciliana e mai dicasi mai rendicontati!

Sono e sono stati soldi destinati alla retribuzione dei dipendenti? Può darsi, ma nessuno in mancanza di bilanci e rendicontazioni può dirlo con certezza.

Ma allora da quali numeri vengono gli “esuberi”? Qualcuno è in condizione di mostrare, dati alla mano, che i costi della formazione professionale sono esclusivamente riconducibili ai costi del personale? Sono stati presentati piani aziendali dove alla riduzione dei costi del personale si accompagna una politica di costi di gestione?

Silenzio assordante. Eppure nella formazione professionale siciliana è di moda giocare a fare “gli Aziendalisti” tutti parlano di riduzione dei costi ma si declina con una parola sola: licenziamenti!

Silenzio dai candidati presidenti che, sulla questione, hanno rilasciato dichiarazioni banalmente rassicuranti; silenzio dai candidati all’Ars che, appena un anno fa, si accanivano in un’accanita difesa del Ludovico Albert pensiero e che oggi non ricordano, non sanno… Una vera vergogna.

In realtà, bisogna avere il coraggio di dire che sulla formazione professionale siciliana regna una totale omertà da parte di tutti politici, sindacati, giornali della carta stampata. Un vero regime.

I motivi sono facili a dirsi: nessuno vuole occuparsi delle illegalità che regnano nel settore. AI lavoratori dipendenti dai politici nessuna solidarietà, nessuna clemenza.

Eppure una soluzione alternativa alla macelleria sociale potrebbe esserci, ma nessuno ha voluto esplorarla seriamente: contratti di solidarietà.

E’ molto strano che, in un settore dove si è sperimentato addirittura anche la legge Prodi bis equiparando, in modo incredibile, un Ente di formazione ad aziende come la Parmalat, non si possa sperimentare e valutare la possibilità di attivare tale procedura.

Perché?

Redazione

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