Formazione, perché Centorrino non ci convince

Il contenuto della lettera trasmessa dal professore Mario Centorrino, ex assessore regionale alla Istruzione e Formazione Professionale al nostro giornale offre diversi spunti di replica. Partiamo dal convincimento che il settore della formazione professionale, anziché riordinato, è stato privatizzato come più volte asserito da noi in vari, precedenti, articoli.

La posizione del professore Centorrino non persuade e spieghiamo perché. Intanto per il metodo utilizzato, ovvero quello di riformare un settore a suon di provvedimenti amministrativi, senza minimamente considerare il corposo quadro normativo regionale di supporto al funzionamento del settore. Non ci convince affatto l’azione politico-amministrativa attuata in tandem con l’allora dirigente generale al ramo, Ludovico Albert, disattendendo totalmente leggi e accordi.

Prima del suo insediamento, avvenuto a fine giugno del 2010, il Governo regionale guidato dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo, aveva sottoscritto, nel settembre del 2009, le “Linee guida per l’implementazione delle politiche per la formazione professionale in Sicilia”. Frutto di un lavoro di mesi con le parti sociali, il documento ambiva a promuovere ed attuare un processo di riordino e rilancio dell’intero sistema formativo regionale, per allineare il settore alle nuove ed emergenti necessità di un mondo del lavoro in continua e profonda trasformazione.

Fulcro del processo di riorganizzazione del settore era l’allineamento della programmazione dei Fondi strutturali con la vigente legislazione regionale in materia di formazione professionale.

Fatti concreti e documenti ufficiali alla mano, dimostriamo come le affermazioni dell’ex assessore Centorrino, si siano allontanate dalla prospettiva condivisa da tutta la filiera formativa e dal Governo regionale. Linee guida che implementavano un processo di profondo rinnovamento, fondato sulla certezza delle regole e della tempistica nel rispetto delle obbligazioni contrattuali, sulla maggiore efficienza delle procedure gestionali, sulla qualità dei percorsi formativi e sulla centralità dell’utenza. Una nuova politica della formazione professionale, basata anche sulla valorizzazione delle competenze impiegate nelle strutture formative, nel pieno rispetto e salvaguardia delle condizioni lavorative previste nel contratto collettivo di lavoro della categoria. Una sequela di principi, frutto di un accordo raggiunto dopo mesi di trattativa, disatteso in toto o quasi.

Per la verità, l’unico collegamento tra l’azione del duo Centorrino/Albert e le “linee Guida” è stato l’introduzione di un costo orario standard, uniformando il criterio di finanziamento uguale per tutti. Prendiamo, ad esempio, la delibera di giunta regionale n.350 del 4 ottobre 2010: in larga parte disattesa, se si pensa alla gestione del personale in esubero, determinato dall’introduzione, d’amblè, del costo unitario standard che ha ridotto il finanziamento in capo agli Enti di formazione cosiddetti storici (con maggiori costi legati alla presenza di anzianità di lavoro e attività corsuali rivolte a soggetti diversamente abili, con un aggravio di costo ulteriore per la presenza dell’insegnante di sostegno, nel rispetto del contratto collettivo e delle norme in vigore), favorendo, invece, un maggiore finanziamento agli Enti privi di personale dipendente o con meno di tre anni di attività nel settore.

Il sistema adottato da Centorrino ha favorito l’introduzione di nuove società di capitali, contravvenendo al principio dell’Ente strumentale di cui all’articolo 4 della legge 24 del 6 marzo 1976. La sensibilità al settore e nei confronti dei lavoratori, che spesso Centorrino richiama, avrebbe richiesto (come peraltro sottolineato da alcune organizzazioni sindacali – Uil e Ugl che non hanno sottoscritto il protocollo sulla “Buona formazione” – favorevoli all’introduzione entro un biennio del costo unitario standard), di assumere una diversa determinazione. Cosa che non è avvenuta, con conseguente avvio di processi di mobilità da parte di moltissimi Enti, impossibilitati a coprire il costo del personale nella sua totalità.

Eppure la legge regionale, più volte, ha ribadito il principio della copertura totale del costo del personale dipendente degli Enti formativi. L’articolo 39, terzo comma, della legge regionale 23 del 23 dicembre 2002 dispone che: “I pagamenti relativi alle spese del personale dipendente degli enti gestori delle attività di cui alla legge regionale 6 marzo 1976, n.24 e successive modifiche ed integrazioni sono disposti mensilmente. Gli Enti gestori provvedono ad accendere apposito conto da utilizzare esclusivamente per tale voce di spesa e, per singolo progetto formativo, vengono accreditate, da parte dell’Amministrazione regionale, le risorse relative alla voce di costo del personale nella misura necessaria alla copertura integrale della stessa”.

Come mai in sede di programmazione delle attività formative, Centorrino non ha sentito la necessità di mantenere la precedente circolare che prevedeva l’apertura di conti separati con riferimento ad allievi, personale dipendente e gestione? A chi ha giovato? Vogliamo parlare della presunta innovazione, apportata dal professore Centorrino, con lo spostamento della copertura finanziaria sul Fondo sociale europeo, che avrebbe salvato – a suo dire – il settore?

Anche su questa partita siamo critici. La legislazione regionale di settore ancora oggi in vigore prevede già la possibilità di utilizzare le risorse comunitarie, in aggiunta a quelle regionali e statali, per la copertura finanziaria delle attività formative.

A prevedere tutto questo è l’articolo 13 della legge regionale n. 27 del 15 maggio 1991 dispone che “l’assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione, in armonia con le linee della programmazione regionale, provvede alla programmazione delle iniziative di formazione professionale di propria competenza, ivi comprese quelle previste dalla presente legge, ed al coordinamento dei mezzi e delle risorse disponibili derivanti dai fondi regionali, statali e comunitari, avvalendosi della Commissione regionale per l’impiego, nonché dell’Agenzia regionale per l’impiego e per la formazione professionale e dell’Osservatorio regionale del mercato del lavoro, istituiti ai sensi della legge regionale 21 settembre 1990, n.36”.

Ancora: la legge regionale 23 dicembre 2002 aveva ripreso il principio del cofinanziamento delle attività formative. Il primo comma dell’articolo 39 di detta legge, infatti, recita: “A decorrere dall’1 gennaio 2003, alla realizzazione del piano per la formazione professionale di cui alla legge regionale 6 marzo 1976, n. 24 e successive modifiche ed integrazioni, si provvede con le modalità previste per le attività formative cofinanziate dal fondo sociale europeo”.

Dove sta, pertanto, la novità apportata dal tandem Centorrino/Albert? Noi non la vediamo. Inoltre, in merito all’utilizzo dei fondi europei, va precisato che l’art. 15 del Regolamento (CE) n.1083 del 11 luglio 2006 introduce il principio della addizionalità. Significa, cioè, il rigoroso rispetto dell’impegno, da parte della Regione siciliana, di aggiungere una quota di risorse regionali concordata con la Commissione europea. In parole più semplici, i fondi europei non si possono sostituire agli interventi ordinari di Stato e Regione. Se avviene questo, i fondi europei, da aggiuntivi, diventano sostitutivi: cosa espressamente vietata dall’Unione Europea (utilizzazione impropria dei fondi europei che rischia, peraltro, di diventare oggetto di contestazione in fase di rendicontazione).

La verità è che il “trio delle meraviglie” definito più volte “famigerato” (cioè “tristemente famoso”, Professore, la fama si costruisce e, spesso, ci precede) ben si confà, a nostro modesto avviso, alla carrellata di comportamenti scollegati da norme, accordi, patti che ha caratterizzato l’azione di governo nella formazione professionale degli attori del momento: Raffaele Lombardo, Ludovico Albert e Mario Centorrino. Un’azione paradossalmente contraria ai principi sanciti nelle Linee guida e nei successivi accordi. La mano sinistra che non fa ciò che fa la mano destra. Per non parlare del caos gestionale dovuto al mal funzionamento, per esempio, delle piattaforme informatiche Caronte e Faros, pagate a suon di quattrini per tracciare in ogni momento le fasi della gestione dell’Avviso 20. Altro che qualità!

Nella lettera alcuni temi come gli esuberi, l’accompagnamento al pensionamento, la riqualificazione del personale dipendente sono solamente richiamati. Nulla è stato fatto per gestire il processo di fuoriuscita o ricollocamento dei lavoratori ritrovatisi senza lavoro per effetto dell’introduzione del costo unitario standard. Non ci risulta alcun piano predisposto per la gestione del processo di prepensionamento incentivato verso i lavoratori. Così come non ci risulta che i controlli di qualità ai quali fa riferimento il già assessore Centorrino abbiano impedito le assunzioni.

Ci incuriosisce il richiamo al modello piemontese. Ma perché? Forse è riferimento positivo quello di chi ha operato in quella Regione per chiudere un importante ente formativo come lo IAL o la stessa Agenzia regionale? E che legame avrebbe questa affermazione con il contesto siciliano, completamente diverso da quello piemontese? Forse il professore Centorrino l’elemento di comunanza lo conosceva già e probabilmente lo ravvisava in Ludovico Albert? In Piemonte come in Sicilia. Stesso approccio, stesso risultato: la chiusura di un modello e l’apertura a società di capitale.

Per non parlare dell’enorme contenzioso nato da scelte poco ponderate in merito all’esclusione di diversi Enti formativi dall’Avviso 20/2011. Diversi ricorsi sono stati decisi nelle scorse settimane con la riammissione degli Enti. Una gestione caotica che non ha apportato benefici al settore che si è ritrovato con circa 600 lavoratori licenziati e un esubero di un migliaio di altri operatori. Sono questi i risultati positivi? A noi,in verità, sembra un disastro sociale.

In tema poi di parentopoli e consociativismo, tema caro all’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, non un’iniziativa è stata posta in essere per smascherare gli eventuali malfattori e far emergere accordi sottobanco o scambi di voti. Il clientelismo si annida in ogni settore della pubblica amministrazione, questa non è una novità. Sulla parentopoli insiste una corposa indagine della magistratura che ha posto le lenti di ingrandimento proprio nella provincia di Messina dove, pare, vi sia un fortissimo centro di interessi, che annovera svariati Enti formativi tutti collegati ad un unico gruppo politico.

Il professore Centorrino con ogni probabilità, sarà anche a conoscenza della grande attenzione riversata dalle autorità inquirenti nei settori della Istruzione e Formazione professionale nel territorio dello Stretto. Senza dovere richiamare le nefaste citazioni del Medioevo per cui “Excusatio non petita, accusatio manifesta”.

 

 

Giuseppe Messina

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