Formazione, parla Giuseppe Raimondi: “Centorrino e Albert? Lasciamo perdere…”

Non convince affatto la decisione di Raffaele Lombardo, presidente della Regione siciliana dimissionario, di non decidere sulla sostituzione del dimissionario Ludovico Albert. Il dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale si è dimesso con riservata consegnata nelle mani di Lombardo alla vigilia di Ferragosto e prima della gita in Valle D’Aosta. Lombardo sta divorando l’ennesima opportunità di riscattarsi nei confronti di una platea di oltre 10 mila lavoratori (compresi coloro che operano presso gli Sportelli Multifunzionali degli enti formativi).

Non decidere il sostituto significa lasciare nella confusione tutto il sistema formativo regionale. Cosa alquanto pesante se si pensa che siamo a meno di un mese dall’ottobre elettorale. In questa calda estate siciliana, la formazione professionale ha, infatti, tenuto banco. Diverse sono state le notizie che hanno mantenuto alta l’attenzione nel settore. Noi ci siamo stati e continueremo il nostro impegno. Ed è per questo motivo che ringraziamo i lettori, che sempre più, investono il loro tempo approfondendo i temi trattati da LinkSicilia. Sottolineiamo con orgoglio i dati relativi alla lettura assidua delle notizie pubblicate sulla formazione professionale. Ai lettori ci sforziamo di garantire un quotidiano impegno sulla politica regionale e nazionale come sulla formazione professionale, cercando di capitalizzare al meglio l’informazione su uno dei settori più politicizzati e poco chiari.

Ed è nel rispetto della consueta nostra chiarezza e del “sacro” diritto alla replica che con piacere ospitiamo una intervista rilasciata al nostro giornale da Giuseppe Raimondi, Segretario regionale Uil Scuola/Formazione professionale. Diversi i temi trattati con il sindacalista: il ruolo di Mario Centorrino ed Albert nella riforma del settore, l’impegno di Raffaele Lombardo nella formazione professionale, l’importanza della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976. Poi il Fondo sociale europeo fino alla critica nei confronti del Presidente della Fondazione Cas Onlus, Francesco Menallo, in merito ad alcune affermazioni rilasciate dallo stesso in una recente intervista sulle pagine di questo giornale. Un Giuseppe Raimondi disponibile, chiaro, senza peli sulla lingua nelle dieci risposte rilasciate. Appassionato come al solito quando si tratta del settore della formazione professionale.

Caro Raimondi (foto sotto), lei che da sempre è in prima linea a difesa dei lavoratori e del settore della formazione professionale, non pensa che la legge 24/76 sia ancora utile al settore?

“La legge regionale 24/76 è una legge ordinamentale e come tale fissa un sistema di regole che non si può eludere quando si organizzano e finanziano corsi di formazione professionale. Noi siamo sempre stati dell’idea che le regole europee e le norme del quadro normativo siciliano in materia possono armonicamente coesistere, anzi devono coesistere. Ecco perché, quando il governo regionale scelse di trasferire il costo del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) a carico del Fondo sociale europeo (Fse), illustrammo alle competenti commissioni legislative Bilancio e Cultura, Lavoro e Formazione professionale presso l’Ars una proposta che contemperasse, nel rispetto del regolamento comunitario n. 1083, la convivenza di due tipologie di attività. Infatti il documento propositivo prevedeva il finanziamento della cosiddetta formazione di base e/o iniziale a carico del bilancio regionale e quella specialistica, concernente la formazione diretta alle Case circondariali, alle fasce deboli della popolazione ed ai diversamente abili, a carico del Fondo sociale europeo (Fse)”.

Cosa non l’ha convinta nel passaggio dal bilancio regionale ai fondi comunitari?

“In nessuna parte del mondo ed in nessun settore si è mai verificato di passare dopo circa 30 anni da un sistema di regole ad uno completamente nuovo senza un periodo di transizione, tanto più se questo passaggio comporta una pesante ricaduta in termini occupazionali”.

Qual è stato l’impegno di Raffaele Lombardo per migliorare la formazione professionale, la cui riforma l’ha definita epocale?

“Una scelta equilibrata, di vero governo, il Presidente Lombardo l’aveva fatta nel 2009 sottoscrivendo un accordo con enti e sindacati che prevedeva un graduale e progressivo abbattimento dei costi del Prof, allora tutti a carico del bilancio regionale. La decisione consentiva un equilibrato e graduale passaggio da un sistema all’altro, rendendo i costi compatibili con la spesa prima della programmazione del nuovo sessennio del Piano Operativo Sicilia Fondo sociale europeo 2014-2020. Questo avrebbe ridotto al minimo il fenomeno degli esuberi, che si sarebbero potuti gestire serenamente. L’azione prevista dal governo regionale, da noi condivisa, era articolata e prevedeva un esodo per i lavoratori che avessero un debito previdenziale di massimo cinque anni. Periodo che avrebbe rispettato quanto stabilito dall’articolo 132 della legge regionale n.4 del 16 aprile 2003 che ha istituito il Fondo di garanzia regionale per la formazione. L’intervento tracciato dal governo regionale prevedeva anche un sistema permanente di aggiornamento per il personale e l’ offerta formativa qualificata e differenziata nel territorio. Una rete scolastica, cioè, che prevedeva l’istituzione pubblica classica ed i centri formativi ove adempiere sia all’assolvimento dell’obbligo formativo, sia alla possibilità di frequentare un corso per l’acquisizione di una qualifica”.

Sulla base di quali dati avevate suggerito queste innovazioni al governo regionale?

“Attraverso uno studio accurato e minuzioso che ha delineato con chiarezza i contorni e le criticità del settore e quindi le proposte migliorative della nostra organizzazione sindacale. Soprattutto, la rilevazione del ‘fabbisogno formativo’ sarebbe stata operata presso soggetti diversi: programmazione e scelte di governo riguardanti gli investimenti nei vari settori economici isolani, associazioni datoriali, enti bilaterali, Camere di commercio ed altri soggetti economici. L’accordo con il governo regionale prevedeva inoltre l’Istituzione di un Osservatorio Regionale permanente per un monitoraggio delle iniziative messe in campo e la valutazione del successivo impatto per eventualmente migliorarne in corso d’opera gli effetti”.

In questo clima collaborativo con il presidente Lombardo, qual è stato il ruolo dell’assessore regionale al ramo, Mario Centorrino e del Dirigente generale alla formazione professionale, Ludovico Albert?

“Quell’accordo stilato con il presidente della Regione siciliana poteva definirsi una piattaforma per una riforma seria e qualificata. Ci credevamo ed avevamo previsto ogni cosa. Non quella spacciata da Centorrino e Albert che è una semplice operazione di ragioneria che scaturisce da necessità di bilancio che non richiede alcuna capacità specifica. Centorrino e Albert non hanno, qualora lo fosse, neanche il merito della scelta. La scelta l’ha fatta il governo regionale. Centorrino e Albert hanno avuto solo l’ardire di declamare che stavano facendo una grande operazione culturale. Ed invece si è rivelato tutt’altro. Un completo svuotamento del capitolo di spesa della l.r. 24/74, mentre la programmazione dell’Avviso 20/2011 viene dunque spacciato per riforma”.

Cosa si sente di precisare rispetto al chiacchierato parametro unico?

“In merito agli effetti di questa scelta, la politica, il Governo e lo stesso Dirigente non hanno alibi. Erano stati messi al corrente dalla UIL Scuola in uno studio presentato sugli effetti della scelta del parametro unico. Le differenze di parametro? Entro certi limiti sono assolutamente accettabili. Mi riferisco al fatto che ogni ente ha un costo del lavoro differente dall’altro e ciò deriva da una circostanza verificabile e misurabile come l’anzianità di servizio posseduta dai lavoratori. Il problema della differenza dei costi era assolutamente abbordabile ma si e’ preferito percorrere la scorciatoia più breve e dannosa”.

Ritiene tutta rose e fiori la gestione riformatrice di Centorrino ed Albert sull’Avviso 20/2011?

“Sul piano della gestione dell’Avviso 20/2011 sono stati accumulati ritardi che hanno fatto sballare i conti del fabbisogno della Cassa integrazione in deroga per l’intera Sicilia. Le attività, per Centorrino, dovevano partire a febbraio/marzo 2012. Ne era così convinto che nelle commissioni legislative II e V dell’Assemblea regionale siciliana (Ars), pur di contrastare la posizione della UIL Scuola che prevedeva, nelle migliori delle ipotesi, l’avvio a maggio/giugno 2012 dichiarava: ‘Se Albert non rispetta i tempi sarà cacciato via’. Albert a questo punto comunicò al Governo che la formazione professionale avrebbe sfruttato la Cassa integrazione guadagni in deroga (CIG-D) sino a maggio 2012. E con la sicumera di sempre bollò come teoria di qualche sindacalista la possibilità che le attività potessero cominciare a settembre /ottobre 2012. Ma anche in questa occasione avevamo ragione. Gli Enti, quindi, sono stati costretti a dilatare il periodo di Cassa integrazione. Ma ciò non impedisce a qualcuno, che prima ha fatto il diavolo a quattro per introdurre la Cassa integrazione nel settore, che gli Enti la utilizzino in maniera smodata. I decreti di impegno, tranne uno, i veri atti giuridicamente vincolanti per l’amministrazione ancora all’8 agosto scorso, erano ancora fermi presso il servizio ragioneria. Quindi di che parliamo del sesso degli angeli?”.

E quindi come ritiene l’operato di Albert, che è anche Autorità di Gestione del Fondo sociale europeo (Fse) in Sicilia, sulle procedure dell’avviso 20/2011?

La verità è che Albert non ha rispettato i tempi, i conti sono sballati e però la colpa deve ricadere su qualche altro. Un po’ la tecnica che usa il Presidente della Fondazione CAS, le conseguenze negative delle sue scelte derivano sempre da colpe altrui”.

A cosa si riferisce in particolare, cosa non Le è andata giù delle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dall’avvocato Francesco Menallo alla nostra testata giornalistica?

“In merito alle dichiarazioni del Presidente della Fondazione CAS desidero sottolineare alcune inesattezze. Premetto che il contenzioso in questo Ente è stato sempre corposo. Sin dal 2001 lo scontro sindacale è stato forte a causa della temerarietà delle scelte dell’Ente. Il sindacato non nasce per fare chiudere enti e per litigare a qualunque costo, ma opera la tutela e la difesa dei diritti dei propri iscritti. Il Presidente della Fondazione CAS pretendeva che propri dipendenti appoggiassero l’Ente nella serie di contenziosi aperti con l’amministrazione, vecchi e nuovi, facendo atto di fede ed impegnandosi a ‘campare d’aria’. Qualcuno non si è fatto affascinare da questa battaglia ed ora in qualche modo deve penare. Abbiamo difeso l’Ente in Commissione Regionale per l’Impiego quando l’amministrazione lo escluse dal Prof 2011. Allo stesso modo, non possiamo tollerare che si dica che tutti i lavoratori che non avevano contenziosi in corso sono stati pagati. Abbiamo la certezza che alcuni iscritti alla UIL Scuola che non hanno notificato ricorsi non sono stati pagati. E questo non è giusto né tollerabile. Il riferimento al pagamento delle imposte e di una quota di TFR durante il periodo di Cassa integrazione fatto dal Presidente della Fondazione CAS Onlus, teso a dimostrare che parte delle somme pignorate all’amministrazione l’Ente li deve destinare a spese non volute dalla Fondazione è fortemente fuorviante. Anzi illogico se si tiene conto che se non avesse sospeso il rapporto di lavoro il costo del lavoro da sostenere sarebbe stato di gran lunga maggiore. Anzi, dirò di più, non è la prima volta che l’Ente opera scelte di questo tipo. Il Presidente avrebbe potuto pagare la sorte capitale a tutti e lasciare alla conciliazione interessi e rivalutazioni. Questo atteggiamento, se adottato dalla Fondazione CAS, avrebbe fatto prevalere la ragionevolezza. Questa sì che sarebbe stata una scelta giusta! La ritorsione e gli atteggiamenti rancorosi non pagano”.

E come intende difendere i dipendenti della Fondazione Cas Onlus iscritti alla Uil Scuola per ottenere quanto dovuto?

“Voglio dare la notizia che la UIL Scuola ha già presentato allo Sportello Unico della Procura della Repubblica un esposto. Nell’esposto abbiamo chiesto alla Procura della Repubblica di valutare i comportamenti dell’ente e dell’istituto assicurativo che li vede contrapposti nel contenzioso sulle polizze del Tfr(Trattamento di fine rapporto) posto ché i lavoratori, unici beneficiari di quelle somme, non possono ottenere l’anticipazione del 70 per cento del Tfr”.

Giuseppe Messina

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