Stupiscono, e non poco, le dichiarazioni rese al quotidiano www.livesicilia.it dallonorevole Gianpiero DAlia, coordinatore dellUdc siciliana, in merito alla riforma della formazione professionale. Secondo quanto affermato dal parlamentare nazionale, la formazione deve servire a trovare un lavoro e indica il sistema delle imprese e il sindacato come soggetti destinatari del compito di programmare le attività formative e la gestione delle risorse.
Affermazioni che cozzano con quanto è accaduto negli ultimi mesi nel sistema formativo regionale. Forse il politico messinese è stato distratto dagli eventi romani del suo partito. Proviamo a darvene conto, facendo una premessa.
Intanto prima di straparlare a vanvera, lonorevole Giampiero DAlia (nella foto a destra) dovrebbe controllare se tra gli assessori regionali della giunta di Rosario Crocetta, targati Udc, non vi sia per caso qualcuno che abbia interessi, diretti o indiretti, nella formazione professionale siciliana.
Esponente di spicco di un Partito che ha registrato il fallimento romano (sotto il 2 per cento alle ultime elezioni politiche) e che va verso la liquidazione coatta politica in Sicilia, DAlia fa un po di confusione.
La formazione professionale, infatti, si pone come obiettivo quello di educare (obbligo formativo) e formare (interventi formativi) giovani e adulti per facilitarne lingresso nel mondo del lavoro. Il circuito universitario non garantisce il lavoro sicuro ai laureati, così come le scuole pubbliche. Solo la formazione professionale dovrebbe garantire un lavoro sicuro?
Ci si chiede: cosa spinge il parlamentare dellUdc a sbordare linteresse generale della formazione professionale verso alcune componenti del sistema? Forse pensa di recuperare il consenso elettorale che vede franare? Se è così, vorremmo rassicurarlo: andrà solo a sbattere contro il muro, lui e la sua traballante Udc siciliana.
Negli ultimi mesi molte cose sono cambiate nel settore della formazione professionale dell’Isola. I sindacati storici hanno deciso di abbandonare la proprietà dei propri Enti di formazione dopo oltre trentanni di gestione diretta non esaltante. È il caso della Cgil con lEcap, della Cisl con lo Ial e della Uil con lEnfap.
Eppure cè chi, come lonorevole DAlia, forse nostalgico dei tempi della grande Dc (che non cè più, sostituita, infatti, da un Partito – lUdc – che rispetto alla stessa Dc non vale nulla o quasi) pensa – pur andando contro corrente – che i sindacati possano gestire la formazione in Sicilia.
Sulla Confindustria confermiamo le stesse perplessità più volte riportate in nostri precedenti articoli. Come può lorganizzazione datoriale per eccellenza pensare di mettersi in mano la formazione professionale in Sicilia se, ad oggi, non ha brillato neanche in gestione del fondo interprofessionale, strunento essenziale per garantire la formazione continua a permanente ai lavoratori delle imprese associate? Fondo interprofessionale che, peraltro, Confindustria gestisce con le organizzazioni sindacali.
Aggiungiamo anche che in Sicilia la formazione professionale ha precise finalità sancite dallarticolo 1 della legge 6 marzo 1976, n.24 che, lo ricordiamo, non è stata mai abrogata. Riportiamo il passo.
L’azione formativa, nel rispetto delle linee di indirizzo della programmazione economica regionale e del principio della partecipazione, in coerenza ai programmi di intervento economico-sociale approvati dall’Assemblea regionale siciliana, in una visione integrata con le politiche di pieno impiego, in attesa della riforma della scuola secondaria superiore, è diretta a realizzare un servizio pubblico che favorisca lo sviluppo della personalità, della cultura e delle capacità tecniche dei lavoratori, e potenzi le occasioni di più elevata capacità professionale, onde agevolare l’allargamento delle possibilità di occupazione.
Dichiarazioni, quelle di DAlia, che non aiutano – a nostro modesto avviso – a trovare adeguate soluzioni per favorire luscita del sistema formativo siciliano dallempasse in cui si trova.
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