Formazione, nella confusione di una finta riforma Crocetta sconfessa se stesso

IL GOVERNO VUOLE RIFORMARE IL SETTORE PER VIA AMMINISTRATIVA. COME L’ESECUTIVO DI RAFFAELE LOMBARDO, NEL SEGNO DELLA CONTINUITA’. ENTRAMBI SENZA PASSARE DALL’ARS CAMBIANO A PROPRIO PIACIMENTO LE REGOLE DEL SISTEMA FORMATIVO. COME FINIRA’?

“Riordino del sistema della Formazione professionale” è il titolo di un documento di tredici pagine – che pubblichiamo integralmente in altra pagina del giornale – che dovrebbe costituire la cornice della riforma per via amministrativa del sistema formativo regionale. È questo il regalo pasquale del presidente della Regione, Rosario Crocetta ai circa dieci mila operatori del settore formativo?

Il governatore della Sicilia si appresterebbe a donare al mondo degli operatori della Formazione professionale ed ai siciliani una nuova Formazione professionale che somiglia molto alle vecchie formule già viste e riviste. Autoreferenziale, a colpi di atti amministrativi, e con ulteriori sacrifici in capo ad enti e lavoratori nel nome di una Formazione “spacciata” per trasparente, efficace, pulita e legale. Una Formazione purificata dalle spinta affaristico-clientelari. Sarà così?

Una “manovra riformista” che dovrebbe essere attuata attraverso l’approvazione di un atto d’indirizzo con il quale il Governo regionale, nel ripercorrere le indicazioni del citato documento, potrebbe introdurre elementi che destano non poche perplessità.

Intanto, secondo quanto contenuto nel documento, sarebbe previsto il taglio di una parte del personale docente, attraverso la riduzione dell’orario lavorativo, il ricorso al part-time, incentivi all’esodo ed ai prepensionamenti. Nel contempo il presidente Crocetta e l’ ‘assessora’ Nelli Scilabra, fresca candidata alle elezioni europee, annunciano, guarda caso, l’istituzione di un Elenco diretto ai giovani laureati che dovrebbero insegnare nel settore della Formazione professionale.

Dovrebbero fuoriuscire trecento docenti per entrarne quanto? Trecento o tremila? Dipenderà dalle esigenza elettorali? Le imminenti elezioni al Parlamento europeo lascerebbero pensare di tutto e di più.

Il presidente della Regione siciliana, con la mano destra sarebbe pronto a ridurre i posti di lavoro del personale iscritto all’Albo regionale degli operatori della Formazione professionale. Ed in questo butterebbe fuori, senza pietà, anche gli assunti dopo il 31 dicembre 2008, seppur tutelati, questi ultimi, dalla legge regionale n.100 del 7 giugno 2011. Lo stesso governatore siciliano con la sinistra aprirebbe a nuove forme di assunzioni.

Una posizione che contraddice se stesso. Un giorno preso dall’ispirazione omerica il presidente Crocetta prla di salvaguardare e tutelare il personale assunto entro il 31 dicembre 2008. Peccato che poi si sconfessa nella misura in cui non impedisce agli enti formativi di licenziare i propri dipendenti e spinge i lavoratori più anziani verso i margini del mercato del lavoro garantendo incentivi che non esistono ad oggi, sia come previsione normativa o amministrativa, sia come copertura finaziaria. Il citato Albo degli operatori, nonostante siano trascorsi cinque mesi, non è stato ancora pubblicato. Eppure emerge la volontà costante e ripetuta ad ogni intervento giornalistico, da oltre sedici mesi, di introdurre un Elenco per selezionare nuovi docenti da assumere a tempo determinato e indirizzare verso i nuovi corsi.

È così che il Governo regionale intende tutelare gli assunti entro il 31 dicembre 2008? Come si può parlare di nuovo elenco con apertura a nuove assunzioni se a circa due mila di lavoratori l’esecutivo regionale non ha ancora garantito un posto di lavoro dopo quasi un anno?

Poi si parla nel documento di un piano di prepensionamenti per alleggerire il peso del vecchio personale ed il rinnovo degli accreditamenti per dare spazio a scuole e università. Quindi cura dimagrante per creare spazi alle nuove assunzioni. E non sono bastate tutte le assunzioni fatte, aggirando ogni forma di divieto di accesso, negli uffici dell’Amministrazione regionale con la formula dell’assistenza tecnica che vincendo il bando pubblico assume i giovani laureati indicati dagli amici degli amici? Un canale clientelare ancora tutto da scoprire.

Nella riforma della Formazione professionale c’è confusione e poca chiarezza nelle solite dichiarazioni “pasciute” ai giornali dal presidente Crocetta e dalla giovane “assessora” Nelli Scilabra. Confusione ch emerge tra già nelle prime parole del testo.

“La Formazione professionale è una misura di politica attiva del lavoro, il cui obiettivo strategico primario è l’aumento dell’occupabilità dei lavoratori attraverso la risposta ai fabbisogni professionali del sistema economico e delle imprese”. La Formazione professionale sarebbe misura di politica attiva del lavoro? Che sciocchezze sono queste! Nessuno ha formato il presidente della Regione, Rosario Crocetta, sul significato di Formazione professionale?

Proviamo a chiarire i concetti, perché mai come oggi la confusione che caratterizza l’azione politica nel settore della Formazione professionale rischia di incrementare il fenomeno lento ed irreversibile dei licenziamenti.

Con il termine “formazione professionale“ ci si riferisce a tutte quelle azioni che sono collegate al mondo formativo e a tutti gli strumenti messi a disposizione per essere qualificati in una certa professione, per poterla svolgere con appropriate conoscenze e competenze e, quindi, per essere competitivi nell’ambito di questa determinata professione. Infatti, per potere essere definiti “professionisti”, oppure per risultare “professionali” nell’ambito di una determinata professione, occorrono due elementi indispensabili: le conoscenze e le competenze. Detta in maniera più semplice, occorre avere le conoscenze teoriche e le competenze pratiche relative a una specifica professione

Quindi, l’obiettivo della formazione professionale è qualificare quanto più possibile le persone per farle diventare professionisti del loro lavoro. Naturalmente, un aspetto fondamentale della formazione professionale è l’analisi del mercato del lavoro, detta analisi del fabbisogno formativo.

Che cos’è? E’ un’analisi che viene condotta nell’ambito del mercato del lavoro ed è rivolta a conoscere quali sono le figure professionali maggiormente richieste dal mercato del lavoro. Questa analisi è il presupposto per effettuare le azioni di formazione professionale e si basa sul contesto territoriale del mercato del lavoro analizzato. Infatti, le azioni formative seguono in linea logica l’analisi di fabbisogno, poichè si fa formazione su una certa professione lì dove c’è richiesta. Sarebbe assurdo formare professionisti per professioni che non sono richieste dal mercato. Al contrario, e questo è fondamentale, lì dove c’è richiesta di una certa professionalità, è fondamentale fare formazione per quella professionalità, poichè il mercato del lavoro molto probabilmente assorbirà proprio quella risorsa umana che si è formata per quella professione.

Per cui, i corsi di formazione professionale sono diversi dai corsi di formazione. Infatti, i corsi di formazione “non professionali” prevedono che al termine del corso venga rilasciato un “attestato di frequenza“, mentre quando un corso è di formazione “professionale” è previsto il rilascio di una “qualifica professionale“. Con questo ultimo termine si intende il raggiungimento, da parte dell’allievo, di un determinato standard di conoscenze, competenze e abilità richieste per lo svolgimento di una certa professione.

La differenza tra un attestato di frequenza e una qualifica professionale è fondamentale: il primo non è riconosciuto valido nel mondo del lavoro, mentre il secondo ha valore di legge. Per esempio: se c’è un concorso pubblico per un posto di lavoro ed è prevista la graduatoria in base al punteggio, un attestato di frequenza non dà punti, mentre una qualifica professionale dà un punteggio che varia a seconda della qualifica posseduta e dell’ente che fa il concorso. Quindi un attesto di qualifica professionale ha anche un diverso valore che viene valutato e riconosciuto dal mondo del lavoro.

Il presidente Crocetta forse continua a fare confusione sugli obiettivi della programmazione a cadenza pluriennale della Formazione professionale con le finalità di massimizzazione dell’efficacia delle azioni di incrocio tra domanda e offerta di lavoro che i Servizi per l’impiego, in sinergia con i servizi formativi preposti all’orientamento, devono soddisfare”.

Una cosa è il voucher formativo individuale, diretto al lavoratori occupati, con particolare attenzione a quelli anziani, con bassa qualificazione, con contratti atipici, a tempo parziale, stagionali, in mobilità, persone che rientrano al lavoro dopo periodi di astensione (per maternità, malattia, ecc.), imprenditori e manager, lavoratori autonomi. Altra cosa è la formazione destinata ai giovani, alle donne, in cerca di prima occupazione, ai detenuti, agli ex detenuti, ai disabili, ed alle fasce deboli della popolazione. Senza dimenticare della Formazione diretta ai minori in obbligo scolastico tesa a ridurre la dispersione scolastica nei territori difficili e a rischio sociale.

Nella “Scheda di sintesi sul riordino del sistema della Formazione professionale in Sicilia” molto poco si dice in merito al modello di Formazione professionale che si intenderà erogare ai siciliani.

Ci risiamo: la Formazione professionale siciliana sconta i giochi di prestigio della corte al seguito del presidente della Regione. Un esercizio del diritto divenuto ordinario nel calpestare la regola democratica che dovrebbe spingere l’esecutivo regionale ed i partiti a sostegno ad avviare un confronto con le altre parti politiche e sociali per migliorare ed arricchire un testo di legge di riforma del settore. Un disegno di legge che, una volta approvato dal Parlamento regionale, dovrebbe rispondere alle esigenze diffuse dei siciliani.

Una riforma, tanto per cambiare, che non passerà dall’Assemblea regionale siciliana, oramai delegittimata nel suo ruolo di vertici istituzionale della Sicilia sin dai tempi del Governo presieduto dall’allora Raffaele Lombardo. Oggi chi comanda è il governatore della Sicilia di turno che, affiancato da una Giunta, di volta in volta espressione di tecnici ed esperti, decide sul da farsi senza alcun confronto democratico in Ars. Del resto il presidente Crocetta non fa che proseguire, nel segno della continuità, il lavoro iniziato dal predecessore, l’ex presidente Lombardo, oggi condannato in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa dal Tribunale di Catania.

Nella nuova formazione professionale non verranno più finanziati gli enti. Saranno gli studenti ad aggiudicarsi un budget da spendere poi per frequentare i corsi che i gestori avranno organizzato sulla base delle esigenze del mercato. Eccola, la novità principale della riforma targata Crocetta & Scilabra che dovrebbe essere varata nelle prossime ore per via amministrativa.

Il presidente della Regione aveva anticipato ieri in un’intervista al Giornale di Sicilia l’intenzione di cambiare il sistema dei corsi senza passare da un voto dell’Ars. Crocetta ha detto di volere puntare a creare un nuovo albo per selezionare giovani docenti da assumere a tempo determinato e indirizzare verso i nuovi corsi. Gli pseudo esperti alla “corte crocettiana” starebbero ipotizzando pure il rinnovo degli accreditamenti per dare spazio a scuole e università limitando i vecchi enti. Il Governo regionale starebbe lavorando anche a un piano di prepensionamenti per alleggerire il peso del vecchio personale.

Quindi riepiloghiamo.

Nel progetto innovativo del Governo regionale, stante a quanto previsto nel citato documento, si butterebbero fuori i lavoratori anziani e costosi, già presenti nel settore della Formazione professionale da fin troppo tempo e pericolosamente competenti, per fare spazio a giovani laureati senza alcuna esperienza da assumere con metodi nuovi: curriculum studio, colloquio e la salutare raccomandazione. Il percorso di accesso al sistema formativo regionale, difatti, sarebbe sempre lo stesso. Ad ogni appuntamento elettorale si ripresenterebbe cioè lo stesso scenario, una nuova infornata di amici degli amici da assumere in perfetto stile politico-clientelare e pre elettorale.

Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, allora, in cosa sarebbe diverso da Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo? In niente. Le assunzioni pre elettorali nel settore della Formazione professionale hanno caratterizzato le tornate elettorali dei governi precedenti a quello della “falsa rivoluzione” di Crocetta. Sarebbe pronta anche ad entrare in scena la mistificazione della realtà.

Gli “scienziati” al seguito del governatore della Sicilia e della fedelissima Nelli starebbero pensando ad una seconda evoluzione del sistema di accreditamento. Già con l’introduzione delle “Disposizioni 2013 per l’accreditamento degli organismi operanti nel territorio della Regione Sicilia del settembre 2013 il Governo “Crocetta, Monterosso Scilabra, Lumia, Corsello & C.” ha tentato, senza riuscirci, di imbavagliare gli enti formativi vietando loro la possibilità di avviare un’azione legale per far valere un diritto od interesse legittimo. Si erano scordati che la clausola violava il principio costituzionale del diritto di difesa di ogni cittadino. Dilettanti allo sbaraglio? No! Menti diaboliche proiettate a fare fuori tutti gli enti “scomodi”? Può darsi.

Adesso nella nuova riforma, sarebbe previsto l’allargamento tra i gestori di scuole, università e imprese, si allargherebbe il business della Formazione professionale, secondo l’idea del governatore, agli amici delle associazioni delle imprese che potrebbero ottenere direttamente il patentino per fare formazione professionale con fondi pubblici.

 

Giuseppe Messina

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