Formazione, l’assessore Scilabra diserta i lavori della Commissione Finanze

Aveva fatto sapere che, questa volta, non sarebbe mancata all’appuntamento. Invece, ieri, complice il ‘bordello’ scoppiato a Messina, con gli arresti ‘eccellenti’, l’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, ha disertato, ancora una volta, i lavori della Commissione Bilancio e Finanze.

L’atmosfera politica siciliana rimane pesante. Anzi è ancora più pesante dopo gli arresti delle mogli del parlamentare nazionale, Francantonio Genovese, e dell’ex parlamentare regionale, Beppe Buzzanca. Due donne impegnate nel mondo della formazione professionale di Messina. Due protagoniste – anche se indirette – del ‘primato’, in verità un po’ ‘incestuoso’, della politica siciliana sulla formazione professionale.

C’è preoccupazione, nei ‘Palazzi’ della politica siciliana. Perché, al di là delle prese di posizione ufficiali che plaudono all’azione della Giustizia, sono in tanti, in Sicilia, i politici che si sono impossessati di ‘pezzi’ della formazione professionale. Soprattutto con le società di capitali che, in questo settore, ormai dalla seconda metà degli anni ’90, fanno business con i fondi regionali ed europei. In un settore nel quale non ci dovrebbero essere speculazioni e lucro, trattandosi di fondi pubblici.

Detto questo, lo scenario, nel Parlamento siciliano, si complica. I rapporti tra il Governo e l’Ars rimangono piuttosto ‘freddi’. Anche questa settimana dovrebbe passare in ‘cavalleria’. Da quello che si capisce la sessione legislativa estiva, molto corposa, dovrebbe iniziare la prossima settimana.

Difficile capire qual è la strategia parlamentare del Governo di Rosario Crocetta. Ammesso che ne abbia una. L’unica cosa chiara è che tutti i nodi stanno venendo al pettine e che a Ferragosto, con molta probabilità, la Regione siciliana rischia di trovarsi con l’ennesima mega-impugnativa del Commissario dello Stato.

La confusione è totale. Chi scrive segue le cronache dell’Assemblea regionale siciliana dai primi anni ’80. Ma un ‘casino’ del genere non l’abbiamo mai visto. Non ci era mai capitato di assistere agli assessori regionali che, in massa, disertano le convocazioni della Commissione Bilancio e Finanze in prossimità di una manovra di assestamento di Bilancio. Come se l’argomento non li riguardasse direttamente. Tanto più che gli assessori non sono nemmeno deputati e quindi dovranno delegare tutto a un Parlamento con il quale non dialogano.

Stando a quello che abbiamo capito, il presidente della Commissione Bilancio, Nino Dina, uomo politico armato di grande pazienza (da un paio di settimane prova a capire cosa vuole fare il Governo con l’assestamento di Bilancio), la prossima settimana metterà in discussione il rendiconto, l’assestamento di Bilancio e, supponiamo – la nostra è una considerazione logica – anche il disegno di legge per la proroga dei contratti ai 23 mila precari degli Enti locali.

Non sono, è chiaro, le sole emergenze. Ma quella dei 23 mila precari degli Enti locali è, di certo, una delle emergenze impellenti, visto che il loro contratto va in scadenza a fine luglio, cioè tra una decina di giorni.

Conti alla mano, già il ‘bordello’ nei Comuni siciliani è assicurato. Molto difficilmente la legge di proroga dei precari – ammesso che passi dal vaglio del Commissario dello Stato – potrà essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale entro la fine di questo mese. Se ne parlerà, se tutto filerà liscio, nella terza decade di agosto.

Che significa questo? Semplice: ammesso (e, come ora diremo, non concesso) che la legge passi dal vaglio di costituzionalità del Commissario dello Stato, a che titolo, a partire dall’1 agosto, i 23 mila precari potranno tornare negli uffici dei Comuni senza il contratto? Chi pagherebbe in presenza di eventuali incidenti?

Si fa un gran parlare di ‘legalità’. Il presidente della Regione Rosario Crocetta e alcuni deputati del Megafono (qualcuno di questi ha ricoperto importanti incarichi istituzionali) si stanno ponendo il problema di quello che potrebbe succedere consentendo a 23 mila persone di recarsi negli uffici comunali senza un contratto?

Altro problema: l’assestamento di Bilancio. La Corte dei Conti ha chiesto la garanzia per gli oltre 3 miliardi di euro di entrate dubbie, se non fittizie. Con quali soldi provvedere? Sembrano inevitabili i tagli, pena l’impugnativa della stessa legge di assestamento di Bilancio.

Su questo fronte – questo non finiremo mai di scriverlo – a noi è sembrato allucinante non contestare il taglio di 914 milioni dal Bilancio regionale di quest’anno operato dal Governo nazionale. Il presidente Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, avrebbero dovuto evitarlo.

Ora, invece di cercare soldi e a destra e a manca, farebbero bene ad aprire un contenzioso con Roma: su questi 914 milioni di euro e sui 600 milioni di euro all’anno che lo Stato dovrebbe restituire alla Sicilia a titolo di compensazione per la maggiore quota di compartecipazione alle spese sanitarie.

Un altro ‘bordello’ riguarda le Province (ne parliamo diffusamente in un articolo a parte). A quanto sembra, servono 80 milioni di euro per fare funzionare i Licei (le Province gestiscono le scuole superiori) e gli aeroporti di Palermo e Trapani.

Dunque, almeno tre emergenze: fondi di garanzia, da costituire con soldi veri, proroga del contratto dei precari degli Enti locali fino a dicembre e amministrazioni provinciali. Dove il Governo e l’Ars troveranno questi soldi non lo sappiamo. L’unica è chiedere a Roma le risorse finanziarie che ci hanno scippato (e che, nel caso della sanità, ci continuano a scippare).

Ribadiamo la nostra previsione: dalla prossima settimana al 15 di agosto assisteremo a una sessione legislativa confusa ed incerta. Che culminerà nell’approvazione di leggi viziate di incostituzionalità sulle quali si abbatterà la ‘scure’ del Commissario dello Stato.

Questo rischia di avvenire per due motivi. Primo: perché i soldi non ci sono e qui pochi che ci sono verranno indirizzati verso le clientele (si parla già di un sostanzioso aumento delle spese dei gruppi parlamentari e, in generale, dell’Ars). Secondo: la mancanza di idee da parte del Governo che blatera molto su antimafie, legalità, ma che nei fatti che riguardano l’interesse dei siciliani è inconcludente.

C’è, poi, un altro problema: l’acqua. ma di quello che sta succedendo all’Ars su questo tema parleremo in un articolo che pubblicheremo più tardi.

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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