Formazione, la replica dell’Anfe: “I soldi extra budget servivano per i lavoratori”

Si comincia  a fare sul serio. E’ un vero e proprio start-up, che sia l’inizio di una nuova fase: quella della pulizia del settore della formazione professionale?

 Crolla quel senso di impunita’ che ha aleggiato per tanti, troppi anni nella formazione professionale. Sembra proprio cosi, l’inizio di una nuova era. Non esistono gli “intoccabili”, chi sbaglia e’ giusto che paghi. E’ questa la vera sentenza. Infatti, il gia’ assessore regionale alla Formazione professionale, Mario Centorrino, uomo di punta del Pd, e’ il primo condannato illustre, per mano della magistratura contabile, nel settore della formazione professionale, come vi abbiamo raccontato in questo articolo.

Ma alcune precisazioni vanno fatte per fare chiarezza su una vicenda, quella dei finanziamenti aggiuntivi, alquanto ingarbugliata e che e’ destinata a riempire ulteriori pagine di giornali nelle prossime settimane. L’ accusa mossa dalla Corte dei Conti e’ l’illegittimita’ del finanziamento extrabudget riconosciuto all´Anfe nel 2009.

Su questo aspetto della vicenda ci sentiamo di fare alcune precisazioni rese opportune al fine di chiarire la questione in se’ ma anche la posizione dell’ente di formazione. Diciamo subito che l’integrazione al finanziamento nasce per maggiori spese che sopravvengono e che non sono previste preventivamente nella quota di finanziamento decretata a seguito dell’approvazione in Commissione regionale per l’impiego (Cri) del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof).

Non costituisce quindi, in linea di principio, illegittimo ed arbitrario uso di somme non autorizzate. Intanto perche’ l’extra budget e’ comunque accompagnato da un decreto autorizzativo. E poi perche’ e’ speso per finalita’ previste dalla legge regionale 24/76 ed e’ soggetto a successiva rendicontazione (controllo ex post dell’amministrazione regionale). E’ indubbio che in moltissimi casi le maggiori somme appaiono utilizzate da taluni enti formativi per fini non proprio chiari. E su questo il focus della Procura della Corte dei Conti  per debellare ogni “mela marcia” e restituire legalita’ e credibilita’ ad un settore troppo spesso sott’accusa e mediaticamente massacrato.

Ma cosa c’entra in questa vicenda l’Anfe? Diciamo subito che, secondo chi scrive, proprio l’Anfe, da questa vicenda, ne esce con le carte in regola. Nella sentenza della Procura, infatti, si fa riferimento ad un uso improprio ed arbitrario di extra finanziamento pubblico da parte degli enti di formazione per finalita’ diverse dagli obiettivi individuati dalla legge regionale 24 del 6 marzo 1976 e successive modifiche ed integrazioni. E questo e’ quello che non e’ accaduto all’Anfe.

La somma in questione, effettivamente riconosciuta all’Ente di formazione, afferiva ad una specifica voce prevista dal contratto collettivo nazionale di settore: i cosiddetti incrementi contrattuali. Si tratta di maggiori somme previste per legge e che sono state assegnate dall’Anfe, in toto, al personale avente diritto. Il cosiddetto extra burget precisiamo che sfugge alla previsione del finanziamento riconosciuto dall’amministrazione attiva.

Trattasi, infatti, di maggiori somme che trovano origine, per esempio, dall’applicazione degli incrementi contrattuali riconosciuti, con cadenza triennale, in sede di rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore della formazione professionale (Ccnl-fp). Rinnovo che apporta al sistema formativo un incremento delle retribuzioni in favore del personale dipendente degli enti formativi (indicizzazione Istat). Il passaggio riportato nella sentenza della Procura, fa espresso riferimento al fatto «… che l’integrazione al finanziamento rappresenti una trasgressione dei canoni comportamentali, oltre che del buon senso comune, secondo cui un ente privato non può gestire arbitrariamente risorse pubbliche sostenendo, senza preventiva autorizzazione, costi maggiori di quelli indicati nel budget approvato dall’amministrazione».

Non e’ il caso dell’Anfe perche’ le maggiori somme sono state autorizzare, utilizzate per finalita’ disciplinate dalla legge regionale e rendicontate senza alcun taglio. Nel caso dell’Anfe, quindi, si e’ trattato di somme previste per legge ed in attuazione di quanto statuito dal Ccnl di settore. Sulla vicenda abbiamo chiesto chiarimenti a Paolo Genco, presidente nazionale dell’Anfe e delegato per la Sicilia. Precisa subito Genco che “la somma in questione, riconducibile alla condanna di Centorrino, e’ relativa al riconoscimento degli incrementi contrattuali e quant’altro previsto dagli istituti contrattuali. Somme – prosegue – regolarmente erogate in favore dei lavoratori e gia’ rendicontate, nei mesi scorsi, dall’amministrazione regionale”.

E’ proprio il caso di sottolineare che si tratta di voci previste nel contratto collettivo nazionale che vanno onorate per non incorrere nella sospensione dell’accreditamento presso la Regione Siciliana e nella sospensione del Documento unico di regolarita’ contributiva (Durc) presso l’Inps. Si tratta di condizioni entrambe necessarie per partecipare alle gare per l’assegnazione di finanziamenti pubblici finalizzati all’erogazione dell’attivita’ formativa in Sicilia.

Genco ha voluto sottolineare  che nel 2009 vigeva ancora il regime di “sovvenzione” tra la Regione siciliana e gli enti formativi accreditati, cosi’ come previsto e disciplinato dall’art.2 lettera c) della legge regionale 24/76. Per cui le somme a vario titolo e relative a maggiori oneri ricadenti sul personale andavano riconosciute in toto dalla Regione siciliana per effetto di precise previsioni normative.

Per essere più’ precisi, cio’ significa che, in regime fiduciario e di affidamento del servizio formativo, la Regione siciliana assumeva l’onere della copertura integrale del costo relativo al personale assunto a tempo indeterminato dagli enti formativi ed utilizzato esclusivamente per il raggiungimento delle finalita’ previste dalla legge regionale 24/76 e successive modifiche ed integrazioni. Compreso gli adeguamenti previsti dai rinnovi contrattuali. E’ la Regione siciliana, semmai, inadempiente. Non a caso la Sicilia e’ stata più’ volte condannata a sborsare oltre 12 milioni di euro in favore dei lavoratori della formazione professionale per la copertura di parte degli adeguamenti contrattuali relativi al periodo 1998/2003.

Siamo soltanto all’inizio e qualcuno giura che non e’ solo la Procura della Corte dei Conti attiva sul versante della misurazione del livello di responsabilita’ politico-amministrativa nel settore della formazione professionale. Si prepara un inverno caldo e con l’abbattimento del muro dell’impunita’, in diversi rischiano. Finalmente i lavoratori della formazione professionale potranno sentirsi ristorati dei maltorti subiti e riappropriarsi della propria dignita’ calpestata per troppo tempo da maldestre gestioni della formazione professionale attuate da politici e partiti senza scrupoli.

Giuseppe Messina

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