Formazione: la legge regionale 24/76 appare e scompare come per magia. Gli enti la invocano. Ma il Governo…

IN TOTALE CONTRADDIZIONE CON SE STESSO L’ESECUTIVO PRIMA CALPESTA LE LEGGI REGIONALI CHE REGOLANO IL SETTORE E POI LE RICHIAMA. LA CONFUSIONE RISCHIA DI FAR SALTARE L’AVVIO DEL PIANO GIOVANI MANDANDO IN FALLIMENTO GLI ENTI FORMATIVI

Appare paradossale che si sia resa necessaria un’audizione presso la Commissione Cultura e lavoro dell’Assemblea regionale siciliana per scoprire che la legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 esiste ancora e qualcuno si ostina a violarla.
Secondo quanto appreso, dall’esito dell’incontro all’Ars sembrerebbe che la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del settore, abbia affermato che la Formazione professionale operi in regime di legge regionale n.24/76 e quindi in sovvenzione. La dichiarazione, se tale è, non può passare inosservata, perché in un sol colpo farebbe saltare l’impianto teorico costruito a fatica dal precedessore, il piemontese, molto vicino ai piani alti delle istituzioni romane che contato, Ludovico Albert.
L’Avviso 20/2011, infatti, ha costituito la negazione del quadro normativo regionale ancora oggi in vigore inaugurando un sistema aperto alla partecipazione di società di qualunque forma giuridica. Una svolta che ha portato, tra le tante conseguenze, al licenziamento dei lavoratori ed alla modificazione della disciplina legata al procedimento di mobilità del personale della Formazione professionale.
Operazione politica, condotta con a capo del Governo regionale il presidente Raffaele Lombardo. Una line ad’azione che ha partorito il papocchio della legge n.10 del 7 giugno 2011. Provvedimento lgislativo che ha stravolto le regole dell’accesso al reddito sostitutivo e dei criteri di mobilità.
Basti ricordare che, anziché la circolare n.10/94 che disciplina le procedure di mobilità nel rispetto di quanto previsto dal Contratto collettivo di lavoro della categoria, è stato licenziato il personale seguendo la legge n.223 del 23 luglio 1993. Se questo è il quadro, quindi, anche la seconda edizione del citato Avviso finanziato con il ‘Piano giovani’ potrebbe saltare. La dottoressa Corsello, però, con decreto dirigenziale n.5021 del 6 novembre 2013, che segue la direttiva protocollo n.45555 dell’8 luglio 2013 a firma dell’assessore Nelli Scilabra, ha approvato le proposte di riedizione del citato Avviso 20 contraddicendo se stessa. È il Governo regionale che contraddice se stesso sull’intera impostazione di quanto fatto finora.

La sentenza 3606 del 21 novembre scorso del Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Palermo ha sancito l’esigibilità del diritto alla continuità lavorativa di tutti i dipendenti degli enti formativi assunti entro il 31 dicembre del 2002. Questo significa che tutti i licenziamenti posti in essere dagli enti formativi nei confronti di lavoratori, assunti entro il 2002, dovrebbero essere illegittimi. Ciò significa anche che la legge regionale n.25 del 1 settembre 1993 produce affetti così come è ancora in vigore la disciplina contenuta nell’articolo 2 bis della stessa legge e che riporta il processo di mobilità alla circolare n.10/94. Ed allora, l’accordo del 12 novembre 2013 che individua una lista regionale del personale in eccedenza sarebbe illegittima.

Sul papocchio costruito a misura dal Governo Crocetta, tornano alla carica le associazioni degli enti formativi, Anfop, Asef, Assofor, Cenfop e Forma Sicilia, che hanno chiesto all’esecutivo regionale, con una nota indirizzata al presidente della Commissione Cultura e Lavoro all’Ars, Marcello Greco, l’avvio del Piano formativo così come disciplinato dalla legge regionale n.24/76 e la continuità delle attività e del lavoro. La confusione generata dall’incompetenza sulla materia della formazione professionale da parte del Governo rischia di precludere agli enti ed ai lavoratori l’avvio della seconda annualità dell’Avviso 20. Questo potrebbe causare un maxi ricorso per procurato fallimento degli enti formativi.
Di seguito pubblichiamo il testo della richiamata nota delle associazioni degli enti formativi sottoscritta da Gabriele Albergoni per Anfop Sicilia, da Benedetto Scuderi per Asef, da Antonino Oliveri per Assofor, da Salvatore Miroddi, per Cenfop Sicilia e da Paolo Genco per Forma Sicilia.

Ci ritroviamo dopo sei mesi dall’accordo e da quanto sancito ufficialmente dal Governo, a dover ricordare che il rispetto dei tempi in un qualsiasi sistema o attività che impegnano migliaia di lavoratori è l’indicatore più importante che ne determina l’esistenza e l’erogazione degli stipendi. In particolare nella formazione professionale, la tempistica è fondamentale.
La Regione Siciliana deve garantire l’avvio del Piano formativo. Lo impone la L.R. 24/76 – legge ordinamentale.
E’ indispensabile permettere al sistema di avviare le attività progettuali, dapprima quelle propedeutiche, poi le azioni formative vere e proprie, in sicurezza, e non in condizioni di emergenza.
Se la Regione non è in grado di utilizzare risorse proprie, utilizzi pure risorse comunitarie, risorse del Piano Giovani / PAC (peraltro appositamente allocate per il Piano dell’Offerta Formativa) e le “rimesse” dello Stato, fondo di rotazione e altro, e sui fondi comunitari e su loro “impegno” si potrebbe avere un momento di approfondimento e programmazione.
Un sistema formativo, comunque, non può funzionare, su ritardi comunque prodotti. Per coprire i propri ritardi o il mancato rispetto degli impegni assunti non basta denigrare, ma governare i processi, a partire dall’esistente.
Attenzione agli errori di oggi, le inadempienze, la mortificazione delle attività sia formative sia orientative creeranno danni economici inimmaginabili. I danni veri se pure non appaiono subito nella loro mastodontica dimensione, peseranno in maniera assai pesante. Non basta ricevere i soldi dalla Comunità Europea anche “rigirati attraverso” il PAC e gli organismi regionali.
Dovranno essere certificate attività vere, misurabili e quantificabili.Non basterà spendere, ammesso che si riesca, ma bisognerà dare conto delle attività e servizi erogati ( n. ore realizzate – azioni- persone formate .) procedure sempre tracciabili. Se misera sarà l’attività, miserabili saranno le somme che verranno riconosciute alla Regione Siciliana. Più schiacci il sistema, con estraneità, e più il danno per la Sicilia in termini di disimpegno e riconoscimento della spesa sarà grande. E che nessuno pensi: è un problema per chi viene dopo”.
Chiediamo a tutti un agire responsabile pensando ai danni immediati e futuri. Non basta il successo, tanto più se autoreferenziale.
Oggi chiediamo ancora di condividere un percorso virtuoso. Ci aspettiamo il rispetto concreto degli impegni.
In un percorso virtuoso potremo collaborare ad innovare, razionalizzare e moralizzare i comportamenti di tutti, ma anche i tempi e i modi dell’Amministrazione e di chi ne fornisce le linee di indirizzo.

– Per mantenere ancora credibilità e cominciare a dare qualche segno positivo è necessario concretizzare nel presente possibile atti amministrativi positivi.

– Entro l’anno in corso, come da impegni assunti, devono essere erogati i mandati di pagamento per poter corrispondere gli stipendi al personale. Gli atti amministrativi (decreti solo in minima parte registrati, adempimenti non definiti e non sostenibili in tempi brevissimi, fidejussioni richieste di certificazioni non ancora espletate) non possono, per il disastroso (annunciato) ritardo, trovare soluzione. La soluzione adesso la deve trovare l’Amministrazione rispettando quanto dichiarato da chi ha responsabilità politica.

– Le cose normali non si fanno. Si è voluto a tutti i costi, “per dare un segnale”, ridurre del 10% il Piano Formativo, determinando costi non rendicontabili, costi che non potranno essere imputati al PAC o risorse comunitarie e creeranno aggravio sulle già tanto ridotte risorse destinate agli “ammortizzatori sociali” al “fondo di solidarietà”, se ci sarà sul bilancio regionale, e comunque costosissime conflittualità. Per dare “un altro segnale” si è giocato sui tempi e procedure. Avevamo proposto soluzioni efficaci anche informatizzate per la celerità richiesta trattandosi peraltro di riedizioni. Ma allora perché non avviare la seconda annualità per intero come previsto in riedizione? Per ridurre a tutti i costi del 10% il Piano si è dovuto creare un meccanismo che ha richiesto tempi lungi. Risparmiare, dove le risorse c’erano già e creare aggravi di costi. Perché? Ma oggi vanno trovate soluzioni.

– A giugno 2013, l’impegno dell’avvio delle attività progettuali “senza soluzione di continuità” è stato dichiarato e sancito da atti formali. Ma nessun atto amministrativamente certo e vincolante è stato prodotto per mesi. Lasciando gli Uffici in condizioni insostenibili, rapportata alla quantità e qualità del lavoro che dovevano esitare. Come pagheranno, come faranno a sostenere le spese, quegli Enti che sviluppano la loro attività in maniera prevalente, in molti casi assoluta, nelle attività del Piano dell’Offerta formativa (oggi denominata o meglio finanziata con il Piano Giovani)?

– Si intendono ricercare soluzioni condivise?

– Ma una volta condivise, se fatte proprie dall’Amministrazione, saranno realmente mantenute?- Alcuni parziali provvedimenti di riordino, sempre nei limiti e nei vincoli della legge, si possono fare certamente, anche in via amministrativa.

– La riforma deve essere fatta per legge.Affermare che non si può affrontare il problema della Riforma della Formazione in Sicilia nell’Assemblea Regionale Siciliana non sembra essere molto riguardoso verso il Parlamento Siciliano, i parlamentari e i cittadini della Regione Siciliana.

– Le Riforme dei sistemi formativi e scolastici sono un grande momento della vita sociale, non si fanno a colpi di decreto. Si fanno con la condivisione, la partecipazione, l’innovazione, la sperimentazione, con i sistemi che operano in serenità con le risorse umane coinvolte, e non strette dal bisogno. La giustizia nella Repubblica l’amministra la Magistratura. Chi governa deve governare, chi Amministra deve amministrare. Chi ha ricevuto incarichi nel sistema della Formazione professionale lavori con competenza ed esperienza. Governare i processi formativi, saper leggere gli indicatori, saper intervenire per cambiare, richiede competenze, condivise e partecipate. La Regione deve garantire l’avvio annuale del Piano Formativo, garantire la continuità dell’attività e continuità lavorativa.

Giuseppe Messina

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