Formazione: il progetto del Governo Crocetta per trasformare i lavoratori del settore in precari a vita

L’ALBO, PUBBLICATO IERI DAGLI UFFICI DELL’ASSESSORATO, POTREBBE ESSERE IL ‘CAVALLO DI TROIA’ PER SCARDINARE DEFINITIVAMENTE IL COMPARTO FORMATIVO

Gli operatori della Formazione professionale come i forestali? Il rischio di precarizzazione del settore della Formazione professionale è forte e concreto. Il Governo regionale potrebbe essere attratto dal progetto di destrutturazione del sistema formativo regionale. E per farlo partirebbe proprio dall’accontentare i lavoratori, “vendendo fumo,” per poi “derubarli” del diritto alla salvaguardia del posto di lavoro, sancito dalle leggi regionali in vigore. Ed allora, ecco spuntare l’Albo regionale degli operatori, pubblicato proprio ieri da parte dell’assessorato regionale alla Formazione professionale.

L’Albo ‘fotografa’ un settore con circa sette mila e 500 lavoratori in possesso di contratto a tempo indeterminato con assunzione entro il 31 dicembre 2008. Adesso i lavoratori si aspettano che il Governo del presidente Rosario Crocetta e dell’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, affianchino l’Agenzia regionale unica del personale. Proposito che abbisogna per realizzarsi del consenso della maggioranza dei parlamentari all’Assemblea regionale siciliana. L’Esecutivo avrà la forza per attuare il progetto?

Per evitare che l’aggiornamento dell’Albo si riveli una sorta di “specchio delle allodole” è necessario che cammini di pari passo con la costituzione dell’Agenzia unica che tuteli i livelli occupazionali e salvaguardi la natura giuridica del contratto di lavoro a tempo indeterminato. Pare essere quest’ultimo aspetto a rischio, perché le manovre in corso da parte dei ‘piani alti’ del Palazzo di governo spingono a pensarla diversamente e ad immaginare uno scenario un po’ più complesso. L’intento potrebbe essere quello di demolire l’avversario per indebolirlo.

In tanti sono pronti a giurare che il Governo regionale si appresterebbe a precarizzare il settore della formazione professionale. E per farlo attuerebbe un “modus operandi” che somiglierebbe tanto a un detto: “Premiare per cacciare”. Cha la pubblicazione dell’Albo sia un modo per precarizzare il settore? Per raggiungere tale obiettivo il gioco è quello di indebolire dalle fondamenta il sistema formativo. Il ragionamento è semplice e può apparire paradossale. E forse, però, non sembrerebbe allontanarsi dalla realtà. L’obiettivo è duplice: indebolire l’impianto fondato sulla polverizzazione degli enti formativi e affievolire il diritto del lavoratore alla salvaguardia del posto di lavoro e alla illicenziabilità. E per farlo, l’esecutivo agirebbe colpendo gli enti formativi con conseguente sospensione del rapporto di lavoro, propedeutico al licenziamento.

Possibile licenziamento che, normativa alla mano, verrebbe stemperato, per iniziativa della stessa amministrazione regionale, attraverso il costante richiamo alla circolare assessoriale n.10/94 anziché all’applicazione degli articoli 4 e 24 della legge n.223 del 23 luglio 1991 (procedura di licenziamento collettivo). Per cui il progetto di indebolimento del settore formativo comporterebbe, da un lato, la fase della caccia agli enti formativi inadempienti a vario titolo allo scopo di emettere il provvedimento di revoca dell’accreditamento. Dall’altro, sempre gli stessi “pupari” si preoccuperebbero di porgere al lavoratore, nel frattempo sospeso o licenziato e quindi disperato, una sorta di “salvagente”. Quale? Il contratto a tempo determinato per un anno o per periodo inferiore a dodici mesi (tanto poi si può accedere alla disoccupazione come per i lavoratori forestali), con lo stipendio pagato a cadenza mensile e con la promessa di un rinnovo del contratto con la Regione siciliana di anno in anno.

In pratica, una sorta di “tagliola” pronta ad entrare in scena, per esempio, ad ogni competizione elettorale. Per dirla alla Tomasi di Lampedusa: “Tutto cambia per non cambiare nulla”. Attenzione, questo che appare come un vero e proprio paradosso è quello che presumibilmente potrebbe accadere per i circa 460 lavoratori licenziati nei mesi scorsi da enti formativi come Anfe e Cefop con decisioni rese possibili da un clima come quello vissuto dal settore formativo durante il Governo regionale precedente guidato dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) che aveva reso possibile l’’applicazione della legge n.223/91 e la disapplicazione della normativa di riferimento regionale, oggi ancora in vigore. Quindi, chiudere gli enti formativi e, provocando la sospensione o il licenziamento, affievolire il diritto sancito dalla normativa regionale di riferimento, in capo all’operatore della Formazione professionale.

Questo stato di cose permetterebbe all’amministrazione regionale di far passare per buona la proposta di un contratto a tempo determinato sottoposto ad un lavoratore, che qualcuno ha licenziato ingiustamente e illegittimamente. Il che significa anche che il lavoratore si ritrova a lasciare il regime di tutela contrattuale e giuridica che ne garantisce il rapporto a tempo indeterminato per lasciare spazio, pur di lavorare, al precariato. E con questo chiaro di luna della politica siciliana, il rischio è che questo status potrebbe significare “a vita”. Sono due i grandi mortivi che spingono a descrivere un quadro così poco paradossale. Da un lato l’incapacità gestionale del Governo Lombardo nel passaggio dall’utilizzo dei fondi regionali alle risorse del Fondo sociale europeo (Fse) nel sistema formativo regionale. Dall’altro, la totale assenza di programmazione delle attività in scadenza da parte del Governo Crocetta. Salvaguardia dei lavoratori significa un cosa sola, farli lavorare in maniera stabile e non proporre un contratto da precari.

 

Giuseppe Messina

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