Formazione, il Governo ricorre al recupero coatto delle integrazioni?

Al via il prelievo coatto delle integrazioni percepite dagli Enti formativi? La Regione siciliana, alle prese con un bilancio che verrà impugnato per mancanza di soldi, sarebbe, a propria volta, a caccia di soldi. E li chiederebbe indietro agli Enti che li avrebbero percepiti, a parere del Governo, in modo illegittimo.

Stando a indiscrezioni, la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale “ad interim” del dipartimento Istruzione e formazione e Formazione professionale, avrebbe firmato i provvedimenti per avviare, per l’appunto, la fase dei recupero delle integrazioni al finanziamento riguardanti un periodo compreso tra il 2005 e il 2010.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato l’elenco degli Enti percettori delle integrazioni raggiunti dal decreto di accertamento. Si tratta della maggiore somma ottenuta con decretazione, negli anni scorsi, da diversi Enti formativi che in Sicilia hanno operato attraverso il Piano regionale dell’offerta formativa (Prof). Integrazione prevista dalla legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e successive modifiche e integrazioni.

Si tratta di un argomento che questo giornale ha più volte approfondito nelle scorse settimane. Riproponiamo alcuni rilievi giuridici della vicenda per agevolare il lettore a comprendere meglio la dimensione sociale della scelta politica che sarebbe stata adottata dal Governo di Rosario Crocetta.

Il Legislatore siciliano, in sede di approvazione della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976, all’articolo 6, ha voluto prevedere la possibilità di riconoscere somme aggiuntive fino al totale pagamento di quanto spettante al lavoratore in busta paga, nel rispetto di quanto previsto nel Contratto collettivo di categoria in merito agli adeguamenti salariali. Sono somme definite, per l’appunto, integrazione al finanziamento.

Dall’esame della questione emergono, per la verità, due riflessi. Se l’integrazione al finanziamento decretato in favore dell’Ente formativo in sede di approvazione del Piano regionale dell’offerta formativa è stato destinato esclusivamente al riconoscimento degli aumenti della retribuzione, per effetto di adeguamenti contrattuali, acquisito il parere della Commissione regionale per l’Impiego, come previsto dalla legge, riteniamo corretta la prassi e dovuto il maggiore importo. Va ricordato, in tal senso, che il Contratto di lavoro, seppur sottoscritto da soggetti privati (Associazioni degli Enti formativi e organizzazioni sindacali) è sempre stato recepito con delibera di Giunta dal Governo regionale. Quindi, si tratterebbe di atto dovuto.

Di converso, se l’integrazione al finanziamento è stata utilizzata per maggiori assunzioni di personale, beh, in tal caso la questione si pone. In quest’ultimo caso, riteniamo che la Procura della Corte dei Conti abbia mille ragioni nel chiedere la restituzione delle maggiori somme erogate.

Ma torniamo alla notizia. L’amministrazione regionale, dicevamo, avrebbe avviato l’iter amministrativo da qualche settimana con il chiaro intento di recuperare dette somme. Ma quali saranno le prossime mosse dell’amministrazione regionale?

Gli Enti formativi percettori dell’integrazione hanno trasmesso, entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento le proprie “memorie difensive”. L’amministrazione regionale avrebbe valutato dette memorie ed entro i successivi trenta giorni dovrà decidere se recuperare le somme. Sempre le citate indiscrezioni riferiscono di decreti di accertamento già emanati e giacenti, in atto, presso la Ragioneria centrale dell’assessorato all’Economia. Il competente ufficio dovrà esperire una valutazione e trasmettere il giudizio finale al dipartimento Bilancio che effettuerà una ulteriore valutazione prima di procedere all’eventuale prelievo coatto.

Due le ipotesi. Qualora dovessero venire accolte le ragioni contenute nelle “memorie difensive”, l’amministrazione dovrebbe emettere un decreto di annullamento del titolo originario. Cioè provvederebbe all’annullamento del decreto che all’origine aveva fatto nascere il diritto, in capo all’Ente formativo, alla percezione della somma oggetto di contestazione (integrazione al finanziamento). Nel caso in cui non dovessero essere accolte le ragioni dell’Ente si aprirebbe la strada del prelievo coatto dell’intera somma.

Anche qui diverse le ipotesi. L’amministrazione potrebbe decidere di compensare il credito vantato in sede di rendicontazione delle attività formative.

Oppure si potrebbero aggredire le somme da percepire a valere sull’Avviso 20/2011. Altra ipotesi potrebbe essere quella dell’iscrizione a ruolo presso Riscossioni Sicilia Spa dell’importo contestato.

Va precisato che gli Enti contestano la richiesta di restituzione di tali somme da parte della Regione. Ne è venuto fuori un contenzioso destinato a tenere calde le aule giudiziarie. Su questo tema sicuramente torneremo a parlare nei prossimi giorni, anche per il profilo sociale che impatterebbe pesantemente sui lavoratori di quegli Enti che, qualora evidenziate oggettivamente le maggiori assunzioni, si ritroverebbero nell’obbligo di dovere restituire le somme a danno del proprio personale.

E’ il tentativo di fare ‘cassa’ se è vero che la manovra rischia una pesante impugnativa perché mancherebbe la copertura finanziaria? E’ un ulteriore passo per consegnare a Confindustria Sicilia il settore? Vedremo nei prossimi giorni.

 

 

Giuseppe Messina

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