Formazione: il Governo pronto a sbaraccare gli enti per trasferire tutto il personale al Ciapi di Priolo?

SI COMINCIA CON 1620 OPERATORI DEGLI SPORTELLI, SI PROSEGUE POI CON OLTRE 1200 LAVORATORI DEGLI INTERVENTI FORMATIVI. E POI? L’ESECUTIVO CROCETTA HA MESSO MANO ALLA RIFORMA DEL SISTEMA FORMATIVO REGIONALE PRECARIZZANDO CIRCA 8 MILA ADDETTI?

Superata quota 24. Da più di due anni operatori della formazione professionale non percepiscono alcuna retribuzione e non può essere solamente addebitato agli enti formativi. Che vi sia in atto un percorso politico che porterebbe il settore formativo a subire un cambiamento epocale? È pronto il Governo regionale a precludere agli enti formativi, a titolo definitivo, l’accesso al settore?

Nessun partito preso, per carità: una buona parte degli enti formativi ha mostrato limiti gestionali e qualcosa va sicuramente rivista. Quel che colpisce è la freddezza con la quale è stata gestita la vicenda dal Governo regionale, intento a sensibilizzare l’opinione pubblica su altre criticità e tralasciando ciò che impatta di più sul fronte sociale, e cioè gli stipendi negati.

Non si arresta, infatti, l’ondata di polemiche nel settore della Formazione professionale. La riprova sono le tantissime segnalazioni che quotidianamente pervengono in redazione. I lavoratori, disperati per le condizioni di povertà in cui sono incappati, denunciano, e siamo alla fine della prima settimana di ottobre, il mancato riconoscimento delle retribuzioni pregresse e maturate, che in taluni casi supera, come dicevamo, i 24 mesi. Fatto difficilmente ripetibile in altri settori economici e che fa emergere, in tutta la sua drammaticità, la responsabilità dell’esecutivo regionale che in undici mesi non ha saputo o voluto risolvere il problema.

Ciò che emerge è l’atteggiamento del Governo regionale che non cambia marcia e persevera, anzi, nello stillicidio dei pagamenti “col contagocce”. Prosegue, infatti, “al rallentatore” l’emissione degli ordinativi di pagamento ed i lavoratori della formazione professionale, a pieno titolo, ingrossano la percentuale dei nuovo poveri in Sicilia. Un fatto scandaloso che è passato sotto traccia, in assoluto silenzio nelle scorse settimane.

Non è più rinviabile la questione per la tenuta sociale del settore. Eppure il Governo del presidente Rosario Crocetta va avanti per la sua strada. E’ forte il dubbio che dietro questi ritardi, le mancate scelte, i rinvii, le sottoscrizioni di accordi poi non rispettati, come nel caso dell’intesa dei 3 e 7 giugno scorso sulla proroga degli Sportelli multifunzionali al 31 dicembre prossimo, vi sia un preciso disegno politico. Quale?

Semplice: concentrare nelle mani di un unico soggetto, il Ciapi di Priolo, ente di proprietà della Regione siciliana, le risorse, il personale e le attività. Il che significa che l’altro lato della medaglia sarebbe quello di chiudere definitivamente il settore agli enti formativi.

Un progetto che non può essere definito illegale o illegittimo, anzi, rientra nella sfera decisionale della politica e in questo caso dell’esecutivo Crocetta. La questione non è neanche quella di “salvare” gli enti virtuosi da quelli poco capaci dal punto di vista gestionale e organizzativo. Ciò che appare utile evidenziare, invece, è con quali contenuti il presidente Crocetta e gli assessori al lavoro, Ester Bonafede, e alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, intendano ricostruire il sistema formativo regionale.

I segnali che si registrano in questi giorni appaiono convergere proprio verso questa ipotesi, che in nostri precedenti articoli avevamo già lanciato come possibile. Il tema dei controlli massicci per smascherare malfattori e ladri aveva solamente lo scopo di legalizzare il settore della formazione professionale, nobile scelta che ci vede solidali con il Presidente Crocetta, oppure celano il progetto politico di chiudere, entro un anno, l’accesso ai privati?

Nelle scorse ore il Governo regionale ha annunciato, come dicevamo, il passaggio al Ciapi dei lavoratori di Aram, Lumen, Ancol e Aiprig, definanziati per le note inchieste giudiziarie. Pare che allo stesso “destino” siano legati i lavoratori dello Ial Sicilia, che lo scorso 18 settembre ha ricevuto il decreto di revoca dell’accreditamento (sistema che garantisce l’accesso ai finanziamenti).

Un’operazione che trasferisce, si dice entro un mese, oltre mille e 200 lavoratori al Ciapi, ai quali aggiungere i circa mille e 620 o qualcosa in più degli Sportelli multifunzionali. Si tratterebbe di “ingrossare” l’ente formativo di proprietà della Regione di circa la metà degli addetti del sistema formativo regionale. Non c’è da scandalizzarsi, è chiaro, ma quello che resta poco chiaro, a prescindere dagli aspetti procedurali legati al passaggio, è il rapporto giuridico.

I lavoratori degli Sportelli multifunzionali transiteranno al Ciapi per sei mesi e poi dovrebbero rientrare al proprio ente di appartenenza al termine del periodo di aspettativa. Il contratto che legherà detti lavoratori all’Ente di Priolo sappiamo essere a termine. È opportuno allora chiedersi con quale tipologia contrattuale saranno trasferiti i lavoratori degli enti definanziati.

Se dovessero transitare con contratto a termine di un anno, agganciato alla annualità formativa finanziata con il Piano giovani per il 2013/2014, quale futuro attenderebbe i lavoratori? È possibile affermare che per detto personale si aprirebbe la strada del precariato a vita?

Se dovessero, invece, transitare con contratto a tempo indeterminato presso il Ciapi, si potrebbe affermare che ci si troverebbe nell’ipotesi di un vero e proprio aggiramento della legge regionale n.25 del 29 dicembre 2008. Si tratta solamente di ipotesi. Ciò che emerge, però, in maniera chiara è il percorso avviato dal Governo regionale volto allo smantellamento dell’impianto funzionale e organizzativo che ha retto per oltre 37 anni il sistema formativo regionale per centralizzare decisioni, risorse, gestione del personale e attività.

In tal caso, se così dovesse essere, chi si avvantaggerebbe della nuova dimensione organizzativa del settore della formazione professionale? E poi, il cambiamento così epocale di uno dei settori più sensibili alla politica regionale e nazionale è possibile realizzarlo senza il coinvolgimento dell’Assemblea regionale siciliana?

Circolavano con insistenza, nelle scorse settimane, voci intorno alla possibilità che il Governo regionale presentasse al pPrlamento siciliano un disegno di legge per l’introduzione di un’Agenzia unica regionale del personale della Formazione professionale. Chiacchiere o cosa? In Sicilia, è chiaro, tutto e il contrario di tutto è possibile. Qualsiasi decisione andrebbe assunta non perdendo di vista due pilastri fondanti del sistema formativo regionale: gli utenti ed i lavoratori.

Ogni decisione assunta per il bene di queste due categorie citate che ben venga. Se così non dovesse essere, la responsabilità di chi peggiorerebbe servizi e stato giuridico dei lavoratori sarebbe forte e grave. Siamo solamente nell’alveo delle congetture, che tali sono. Una sana riflessione non la si può negare, comunque, a nessuno.

Giuseppe Messina

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