Formazione, i lavoratori dell’Anfe di Catania abbandonati dalla Regione

IL GOVERNO TAGLIA I FINANZIAMENTI E BUTTA IN MEZZO AD UNA STRADA ALTRI 250 ADDETTI. LE PRECISAZIONI DEL COMMISSARIO DELL’ENTE, GAETANO CALA’. L’INTERVENTO DI GIOVANNI LO SCIUTO, PARLAMENTARE DI SALA D’ERCOLE DEL PARTITO DEI SICILIANI.

Ammontano a circa 9 milioni di euro i crediti vantati dall’Anfe di Catania nei confronti dell’amministrazione regionale. Ente catanese che ricordiamo essere finito sulla cronaca giudiziaria, di recente, con l’arresto di Giuseppe Saffo e diversi altri parenti che, a vario titolo, rivestivano cariche apicali. Diverse cose non quadrano, pero’, in questa storia.

L’inchiesta della Procura della Repubblica di Catania ha fatto luce sull’allegra gestione della vecchia dirigenza. L’Anfe Catania era già stato commissariato due anni fa dalla proprietà (Anfe nazionale) che aveva avviato una proficua collaborazione con l’autorità giudiziaria e con gli uffici dell’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale e dell’assessorato al Lavoro. Eppure tutto ciò non è bastato.

Il commissariamento dell’ente aveva aperto una fase nuova nella gestione amministrativa e contabile che avrebbe dovuto portare alla chiusura delle partite ed all’erogazione delle risorse a valere sui diversi progetti. In poche parole, a fare chiarezza sui finanziamenti erogati e spesi.

Oggi, a seguito degli arresti, che ripetiamo hanno fatto chiarezza sulla gestione dell’ente, emerge purtroppo un quadro desolante. L’assessorato alla Formazione professionale ha revocato d’ufficio l’accreditamento che la proprieta’ dell’ente considera illegittimo, alla stregua di quanto accaduto per l’ente messinese Lumen che ha avuto riscontro positivo dal Tribunale amministrativo regionale per la riammissione nell’accreditamento. Gesto che appare affrettato per via del blocco dei pagamenti e la sospensione delle attività formative, comprese quelle destinate ai minori in obbligo scolastico, che ha provocato.

Intanto, il commissariamento mirava a rendicontare con celerità le attività e garantire ad allievi e personale la prosecuzione dei corsi e l’avvio dei nuovi. Nulla di tutto ciò, invece,  finora avvenuto. I lavoratori sono rimasti senza lavoro e senza soldi. I 9 milioni di euro di crediti vantati dall’ente catanese sono ancora bloccati. Ciò che emerge con amarezza e’ l’interruzione di un pubblico servizio del quale a pochi sembra interessare. Sopratutto al Governo regionale ed al dipartimento regionale.

Pare che i lavoratori, con successivo provvedimento, dovrebbero spostarsi, con le ore e il finanziamento presso il Cipai di Priolo. Questa almeno sembrerebbe la volontà dell’assessore regionale al ramo, Nelli Scilabra. Anche su questa vicenda, come per i conti rimasti inspiegabilmente aperti e mai definiti, regna la confusione. Così come non si comprende chi e come dovrebbe garantire le retribuzioni ai lavoratori dall’8 giugno 2013 al giorno in cui il passaggio all’ente formativo della Regione siciliana dovesse concretizzarsi.

Domanda: agli allievi in obbligo scolastico, iscritti ai primi anni, come si garantirebbe la frequenza ai corsi di formazione professionale? Ed ancora: coloro che dovrebbero frequentare i secondi e terzi anni dell’Oif, che faranno? Inoltre, dall’esame degli atti emergerebbero gravi responsabilità dell’amministrazione regionale sugli inspiegabili ritardi, che superano anche i sei mesi, in riferimento alla certificazione della spesa. Elementi ai quali l’amministrazione professionale non sembra dare peso.

Intanto trascorrono i giorni e la sede dell’ente, con i servizi di fornitura di telefono e luce tagliati, continua ad essere occupata dai lavoratori, stanchi delle “promesse da marinaio” sullo sblocco dei pagamenti, annunciato più’ volte dalla Scilabra e dal suo staff e mai attivato.

“Questa struttura è stata commissariata due anni fa – dice Gaetano Cala’, commissario dell’ente – con l’obiettivo di risolvere i problemi, affiancando l’amministrazione regionale per la definizione delle attivita’ pendenti ed interloquire con la Procura della Repubblica di Catania rispetto ai fatti contestati alla precedente gestione”.

Sulla vicenda complessiva che ha portato al blocco delle attivita’ dell’ente il commissario nominato da Anfe nazionale ha voluto rilasciare alcune precisazioni. “Ho chiesto al Prefetto di Catania di intervenire, vista l’occupazione della sede che va avanti dallo scorso 9 novembre e che ha provocato l’interruzione del pubblico servizio, ma non ho ricevuto ad oggi alcun riscontro. Così come ho più volte richiesto all’assessore Scilabra l’istituzione di un tavolo tecnico specifico per il caso Anfe Catania, ed anche in questo caso senza alcun esito”.

Cio’ che non convince dell’operato dell’assessorato alla Formazione professionale e’ l’atteggiamento a due velocita’. Celere nel revocare l’accreditamento all’indomani degli arresti, e tartaruga nel sistemare i conti e provvedere a pagare ai lavoratori e all’ente quanto correttamente speso per il servizio formativo o di orientamento erogato sul territorio.

“Con atto unilaterale, della revoca dell’accreditamento – aggiunge Cala’ – la Regione siciliana ha deciso di far ripiombare nel precipizio la struttura catanese, peraltro gia’ commissariata due anni fa, lasciando gli allievi, i lavoratori, i fornitori, senza alcuna certezza”.

La vicenda dell’Anfe di Catania rischia di entrare in uno dei tanti paradossi di questa Sicilia. La questione degli allievi e dei lavoratori resta il nodo più delicato da risolvere, e con questi chiari di luna, chissà per quanto tempo ancora se ne dovra’ parlare. L’auspicio e’ che la protesta dei dipendenti non resti inascoltata.

Sull’argomento è intervenuto il parlamentare del Partito dei Siciliani (Mpa), Giovanni Lo Sciuto.

“E’ arrivato il momento – dice Lo Sciuto – che il Governo affronti seriamente il problema degli stipendi – ha dichiarato l’esponente autonomista all’Assemblea regionale siciliana e segnali le disfunzioni amministrative e le eventuali colpe degli uffici. E’ impensabile che i lavoratori salgano sui tetti mentre la politica resta insensibile, considerato che ci sono i fondi disponibili. Il tema delle retribuzioni è centrale nel confronto tra le istituzioni, le parti sociali e la politica. Nulla e’ cambiato, e questo giornale lo dice da molto tempo, l’esecutivo non ha mai voluto accelerare i pagamenti, chissà perché”..

“Chiediamo al Governo di intervenire per sbloccare tutte le retribuzioni – aggiunge Lo Sciuto – chiameremo l’assessore Scilabra, il dirigente generale Corsello e tutti i funzionari responsabili del procedimento amministrativo per rispondere sui motivi ostativi al riconoscimento di un diritto acquisito, qual e’ lo stipendio maturato. Attiveremo al più’ presto – ha concluso – la Commissione parlamentare d’inchiesta per verificare se ci sono inadempienze o colpe”.

Giuseppe Messina

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