Formazione/ Giuseppe Raddusa è tornato a incatenarsi a Palermo e mette in vendita un rene per sfamare la propria famiglia

SCIOCCANTE PROVOCAZIONE DEL DIPENDENTE DELL’ARAM IEFP CATANIA, RITORNATO NEL CAPOLUOGO DEL’ISOLA A PROTESTARE. NONOSTANTE GLI IMPEGNI ASSUNTI DAL GOVERNO REGIONALE NON E’ STATO PAGATO. SONO ADESSO 27 I MESI DI ATTESA PER RISCUOTERE GLI STIPENDI MATURATI

“Siamo arrivati a 27 mesi di stipendi arretrati e ancora io aspetto. Visti i molteplici problemi che la Regione ha per darmi i soldi, per andare avanti vendo il rene al migliore offerente”.

Con queste scioccanti parole, leggibili dal cartello che porta con sé, Giuseppe Raddusa inaugura un altro ‘calvario’ per attrarre l’attenzione di chi ha la responsabilità di gestire la ‘cosa pubblica’.

Torna a scioperare, difatti, davanti i cancelli dell’assessorato regionale alla Formazione professionale di viale Regione siciliana, a Palermo. Questa volta, come detto, il cartello riporta una frase agghiacciante: vendere un rene per campare e far campare la propria famiglia. Che è quanto di peggio si possa leggere in una Sicilia amministrata da un Governo che affama i lavoratori della Formazione professionale.

Una storia, quella di Raddusa, dipendente dell’ente di formazione Aram IeFp Catania, che più volte abbiamo raccontato dalle colonne di questo giornale. Sono ventisette i mesi di attesa per riscuotere le spettanze maturate per il lavoro effettivamente prestato.

Dopo quindici giorni di sciopero, la settimana scorsa, Raddusa aveva fatto ritorno a casa a Catania. Gli era stato promesso che avrebbero pagato almeno una parte dei crediti vantati dall’Aram IeFp Catania. Rassicurazioni sciorinate dall’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, dalla dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale al ramo, dalla dottoressa Olimpia Campo, capo di gabinetto dell’assessorato alla Formazione, e dall’avvocato Lucio Guarino, stretto collaboratore dell’assessore. Tutti, a vario titolo, hanno incontrato il lavoratore per assicurargli che, nel giro di pochi giorni, si sarebbe sbloccato qualcosa. Da oggi, invece, Raddusa si ritrova davanti i cancelli dell’assessorato.

“Sono ritornato a Palermo – dice Raddusa – perché non riesco più a portare avanti le esigenze della mia famiglia. In questa situazione c’ho messo la faccia mostrando alla Sicilia tutti i problemi che affliggono il settore e principalmente i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti agli enti e quindi i pagamenti a noi lavoratori. Ho deciso di tornare ad incatenarmi perché oltre a non aver ricevuto alcuna risposta positiva, mia moglie è ricaduta in depressione ed ogni giorno di ritardo è un giorno in cui si toglie il pane ai miei figli. Resto fiducioso che gli uffici dell’assessorato possano entro breve tempo emettere i mandati di pagamento ma nel frattempo non mi muova da qua”.

Nota a margine

Nella Sicilia governata dal presidente Rosario Crocetta è giusto che un lavoratore debba offrire il suo rene per campare la famiglia? Perché dopo mesi e mesi di attesa non escono i mandati di pagamento per garantire una parte delle retribuzioni maturate dagli operatori della Formazione professionale? Il gioco al rialzo di qualcuno si sta trasformando, sempre più, in gioco al massacro.

Neanche la ‘scusa’ del blocco nei pagamenti dovuti al Patto di stabilità salva l’esecutivo regionale. L’Aram IeFp Catania avrebbe potuto già riscuotere una parte del credito vantato sul Fondo sociale europeo e relativo alle corsualità finanziate con l’Avviso 19/2011.

E meno male che l’esecutivo della ‘rivoluzione’ ha garantito, in tutte le salse ed in tutte le lingue, che non avrebbe fatto macelleria sociale e, semmai, avrebbe garantito fino all’ultimo lavoratore della Formazione professionale.

L’inadeguatezza dell’operato e l’atteggiamento, a tratti, menefreghista, si sposano perfettamente col concetto di fallimento. Il Governo Crocetta se ne faccia una ragione, nel settore della Formazione professionale ha mostrato la parte peggiore del proprio volto riformista (o presunto tale).

 

Giuseppe Messina

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