Formazione, è battaglia sui corsi Oif

Il Governo regionale negherà, a partire dal prossimo settembre, la partecipazione alle attività formative dei giovani in diritto-dovere di istruzione e formazione professionale. È quanto emerge dalla dichiarazione rilasciata dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, in occasione della conferenza stampa di presentazione dei provvedimenti governativi adottati nella seduta della giunta regionale del 4 marzo scorso.

È stato chiaro, il presidente della Regione, nell’annuncio: “Col nuovo anno non si potranno iniziare nuovi corsi Oif. A volte ci sono stati corsi con un solo studente che costano trecento mila euro. Ci pare troppo. Gli Enti di formazione faranno altro. Ma noi non possiamo dare ai ragazzi una formazione dequalificata”.

Una decisione che ha lasciato basiti i vertici degli Enti formativi, il personale, gli allievi e le famiglie. Una decisione in controtendenza e che pone fuori dal quadro normativo vigente la Regione siciliana. Un dato per tutti: il costo unitario ad allievo che frequenta il primo anno di un percorso scolastico promosso da un Ente di formazione professionale, in Sicilia, è all’incirca pari 4 mila euro. Una spesa nettamente inferiore non solo a quella sostenuta dalla scuola pubblica, ma anche alla spesa riscontrata nei sistemi formativi delle altre regioni.

A fornire i dati è una indagine dell’Isfol dello scorso dicembre. Dal monitoraggio sul diritto-dovere relativo all’anno 2011/2012 è emerso che il dato del costo unitario per allievo, a livello nazionale, è maggiore rispetto a quello registrato in Sicilia; ma soprattutto che il costo unitario della scuola pubblica è di circa 7.000 euro ad allievo contro i 5.118 realizzato nei sistemi formativi regionali.

Ripetiamo, una decisione incomprensibile, quella del Governo regionale, che lancia diversi interrogativi, anche sulla scorta del fatto che il trend delle iscrizioni in Sicilia è in costante crescita, il che significa una drastica diminuzione del fenomeno della dispersione scolastica.

Per dare risposte e chiarire la portata degli effetti della chiusura al sistema formativo regionale da parte del Governo Crocetta sul diritto-dovere di istruzione e formazione professionale dei giovani in obbligo scolastico abbiamo parlato con Giuseppe Raimondi, responsabile regionale per il settore della formazione professionale della Uil Scuola.

Immediate sono state le reazioni del mondo formativo allo stop annunciato dal Governo regionale al finanziamento delle prime annualità dell’Obbligo istruzione e formazione (Oif), segmento della filiera formativa che contrasta il fenomeno della dispersione scolastica in Sicilia. Raimondi non le pare una scelta azzardata quella messa in campo dal Governo?

“A garanzia delle stesse Istituzioni regionali, diciamo che storicamente è il sistema formativo regionale che intercetta la dispersione scolastica ed offre un’opportunità ai giovani che abbandonano il percorso scolastico. Mentre la scuola pubblica si interrogava sui rimedi utili a contrastare la piaga sociale della dispersione scolastica, il sistema formativo regionale, attraverso la filiera che si occupa dei percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione, aveva già offerto un’oggettiva opportunità a quelle famiglie che sceglievano l’assolvimento dell’obbligo scolastico presso un Ente formativo come soluzione per i propri figli. Si tratta di allievi che non avrebbero mai più frequentato la scuola pubblica e che, intercettati dagli Enti formativi, hanno avuto la possibilità di acquisire una professionalità con concreto sbocco lavorativo. Il tutto in perfetta linea con la Raccomandazione dell’Unione Europea sulle politiche educative volte alla individuazione di qualunque strumento utile alla riduzione dell’abbandono scolastico.

Il presidente Crocetta ha parlato di formazione dequalificata lasciando intendere che, dal prossimo anno, subentrerebbero gli Istituti professionali nell’erogazione dell’offerta formativa, come intende replicare?

“La formazione erogata dagli Enti formativi è stata invece di qualità e ha assolto ad una funzione sociale importante: quella di agevolare l’accesso al mondo del lavoro attraverso il rilascio di titoli professionalizzanti. Rispetto al proposito, poi, del Governo regionale, secondo quanto pare emergere dalla dichiarazione del presidente Crocetta, di assegnare lo svolgimento delle attività corsuali in obbligo scolastico agli Istituti professionali statali, diciamo che storicamente questa prospettiva non recupera l’abbandono scolastico, semmai l’agevola. Infatti, allorquando 15 mila allievi decidono di non frequentare la scuola statale, questo avviene perché le famiglie hanno fatto altro tipo di scelta. E poi non è vero che la formazione erogata è dequalificata. Una volta assolto l’obbligo scolastico, con la frequenza dei primi due anni, l’allievo alla fine del terzo anno acquisisce la qualifica professionale; un titolo idoneo, cioè, all’inserimento nel mondo del lavoro. Inoltre, qualora l’allievo dovesse decidere di frequentare il quarto anno conseguirebbe il diploma tecnico-professionale. Con tale titolo l’allievo ha la possibilità di transitare, attraverso la ‘passerella’, alla scuola pubblica per il conseguimento di un diploma di istruzione di secondo grado”.

Lei conferma, quindi, che l’attuale impianto basato sull’alternanza istruzione /formazione non preclude l’accesso dell’alunno al conseguimento del diploma di scuola superiore?

“Certamente sì. Infatti non risponde al vero quanto asserito da molta gente disinformata che, agli allievi frequentanti un corso presso un Ente formativo in assolvimento dell’obbligo scolastico, sia precluso il rientro nella scuola statale. È invece esattamente il contrario. Infatti, è il decreto ministeriale n.4 del 18 gennaio 2011 che ha introdotto il raccordo tra i percorsi degli Istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale e che consente agli studenti che hanno conseguito il diploma tecnico-professionale di iscriversi al quinto anno per il conseguimento del diploma quinquennale. Peraltro il decreto interministeriale del 15 giugno 2010 ha già avviato nell’anno scolastico 2010/2011 il passaggio al nuovo ordinamento dei percorsi di istruzione e formazione professionale”.

Tornando alla dichiarazione del presidente Crocetta, la critica ha toccato anche il costo esorbitante dei corsi realizzati anche con un solo allievo per una spesa di trecento mila euro, ma è proprio così?

“Non capisco come possano essere uscite queste cifre che sono prive di fondamento. Sul piano dei conti la Uil Scuola raccomanda al Governo regionale di fare attenzione sui dati finanziari. A tal proposito diciamo che un corso di primo anno con 25 allievi (sotto i 22 si chiude l’attività corsuale) è finanziato con un importo pari a 100 mila euro, di cui 67 mila per sopportare il costo del personale e la rimanente parte per sostenere le spese di funzionamento. Precisiamo anche che, in media, sono 5 mila gli allievi che ogni anno si iscrivono per frequentare un corso di formazione triennale. Il costo complessivo è di circa 20 milioni di euro per complessivi 203 corsi su base annuale in Sicilia. Si precisa anche che il costo unitario per allievo di primo anno, posto che ogni corso è coperto da n.25 allievi, è pari a 4 mila euro. Si tratta, secondo i dati pubblicati dallo studio del dicembre 2012 dell’Isfol, del costo più basso sostenuto rispetto sia al costo unitario della scuola pubblica ( euro 7 mila), sia a quello dei sistemi formativi delle altre regioni (oltre 5 mila euro). Mentre, gli allievi che frequentano le seconde, terze e quarte annualità sono complessivamente 9 mila e cinquecento con un costo di circa 65 milioni di euro. I primi anni di frequenza sono finanziati solo con somme attinte dal bilancio regionale, mentre i successivi anni con risorse comunitarie”.

Raimondi, cosa succederebbe se a partire dall’anno scolastico 2013/2014 il Governo regionale trasferisse agli Istituti professionali i corsi Oif?

“Si perderebbe la quota di finanziamento pari a 16 milioni di euro, assegnata ogni anno, dal Governo nazionale alla nostra regione”.

Che significa?

“Significa che il trasferimento degli allievi presso gli Istituti tecnici, secondo la normativa nazionale, deve avvenire senza oneri per lo Stato. In questa maniera la Regione siciliana rinuncerebbe alla quota nazionale e onorerebbe le scuole a sostenere un costo aggiuntivo”.

Ma allora, secondo lei, dove starebbe il vantaggio di trasferire i corsi di formazione indirizzati all’assolvimento dell’obbligo scolastico dal sistema formativo regionale agli Istituti professionali statali?

“Non vedo nessun vantaggio in termini di risparmio economico ed evidenzio semmai una lesione del diritto-dovere di istruzione e formazione professionale dei giovani in obbligo scolastico, oltre che una disapplicazione della normativa nazionale. L’iscrizione a un percorso triennale di Oif offre un ventaglio di opportunità all’allievo così come previsto dalle Linee guida introdotte dall’articolo 13, comma 1-quinques della legge n.40 del 2 aprile 2007 che dispone: Sono adottate apposite linee guida, predisposte dal Ministro della pubblica istruzione e d’intesa, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del medesimo decreto legislativo, al fine di realizzare organici raccordi tra i percorsi degli istituti tecnico-professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale finalizzati al conseguimento di qualifiche e diplomi professionali di competenza delle regioni compresi in un apposito repertorio nazionale”.

Quali sono invece, le opportunità offerte per l’allievo?

“L’iscrizione a un percorso triennale di Oif offre all’allievo una serie di opportunità che vanno dall’assolvimento dell’obbligo scolastico al diploma tecnico-professionale fino al diploma quinquennale. E poi per la Uil Scuola la misura governativa cos’ come è formulata non contrasterebbe l’abbandono scolastico. Perché è quello che accadrebbe nel momento in cui venissero investiti gli Istituti professionali statali alla erogazione dei corsi in assolvimento dell’obbligo scolastico. Alle famiglie va garantito il diritto di potere scegliere tra un istituto professionale statale e un Ente formativo. È un segmento di istruzione alternativo previsto dalla legge e che va rispettato. Senza un percorso normativo, a nostro avviso, il governo regionale non potrà cambiare alcunché”.

Preso atto dei vantaggi garantiti dall’erogazione dell’assolvimento dell’obbligo scolastico attraverso il sistema formativo regionale, non possiamo non rilevare un caso limite. Ma cosa accade se un Ente formativo, che eroga corsi formativi indirizzati all’obbligo scolastico,viene investito da grane giudiziarie. Nelle province di Messina e Palermo vi sono famiglie in difficoltà per via di grane giudiziarie riguardanti alcuni Enti. Raimondi cosa si sente di dire al riguardo?

“E’ vero. Ad oggi, vivono nell’incertezza le famiglie del barcellonese che avevano iscritto i propri figli ai primi anni per l’anno scolastico 2012/2013 presso l’Ancol Sicilia, costrette a inviare il loro nulla-osta in altro ente operante nel territorio a causa dell’avvio del procedimento revoca dell’accreditamento che ha colpito l’Ancol. Famiglie che, purtroppo, nonostante i nostri continui solleciti, attendono ancora una risposta dall’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale. Non è giusto che quei lavoratori dell’Ancol che hanno operato nel territorio, svolgendo un lavoro fantastico nel contrasto alla dispersione scolastica, siano considerati inadempienti dalle famiglie. Le stesse che avevano aderito alla proposta formativa dell’Ancol Sicilia durante le attività di orientamento nelle scuole. Questi lavoratori non solo non percepiscono stipendio per le note vicende giudiziarie che hanno investito l’ente, ma oltre al danno la beffa proprio no. Bisogna garantire il loro lavoro e soprattutto bisogna dare una risposta agli allievi che hanno scelto comunque di iniziare l’anno scolastico per mezzo un ente di formazione. Stessa storia per i lavoratori dell’In.Form.House di Palermo. I destini degli enti non possono condizionare il lavoro degli operatori e le scelte delle famiglie”.

 

Nota a margine

Secondo noi, in questa storia dai contorni ancora poco chiari, il presidente della regione è stato male informato. L’abbandono della scuola, da parte dei tanti ragazzi in giovane età, è un fenomeno molto diffuso in Sicilia. Ne sanno qualche cosa i sacertoti che operano nei quartieri difficili di tante città siciliane.

Non è un caso che, storicamente,al recupero di questi ragazzi – non di tutti, purtroppo, ma di una parte importante sì occupano le organizzazioni cattoliche. Eliminare questi corsi è un errore. Non si risparmia su questo. Anche perché, così facendo, di certo senza volerlo, si rischia di fare un grosso favore ai mafiosi.

Noi ci auguriamo che il Governo della Regione torni sui propri passi.

 

 

 

Giuseppe Messina

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