Inadempiente la Regione siciliana che rischia di subire una pioggia di ricorsi da parte dei lavoratori della formazione professionale. Si estende a macchia d’olio, infatti, il taglio, in sede di rendicontazione da parte del servizio assistenza tecnica dell’assessorato Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, delle spese relative agli Avvisi 1 e 2 Sportelli Multifunzionali e Sportelli Lavoro. In pratica, le somme relative a tutti quegli istituti contrattuali non ammessi a rendicontazione, ad esempio malattia, permessi sindacali, aggiornamento, ecc. cominciano ad essere tagliate dai revisori assegnati ai controlli della spesa comunitaria sostenuta dagli Enti formativi a valere sugli avvisi 1 e 2.
Un fatto scandaloso ed inaccettabile che sta passando quasi inosservato. Vogliamo essere più chiari. Nel settore della formazione professionale e, precisamente, nell’ambito dei Servizi Formativi (Sportelli multifunzionali) gli operatori ivi impegnati hanno perduto una serie di diritti considerati sacrosanti fino a qualche giorno fa. Questi lavoratori, in virtù del trasferimento dalla copertura finanziaria delle attività formative dal bilancio regionale al Fondo sociale europeo, non hanno alcun diritto alla maturazione delle ferie, al pagamento delle malattie, dei permessi sindacali, dell’aggiornamento, delle ore di allattamento, etc.
Una situazione paradossale provocata dall’incapacità del Governo regionale di rispettare gli impegni assunti. Proviamo a chiarire la questione.
Si estendono a macchia d’olio i tagli praticati dai rendicontatori coinvolgendo, in buona sostanza, tutti gli Enti formativi titolari di finanziamento a valere sugli avvisi 1 e 2 degli Sportelli Multifunzionali. Monta la protesta degli Enti formativi e dei lavoratori in merito a questa paradossale condizione di schiavitù che catapulta indietro nel tempo la Regione siciliana. Altro che culla della civiltà e snodo per le diverse culture mediterranee!
Indipendentemente dallammissibilità o meno dei costi del personale relativi agli istituti contrattuali che determinano ore di non lavoro, ovvero non rendicontabili ai fini di un contributo Fse, gli Enti formativi hanno già erogato le retribuzioni in maniera completa in favore del proprio personale.
Il tutto per arrivare, tra laltro, alla certificazione di una spesa che ha consentito lerogazione del secondo acconto della seconda annualità. Questo va precisato per sottolineare gli enormi ritardi accumulati dall’amministrazione attiva sul pagamento delle quote di finanziamento del Fondo sociale europeo (Fse). Non lamentiamoci, poi, se a fine anno 2012 ci accorgeremo che la Sicilia non avendo speso le risorse comunitarie si ritroverà a subire tagli considerevoli dall’Unione Europea.
Quindi è possibile sostenere che la Sicilia è piombata nella schiavitù del lavoro e lo fa proprio per mano del vertice istituzionale: il Governo regionale. Un Governo, quello guidato da Raffaele Lombardo, che mentre prosegue nella pratica illegittima di nomine e incarichi, se ne infischia di appostare in un capitolo di spesa dedicato del bilancio regionale una somma sufficiente alla copertura degli istituti contrattuali non rendicontabili dal Vademecum Fse. ?
Un ritorno pericoloso alla schiavitu dei lavoratori da parte del governo Lombardo? Sembra proprio così. Ricordiamo però che trattasi di atteggiamento illegale. Infatti, oggi la schiavitù è una condizione formalmente fuori legge in tutto il mondo occidentale, fatto sancito tramite l’adozione, da parte delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, avvenuta nel 1948. Il mondo islamico si è rifiutato di aderire a questa Dichiarazione e ne ha una sua propria, la Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo.
Intanto le reazioni non sono mancate. Gli Enti formativi, ad oggi, non possono ristorarsi per la parte di costo personale non rendicontato dal Fse. Infatti la clausola contenuta nel protocollo d’intesa siglato il 4 ottobre 2010 tra amministrazione attiva, associazione degli Enti formativi e sindacati non ha trovato alcun accoglimento. Cosa prevede tale clausola?
In buona sostanza, il pagamento degli istituti contrattuali, oggi oggetto di taglio, perché non coperti dal Vademecum Fse, attraverso risorse attinte da apposito capitolo del bilancio regionale. Ed allora che succederà? Semplice, a pagare è sempre il più debole e cioè il lavoratore.
Infatti, a seguito dei tagli subiti, gli Enti stanno provvedendo a determinare, per ciascun dipendente, il costo aziendale (quindi il costo comprensivo dei contributi, della quota parte di 13esima mensilità, della quota parte di Tfr, ecc ) non ammissibile allFsr. Tale importo sarà comunicato a ciascun dipendente. Dopo la ricezione del primo acconto della terza annualità e dopo la ricezione dei saldi delle annualità precedenti, per ciascun dipendente l’Ente di appartenenza provvederà a riversare tale costo sul conto corrente della prima annualità e seconda annualità recuperandolo dalle retribuzioni prossime.
In pratica, non pagando la Regione siciliana, paga il lavoratore, a meno che rinunci agli istituti contrattuali. Un Governo regionale che sarà ricordato anche per il mancato rispetto dell’accordo sottoscritto. Un fallimento su tutti i fronti.
Eppure le nomine, gli incarichi e le consulenze sono state sfornate a gogò fino a qualche giorno fa. Qualcuno dovrebbe far sapere al governatore della Regione siciliana che è tutto inutile. A partire dal 4 agosto 2012 è tutto illegittimo, come previsto dalla legge regionale n. 43 del 2 agosto 2012, conosciuta come legge blocca-nomine. Suffragato il tutto da un recentissimo parere, il n.1156/12 del 16 ottobre 2012, espresso dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana.
I lavoratori della formazione professionale soffrono economicamente una burocrazia elefantiaca, i ritardi nei pagamenti delle retribuzioni, una condizione di precarietà e schiavizzazione. Eppure il Governo regionale non arresta l’operazione nomine e sprechi. Eppure, nonostante tutto questo sfracelo, il presidente della Regione siciliana sarà presente alle prossime consultazioni regionali. Un vizietto difficile da abolire.
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