Formazione/ Coro unico: sciopero ad oltranza dei lavoratori per l’assunzione a tempo indeterminato

NON SCENDERE A PATTI E NON SOTTOSCRIVERE ALCUN ACCORDO. MA PUNTARE DRITTI VERSO LE GARANZIE CONTRATTUALI E LEGISLATIVE IN TEMA DI LAVORO E RETRIBUZIONE IN TUTT’E TRE LE FILIERE: INTERVENTI FORMATIVI, SERVIZI E OIF

La protesta dei lavoratori della Formazione professionale, iniziata oggi, non può e non deve esaurirsi in una giornata.

Lo sciopero non si può concludere oggi e dovrà cessare, semmai, soltanto quando i soldi saranno arrivati nei conti correnti dei lavoratori che, nel frattempo, saranno tornati sul posto di lavoro.

Questa, grosso modo, l’aria che tira tra i dipendenti del settore che oggi sono scesi in piazza in varie città della Sicilia, a cominciare da Palermo e Catania.

“Gli operatori devono trattare per i fatti loro e non farsi più abbindolare da nessuno”, urla un lavoratore. Sindacati, politici, faccendieri, finti mediatori e politicanti, non sono esenti dalle responsabilità per lo sfascio che tutti osserviamo da troppo tempo. Non è la condanna indistinta, per carità, è giusto e coscienzioso operare dei distinguo tra chi ha spinto come una ‘freccia Rossa’ verso la soluzione del Ciapi, sull’aspettativa del posto pubblico, rivelatosi poi una burla, e chi ha denunciato, sin da subito, che bisognava cambiare, girare pagina, pagare i lavoratori senza tentennamenti e ristrutturare, con immediatezza, i Servizi per il Lavoro in Sicilia, come unica priorità per salvare i livelli occupazionali del settore.

“Dobbiamo fare attenzione a non cadere nella rete mediatica che tenta di far passare il messaggio che per gli ex sportellisti è stato risolto il problema occupazionale”, ci dice un altro lavoratore. Nulla di più falso. Basti pensare che, nella miglior e delle ipotesi, sempre che il Ciapi riesca a contrattualizzare le figure che hanno partecipato al bando per il reclutamento degli esperti per le azioni della Youth Guarantee, almeno 600 lavoratori resteranno ‘a gola asciutta’ e senza ammortizzatore sociale.

Così come non può più essere concepibile cadere nel trabocchetto di eventuali nuove proposte governative per allentare la morsa della protesta di piazza.

Di sottoscrivere accordi o intese per ricollocare gli ex sportellisti al lavoro o per mettere un punto fermo all’avvio della terza annualità dell’Avviso 20/2011, finanziato con le risorse del Piano giovani, gli operatori ne hanno le tasche piene.

Così come a nulla vale il buonismo mostrato dall’assessore al ramo, Nelli Scilabra, e dall’Amministrazione regionale, nel ripetere continuamente che nella filiera dell’Oif si attendono le risorse da Roma per avviare i primi anni e che gli stipendi sono in procinto di essere sbloccati.

Una tiritera che dura da troppi mesi, anzi in alcuni casi da due anni. Adesso non se ne può più e la protesta di piazza è naturale che sostituisca ogni altra forma di democratico dissenso.

Gli ex sportellisti, per esempio, conducono avanti una battaglia iniziata proprio un anno fa, quando i sentori dello smantellamento della rete degli Sportelli multifunzionali prendeva sempre più corpo fino a divenire realtà con la mancata proroga delle attività finanziate con gli Avvisi 1 e 2 del 2010, scaduti proprio a fine settembre dopo tre anni di attività.

Battaglia mediatica ed informativa, quella degli ex sportellisti, rafforzata dopo il licenziamento di 1753 operatori, di fatto, attuato dall’esecutivo del presidente della Regione, Rosario Crocetta, all’alba del 23 aprile scorso, allorquando, non prorogando il progetto ‘Spartacus’, i lavoratori sono stati convinti ad attendete perché il Governo regionale li avrebbe trasferiti al Ciapi per alcuni anni. Ovviamente di trattava di un modo per guadagnare tempo, in attesa di una plausibile soluzione ma arrivata. In pratica, una presa in giro.

Una protesta, dicevamo, quella degli ex sportellisti, mai arrestatasi: ne sono un esempio le tante lettere aperte di denuncia, pubblicate sul nostro giornale nel corso del mese di agosto, contro lo scempio attuato dall’esecutivo e dall’Amministrazione regionale. L’assessore al Lavoro, Giuseppe Bruno, non ha saputo comprendere le ragioni della protesta mostrando precisi limiti nella individuazione di percorsi e soluzioni.

Oggi, gli stessi lavoratori hanno compreso che erano maturi i tempi per cambiare strategia ed occupare la piazza. Quella che ‘ospita’ Palazzo d’Orleans, la sede del Governo regionale a Palermo, così come quella che da l’accesso al Parlamento siciliano o via Imperatore Federico, dove ha sede il dipartimento regionale per il Lavoro.

Il Ciapi – ente strumentale della Regione siciliana, una delle trentadue partecipate regionali nel mirino della Corte dei Conti – non può farne assunzioni se non temporaneamente.

Chiedere in toto la riassunzione oppure prometterla attraverso il Ciapi e una garbata maniera per prendere in giro i lavoratori.

Non lo diciamo noi, ma lo ha detto, recentemente, lo stesso presidente dell’ente strumentale della Regione, Egidio Ortisi. È stato lo stesso a chiarire che il Ciapi non può fare “bandi fotocopia” solo per gli sportellisti allo scopo di riassumerli tutti, perché le regole sul’utilizzo delle risorse comunitarie non lo permettono.

Che fare, a questo punto, davanti a un Governo regionale che ha licenziato mille e 800 persone circa? La via non può che essere una: in piazza ad oltranza per chiedere la riassunzione a titolo definitivo, come garantito dal Contratto collettivo di lavoro e dalla legge regionale n.25 del 1 settembre 1993 senza firmare alcun inutile accordo.

Strade come quella del Ciapi, ammesso che siano percorribili, sarebbero sbagliate ‘ab origine’ perché a tempo determinato, con contratti basati su lavori semestrali che non risolvono il futuro.

Insomma, per i lavoratori della Formazione sciopero a oltranza fino a quando i soldi non saranno nei conti correnti dei dipendenti; per gli e sportellisti sciopero ad oltranza è per la riassunzione a tempo indeterminato.

Giuseppe Messina

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