Formazione, Confap: sì a riforma e controlli, ma con gli opportuni ‘distinguo’

La stagione dei controlli ispettivi, avviata dal Governo i Rosario Crocetta nel settore della formazione professionale ha aumentato lo stato confusionale piuttosto che chiarirne i tanti lati oscuri. Inoltre non ha accelerato le procedure di pagamento delle trance di finanziamento maturate dagli Enti.

A lamentarsene sono gli Enti formativi cattolici operanti in Sicilia. Organismi aderenti alla Confederazione nazionale formazione aggiornamento professionale (Confap), associazione alla quale aderiscono Engim Sicilia, Endo-Fap, Cnos-Fap, Ciofs-Fp e Cfp-San Giovanni Apostolo.

I cattolici hanno più volte dichiarato che una stretta sul settore andava fatta e i provvedimenti di revoca o avvio del procedimento di revoca dell’accreditamento ne sono la prova. Aggiungiamo che, a nostro avviso, contestualmente andavano avviati, con la stessa celerità dei controlli, le procedure di emissione dei mandati di pagamento in favore dei lavoratori, cosa che non è avvenuta. Perché?

Eppure gli uffici del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale, con “solerzia”, hanno emesso provvedimenti di richiesta di restituzione delle integrazioni per gli anni 2007 e 2009 a taluni Enti formativi. Il che significa ulteriore sofferenza per i lavoratori, perché con ogni probabilità gli Enti si rifaranno sul proprio personale.

A chiarimento, ci soffermiamo per qualche considerazione sulla massiccia attività ispettiva messa in campo dall’amministrazione regionale. Troppe cose sono rimaste nel limbo, molti provvedimenti giacevano insabbiati, inspiegabili rendicontazioni restavano ferme al palo. Serviva il coraggio per aprire il “coperchio”. Oggi, diversi osservatori riconoscono al presidente della Regione il merito di avere smosso le acque e fatto emergere, dalla palude amministrativa, diverse irregolarità e in qualche caso anche illeciti amministrativi e, forse, anche reati. Altri ancora criticano la gestione del giovane e inesperto assessore al ramo, Nelli Scilabra, per non essere riuscita a far risaltare i buoni dai cattivi. Una responsabilità che potrebbe pesare nel proseguo dell’azione politico-amministrativa nel settore.

Secondo l’approccio condotto dall’assessorato alla Formazione, gli Enti appaiono, ad oggi, tutti colpevoli e rei dei più disparati illeciti e reati. Un atteggiamento che non convince proprio. Un’impostazione che richiama atteggiamenti pseudo-soppressivi riconducibili, con ogni probabilità, ad un preciso ambiente politico molto vicino al presidente Crocetta.

Intorno alle perplessità evidenziate gli Enti cattolici, dicevamo, hanno voluto far sentire la propria autorevole voce. In un comunicato stampa, la Confederazione nazionale formazione aggiornamento professionale (Confap) affronta alcuni temi critici in ordine al migliore approccio possibile verso la riforma del settore, più volte annunciata dal Governo, ma finora non attuta.

Confap è favorevole a un procedimento condiviso di rinnovo del settore formativo, non è d’accordo rispetto ad un’azione di controllo ispettivo che non distingue le posizioni irregolari da quelle di chi ha rispettato, fino in fondo, regole e impegni. Riportiamo un passo del comunicato: “Gli enti Confap non si sono mai sottratti al controllo, anzi troppo frequentemente hanno dovuto produrre duplicazioni di dati e documenti già precedentemente forniti all’Amministrazione. Ad esempio, l’esame dei rendiconti presentati nell’anno formativo 1992/1993 e le integrazioni documentali richieste con le note del 21 marzo 2013, per annualità pregresse”.

Un chiaro messaggio al Governo regionale, il distinguo tra Enti è d’obbligo, per evitare facili luoghi comuni. Infatti, sull’indebitamento che ha toccato la quasi totalità degli Enti operanti nel sistema formativo regionale, l’associazione degli Enti cattolici ha precisato che non significa automaticamente conti irregolari. Nel documento si legge che, nel caso degli Enti Confai, “il ritardo delle retribuzioni sussiste ed è determinato dall’oramai insostenibile ritardo dell’amministrazione.

Come nel caso della mancata revisione dei rendiconti e della consequenziale impossibilità di svincolo delle polizze fideiussorie, che produce un danno erariale all’amministrazione e il superamento delle soglie di rischio da parte dei nostri enti associati, costretti a indebitarsi per assicurare la regolarità contributiva e la continuità nell’erogazione delle attività”.

Sulla riforma del settore gli Enti aderenti alla citata Confederazione hanno sempre mostrato, per la verità, idee chiare. Al di la della disponibilità a collaborare con il Governo, la riforma, secondo Confai, dovrebbe rispondere alla certezza dei tempi di progettazione, di programmazione e di applicazione, alla semplificazione delle procedure, al rispetto, alla certezza e alla regolarità dei tempi di finanziamento. Un percorso, quello di riforma del sistema formativo, che abbisogna di tempi congrui.

Nel frattempo, se il Governo regionale non provvederà a garantire il lavoro ai circa 10 mila operatori del settore la questione sociale potrebbe assumere dimensioni incontrollabili. 

 

Giuseppe Messina

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