Formazione: Benedetto Scuderi (Asef): dialogo a distanza con Paolo Genco

IN UNA LETTERA INVIATA AL GIORNALE MOLTI SPUNTI CRITICI E PROPOSTE IN RISPOSTA ALLA POSIZIONE ASSUNTA DA FORMA SICILIA. RESTANO IN SILENZIO GLI ENTI FORMATIVI ASSOCIATI A CENFOP, ASSOFOR E ANFOP

Resta aperto il dibattito sul futuro della Formazione professionale in Sicilia.

In una lettera inviata al nostro giornale, Benedetto Scuderi, legale rappresentante dell’associazione Asef Sicilia, descrive il punto di vista degli enti associati e delinea un modello diverso del sistema formativo, prendendo le distanze da Forma Sicilia su molti aspetti.

Difatti, dopo l’intervista al presidente dell’associazione Forma Sicilia, Paolo Genco, pubblicata dal nostro giornale, non si è fatta attendere la replica dell’Asef, Associazione di enti formativi che si è sempre contraddistinta per dinamicità e chiarezza di idee.

Stranamente restano in silenzio gli altri enti formativi associati sotto le sigle datoriali di Anfop e Assofor. Così come è singolare che Cenfop Sicilia, che annovera importanti enti formativi, tra i cosiddetti storici, non abbia esternato una posizione ufficiale.

Ripercorriamo il contenuto della nota Asef in risposta all’intervista rilasciata dal presidente di Formaz Sicilia, Paolo Genco.

“Leggiamo l’intervista rilasciata dal Presidente di Forma Sicilia e, francamente, ci sembra di essere tornati indietro nel tempo quando vigeva la oramai ritenuta, vecchia legge regionale 6 marzo 1976, n.24 – si legge nella citata nota inviataci da Benedetto Scuderi -. In un mondo che è cambiato si parla della creazione di aggregazioni di Enti, della presenza su almeno sette Province dello stesso Ente, di dare al Ciapi la gestione finanziaria delle attività formative con pagamento diretto ai lavoratori”.

“Viene spontaneo chiedersi – sottolinea il presidente di Asef – se tutto ciò che di negativo è accaduto non ha riguardato proprio le aggregazioni di Enti, anche se non formalizzate. Il nostro dubbio è che i grandi Enti con strutture faraoniche presenti su tutto il territorio regionale, alla fine, hanno contribuito a ingessare un sistema che, invece, deve trovare nella flessibilità della proposta formativa e di innovative tipologie gestionali il motivo della propria esistenza”.

“Ritenere che le grandi aggregazioni – prosegue nella lettera Scuderi – di per sé stimolatrici di appetiti da parte di coloro che, probabilmente, li hanno utilizzati per fini non leciti o comunque non del tutto pertinenti e riguardosi delle reali finalità, sarebbe come tornare indietro di anni luce”.

“Auspicare che il Ciapi di Priolo, o qualsiasi altro soggetto, possa assumere il ruolo di organismo intermedio per garantire gli stipendi – chiarisce Scuderi – rappresenta un’altra forma di svilimento del ruolo degli Enti gestori, che hanno dimostrato correttezza verso i propri collaboratori, poiché, allorché ricevuta l’erogazione dei fondi, hanno sempre provveduto al pagamento degli stipendi”.

“Naturalmente può esserci stato, come accade in tutte le realtà, qualcuno che ha gestito in modo improprio le risorse assegnategli – sottolinea il rappresentante degli enti associati in Asef – ma ciò è risolvibile mediante l’esercizio, da parte dell’Ente erogante, delle attività di verifica e il suo eventuale ricorso all’autorità giudiziaria. La Commissione europea, nell’ottica dello snellimento delle procedure amministrative e di una possibile gestione ottimale delle risorse – puntualizza Scuderi – pone il Sistema basato sull’Unità di costo standard (Ucs) quale strumento di regolazione dei rapporti tra i soggetti privati che rendono un servizio e la pubblica amministrazione che eroga i finanziamenti”.

È critico, Scuderi, sul sistema di rendicontazione propinato dall’Amministrazione regionale che fa acqua da tutte le parti. Lo stesso Governo regionale, del presidente Rosario Crocetta, emerge dalla lettera richiamata, è stato incapace di snellire la procedure di chiusura delle partite dare e avere tra enti formativi e dipartimento regionale Formazione professionale.

“Ci si è avviati così verso la modernizzazione di un farraginoso sistema di rendicontazione – racconta Scuderi – che spesso non ha consentito all’Amministrazione erogante di provvedere ai controlli previsti entro termini congrui e, forse, ad alcuni di gestire i finanziamenti ricevuti, che hanno rappresentato l’ottanta per cento di quanto ammesso a finanziamento, a proprio piacimento evitando di andare al rendiconto delle spese sostenute”.

Sono diversi gli interrogativi riportati nella nota che il presidente di Asef rilancia, manifestando perplessità su alcuni aspetti che lo convincono poco in ordine al processo di riforma del settore della Formazione professionale.

“Ma qual è la posta in gioco? – scrive ancora il presidente di Asef -. Francamente ci sfugge. Forse la voglia di perseverare il Sistema in un quasi perverso stato di opposizione al cambiamento? Cosa naturale per chi, avendo gestito per anni grandi apparati, attraverso i quali ha comunque potuto esercitare un ruolo politico, si vede negato il proseguimento di tale funzione che, in fondo, ha permesso ad alcuni lo svolgimento di una funzione regolatrice tra soggetti privati, politica e Pubblica Amministrazione”.

“Certo – prosegue Scuderi – è comprensibile lo sgomento di alcuni che, a causa dell’accesso al finanziamento della Legge n.24/76 da parte di strutture, hanno visto l’inizio della fine di un assurdo monopolio che è stato all’origine dell’attuale condizione della Formazione Professionale in Sicilia. Basta chiedersi chi ha autorizzato e perché ha condiviso l’assunzione di un numero di ‘amministrativi’ che neanche le più grandi aziende si possono permettere. Oppure chi ha permesso il fatto che un perito tecnico potesse svolgere attività di docenza in materia pediatrica e altro. E potremmo continuare quasi all’infinito”.

“Oggi gli schemi che garantivano l’ingessatura del sistema – ammette il presidente di Asef – sono da considerare desueti e non più sostenibili, bisogna traguardarsi verso realtà organizzative coerenti con le diverse parti del sistema relazionale generale”.

“La Formazione Professionale non può più essere relegata in un ambito esclusivo gestito da pochi – avverte Scuderi – e magari con obsolete strutture. Al contrario, deve essere aperta e volta al confronto con le Istituzioni Pubbliche sia del mondo dell’Istruzione, sia di quei settori destinati a programmare lo sviluppo sociale ed economico del territorio. Non più una congrega in grado di determinare, in qualche caso, distorsioni del sistema generale, ma una diffusa e ben coordinata rete di soggetti in grado di operare in concorso con le istituzioni pubbliche (scuole e università) e imprese”.

“E se le organizzazioni sindacali bramano di tornare a gestire direttamente – prosegue Scuderi – e ci risulta che qualcuna di queste è in atto rappresentata in uno degli Enti di grandi dimensioni – beh, tornino a fare ufficialmente gli ‘imprenditori’ o, altrimenti, si limitino all’esercizio del loro ruolo, evitando di discutere di cose che non gli sono proprie elevandosi a ‘esperti’ di organizzazione del lavoro ed evitando il confronto con le Parti datoriali presenti sul territorio, che posseggono il più alto livello di rappresentanza”.

“Lo scenario, in quanto a livello di rappresentatività degli Enti di formazione professionale, è notevolmente mutato negli ultimi tre anni – afferma Scuderi – le associazioni datoriali costituite negli ultimi anni hanno un livello di rappresentanza notevolmente più ampio di quello delle firmatarie di Contratto collettivo di lavoro della categoria, e non intendono assolutamente essere prevaricate da faziose argomentazioni che le hanno via via escluse dal confronto tra le Parti sociali. Sarebbe opportuno procedere alla verifica della consistenza del numero di iscritti alle diverse sigle, siano esse Datoriali che Sindacali – auspica Scuderi – per procedere a stabilire il livello di rappresentanza di ciascuno. Non è sufficiente essere firmatari di CCNL”.

“In quanto a giudizi sull’operato dei rappresentanti del Governo e dell’Amministrazione – dichiara Scuderi – ci stupiamo come il Diavolo diventa Acqua Santa in fasi alterne a seconda delle occasioni. L’assessore Nelli Scilabra e la dirigente generale Anna Rosa Corsello attuano una politica dettata da logiche del Governo regionale nel suo complesso e, pertanto, a esse si deve rispetto istituzionale, ferma restando la libertà di chiunque di tutelare i propri legittimi interessi attraverso le Istituzioni a ciò preposte”.

“In quanto alla riforma, all’Albo del personale ogni eventuale assunzione di posizioni è fuori luogo – riconosce Scuderi -. La riforma non risulta, a oggi, essere stata depositata presso la Commissione di merito dell’Ars, pertanto, non si sa quando in effetti sarà ufficializzata. Ricordiamo che oggi è il 14 luglio 2014, e in considerazione di ciò possiamo ragionevolmente dedurre che i tempi saranno più lunghi”.

“Per quanto riguarda la terza annualità – scrive sempre il presidente di Asef – non ci è chiaro quando dovrebbe in realtà vedere la luce, a causa delle evidenti difficoltà del Governo nell’imporre l’assunzione del personale in esubero a quegli Enti che qualcuno sembra abbia definito scatole vuote. Governo regionale e Amministrazione, accertino come stanno le cose, prima di accettare supinamente che alcuni strumentalizzino la riduzione del parametro Ucs: riduzione che consideriamo arbitraria, allo scopo di ‘liberarsi’ di personale eventualmente non gradito”.

“La partita è apertissima e gli sviluppi imprevedibili – conclude Scuderi – e, pertanto, attendiamo, come già richiesto, di essere convocati dal Governo per contribuire alla soluzione dei problemi che affliggono da troppo tempo il settore”.

 

 

 

 

Giuseppe Messina

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