Formazione, Adriana Vitale: “Togliere il lavoro equivale a togliere la dignità alla persona”

I LAVORATORI DEL SETTORE NON CI STANNO E REPLICANO COLPO SUL COLPO ALLE PAROLE DEL GOVERNATORE DELLA SICILIA

Torna a scrivere Adriana Vitale, ex sportellista, senza lavoro dal 23 aprile scorso e che ha instaurato un nuovo ed efficace modo di lottare democraticamente per la salvaguardia del posto di lavoro di 1800 operatori, riuscendo a tenere sempre viva la vicenda.

Tornando a farsi portavoce della protesta di larga parte della categoria, alla lavoratrice non va proprio giù essere considerata ‘deviata’. Un disagio sentito da tutto il settore.

Per la Vitale, addossare la responsabilità dei fallimenti di un Governo inadeguato, come quello del presidente Rosario Crocetta, sulla ‘Formazione deviata’ è gesto indegno e che mina alla storia di ognuno dei lavoratori del settore.

Una cosa è chiudere gli enti ladri e papponi, come sottolinea la Vitale, altra cosa è salvaguardare il personale dipendente.

Perde tempo l’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scialbra, ed è vano il tentativo di far apparire ciò che non c’è, racconta nella lettera la lavoratrice, perché con il proprio operato l’assessore non ha saputo imprimere al settore alcun tipo di accelerazione. Al contrario, la formazione professionale siciliana è piombata nel buio totale.

Boccia senza appelli l’operato del Governo regionale la Vitale: “La macchia del fango e le false promesse, elargite ai lavoratori, ha sconquassato la serenità di migliaia di famiglie ridotte alla povertà per scelte impopolari e scellerate del Governo Crocetta”.

Di seguito il testo della lettera di Adriana Vitale.

Per giustificare il fallimento totale su tutta la linea del Piano Giovani, quale argomento migliore della Formazione deviata, malata, indegna?

L’assessore Scilabra parla di aver ridato dignità al settore, senza rendersi conto, o forse rendendosi conto molto bene, che tale dignità ci è stata tolta. “Togliere il lavoro equivale a togliere la dignità alla persona”.

Questa solfa non funziona più, non vi crede più nessuno. La formazione malata è giustamente morta con la scure della magistratura, sì la magistratura, l’unico baluardo di vera democrazia, un governatore fa scelte, indica le linee, pensa allo sviluppo, amministra la cosa pubblica e non fa lo sceriffo. Cavalcare l’onda o, peggio, intestarsi un’operazione egregiamente svolta da chi di competenza, non solo sminuisce il lavoro di chi vi ha speso tempo e fatica, ma non dà il giusto peso e l’onore che merita.

Gli Enti corrotti, mangiasoldi, papponi, ladri sono stati chiusi, e se ce ne fossero ancora che li chiudano, ma in quegli Enti vi erano ignari lavoratori che non potevano morire con l’Ente, avrebbero dovuto essere adeguatamente salvaguardati, senza pagare dazio. Si butta l’acqua sporca e si salva il bambino, si fa crescere sano e forte, anche solo per il fatto di essere figlio di questa terra e non merita di pagare per le scelleratezze altrui.

Questo governo cosa fa? Attiva la macchina del fango e, con false promesse, distrugge le famiglie, il cui unico torto è quello di aver trovato un posto di lavoro, con le regole, le leggi e nel rispetto dei contratti nazionali del lavoro di categoria e senza rubare niente a nessuno.

Sottrae finanziamenti alla “formazione deviata”, parole del presidente, e li destina ad altro. Dentro quella che lui indica come Formazione malata c’è la vita di migliaia di lavoratori che non ha salvaguardato, alcuni sono licenziati, altri sospesi, altri ricattati dal bisogno, partecipano ad un bando capestro, il Prometeo (con il beneplacito dei sindacati), rinunciando al proprio livello retributivo come punizione ed espiare la pena per aver lavorato nella Formazione.

Altri, gli ex sportellisti, si sono candidati, per carità ricevuta, a un concorso con un contratto da uno a sei mesi e con lo stesso trattamento del precedente, perché se è andato bene la prima, figuriamoci la seconda volta, tanto o ti mangi sta minestra o ti butti da qualche palazzo. Anche in questo caso i sindacati, impavidi guerrieri, conoscevano il copione e per tutti “nessun progetto futuro”. Una lenta e inarrestabile agonia che li porterà alla morte.

I moschettieri dello ‘sceriffo’ erano stati addestrati a dovere.

I finanziamenti sottratti alla Formazione e che dovevano servire per il Piano Giovani avrebbero dovuto fare spazio ad alcuni operatori, ma non solo non è stato destinato loro alcun posto, ma se ne assumono di nuovi. Operazione certosina d’illusione ai giovani mentre venivano licenziati i loro padri per destinare fondi a:

Confindustria favorendola con manodopera gratis, distribuzione tra varie società e assunzioni di altro personale che andrebbe a svolgere le stesse mansioni delle figure professionali facilmente rintracciabili tra il personale interno alla Regione e tra gli operatori della formazione professionale.

Operazione certosina d’illusionismo: promessa di lavoro precario per i giovani e licenziamento dei loro padri.

Il Piano Giovani è fallito, e si assiste a uno scarica barile e a un rimpallo di responsabilità indegno e indecoroso. Il presidente prima tace, poi parla per dire di tacere tutti, “i panni sporchi si lavano in famiglia”, poi prende parola e difende l’indifendibile, sì, perché la Signorina Scilabra è indifendibile a prescindere dalle responsabilità dirette e indirette, in quanto reggente dell’Assessorato preposto a quest’operazione.

Nessuna scusa, neppure come atto dovuto, nessuna umiltà, anzi arroganza. Si spara a destra e a manca: hackeraggio, sabotaggio, sono stati gli alieni, e stato l’uomo nero! Non si spara nel mucchio per confondere le acque. Se si ha certezza di eventuali manipolazioni o azioni atte a provocare il fallimento, si parla, e in tutti i casi, ripeto, come atto dovuto, le scuse, a migliaia di giovani che sono stati una giornata impegnati per provare ad avere una, se pur misera possibilità, erano doverose.

Un pugno di amici la difende usando il social. Qualche deputato, in cerca di notorietà, si arrampica sugli specchi pur di apparire. Lo stesso presidente spende parole di difesa e protezione. Ci siamo assuefatti alle sue esternazioni plateali, pronunciate con enfasi, ma che riescono a convincere solo se stesso, alle sue difese a soggetto e autodifese anche di fronte all’evidenza più schiacciante.

In buona sostanza, se dissenti da ciò che dice pubblicamente, essendo lui l’antimafia, nella sua logica appartieni alla mafia. Se critichi il suo operato vieni bannato. Se provi a mettere in discussione le sue scelte, appartieni alla formazione deviata che vorrebbe tornare indietro. Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere.

Nessuno nega la fatica e le ore di lavoro che l’Assessore ha speso per tutto ciò, ma forse il diavolo ci ha messo lo zampino e ha scoperchiato la pentola, o meglio, il vaso di pandora.

Scoppia il flop day, il mondo politico come si muove innanzi a quello che rispecchia l’inadeguatezza e il fallimento totale del governo? Invece di pretendere le dimissioni, prende delle blande posizioni, giusto per dare una mano di tinteggiatura ad un muro impregnato di muffa ma il cui fetore non riesce a nascondere, e solo per conservare privilegi e vitalizi.

La frase infelice di Crocetta che ammette di aver sottratto fondi alla Formazione deviata e, all’insaputa degli operatori cui questi fondi erano destinati, li ha utilizzati per creare altra occupazione, tra l’altro “precaria”, è un’anomalia che mai si è registrata nella vita politica siciliana, nessun governo precedente ha mai solo osato pensare di buttare lavoratori per strada per favorire altre categorie. Ma se si dimostrerà che ha tolto il lavoro agli operatori della Formazione per favorire parenti, amici e amici degli amici della cricca, sarà un boomerang che gli si ritorcerà contro insieme a tutta la propaganda sulla trasparenza e la legalità che ha cavalcato. Il fango che ci ha buttato addosso gli ritornerà indietro con gli interessi.

Che ruolo assume il sindacato? Una sigla, in particolare, che si è tanto affaticata a chiedere la rimozione della Dirigente, come mai non chiede le dimissioni degli assessori, veri responsabili delle scelte che hanno causato la macelleria sociale nella formazione?

Il dirigente è un tecnico nominato sulla fiducia, per cui espressione del governo. In questo totale sfacelo, riescono solo a gioire per le dimissioni della dottoressa Anna Rosa Corsello, ci chiediamo in molti il perché di tanto astio, se si trattasse solo di fatti che riguarderebbero i lavoratori, a loro dire danneggiati dalla azione della Dottoressa, come mai le altre sigle non hanno stappato la bottiglia di spumante e hanno accolto la notizia come un fatto di normale routine?

Perché si sono agitati subito dopo la pubblicazione del nuovo bando sul piano giovani e garanzia giovani che prevede l’assegnazione delle competenze ai Centri per l’Impiego? In V Commissione legislativa dell’Ars la politica si è finalmente assunta l’impegno di trovare una soluzione per gli ex operatori degli sportelli multifunzionali, iniziano a dimenarsi come schegge impazzite chiedendo incontri a destra e a manca con esponenti politici, a che pro? Come mai la richiesta di un incontro urgente con gli assessori entro mercoledì? Cosa è cambiato per i lavoratori in negativo da farli reagire? Qual è la loro preoccupazione?

Avrebbero dovuto applaudire dell’impegno che si è assunto la politica. Sappiamo tutti che loro prediligono il sistema misto, per carità, previsto anche dalla legge nella libera concorrenza in materia di politiche attive del lavoro, ma non si comprende molto bene la motivazione per la quale ostacolano qualsiasi soluzione diversa che potrebbe prospettarsi per i lavoratori. Il decreto sull’accreditamento, tanto sbandierato in lungo e in largo dall’assessore che sembra soddisfarli, non garantisce gli ex operatori sportelli multifunzionali, ma poco importa, quello che conta è l’uso e se poi c’è l’abuso chi se ne frega? Tanto loro sono i paladini a difesa dei lavoratori, se qualcosa va storto diranno che la colpa è della politica.

Ricordatevi tutti che non è mai benedetto ciò che nasce dalle disgrazie altrui, e quest’operazione è nata sulla pelle di migliaia di lavoratori lasciati a patire la fame.

Noi non abbiamo incendiato cassonetti o bloccato strade per difendere i nostri diritti, non è nostro costume, usiamo la nostra arma più potente che è l’intelligenza dignitosa di chi ha vissuto sempre nell’onestà. Abbiamo cercato in tutti i modi il dialogo, ma non c’è più sordo di chi non vuol sentire o non può sentire.

Giulio Ambrosetti

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